partire di qui per indicare la svolta che ha avuto luogo con il postmoderno, una svolta che non si può collocare esattamente, come sempre accade quando una svolta si realizza, ma di cui si parla a cominciare al più tardi dagli anni Settanta nel mondo anglo-americano, dove il fenomeno si è manifestato più massicciamente, e nell’Occidente in generale.
Di che svolta si è trattato? Diciamo subito che il postmoderno è la cultura di una società di consumatori. Esso conisponde a una fase storica in cui non solo una cultura multimediale si è estesa a livello transnazionale e planetario, ma anche le merci sono diventate messaggi, appelli al consumatore. L’industria culturale, che Adorno aveva assai per tempo denunciata, è divenuta nell’età dell’elettronica e dell’informatica l’industria egemonica. L’immensa varietà delle merci si e articolata semioticamente E ama se ne può più parlare in termini di status-symbol. Il consumo infatti si è generalizzato e sempre più tende a generalizzarsi. E tutto lo spazio sociale che appare ingombro di oggetti-segno o, come si dice, di simulacri. Alla pluralità delle culture e ai tradizionali livelli culturali — agli stessi rapporti gerarchici tra culture dominanti e culture subalterne — si è sostituita una democrazia culturate fondata sullo scambio o, riprendendo in un altro senso un’espressione di Marx, una democrazia dell’antidemocrazia, che ha riplasmato e continuamente riplasmato l’immaginario collettivo.
Non è più il prezzo delle merci — di una raffinata audizione afferrabile solo dagli esperti
ad essere consumato ed a valere come status-symbol, come scriveva provocatoriarente Adorno. E il valore di scambio che si realizza come valore culturale. Nei grandi magazzini gli shopping malls americani si comprano merci estetizzate — merci-simulacro che producono senso comune, e pianificano la vita quotidiana, dando un forte senso dell’appartenenza all’oggi. E i media non hanno più bisogno di discriminare ideologicamente i messaggi, ma tutti li ammettono trasvalutandoli in ragione del grado dì ricezione. Nel mercato della comunicazione i messaggi più contrari e di più diversa origine sono spogliati della loro storia e allineati su un unico piano orizzontale. E il fenomeno della spazializzazione del tempo. In tutti circola lo stesso valore che l’uniformità della ricezione impone, illudendo sulla libertà e varietà delle scelte individuali, costruendo cioè la personalità del destinatario. Il mercato diventa un’autorità culturale. E c’è infatti una borsa-valori della cultura che la quantifica e ne segue la variazioni. Il postmoderno è la fase storica di un’esperienza destoricizzata di massa. E un suo prodotto è l’ideologia della fine della storia, in cui l’impreparazione davanti al futuro si traduce nella sicurezza, che non si può che dire magica, di poterlo comunque trattare e dominare.
E qui, per entrare più direttamente nell’argomento, possiamo toccare il tema del sublime postmoderno. Non si tratta di un sublime della purezza. Lc poetiche postmodeme sono poetiche della mescolanza, dell’eterogeneo, dell’impuro. Per questo aspetto Burger ha potuto vedere nel postmoderno un’avanguardia depotenziata, un depotenziamento sotto il segno dell’estetico dell’avanguardia, un'a
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sabato 31 dicembre 2011
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massa, destinata a presto soppiantare le tradizioni delle diverse culture, popolari e folcloriche. Ed anche l’arte entra nei processi dell’economia politica. Per un verso cambia il fondamento sociale dell’autonomia; cambia cioè la fenomenologia della soggettività. Si costituisce un altro soggetto. Per un altro verso le nuove tecnologie della comunicazione prendono ad interessare gli artisti più insoddisfatti deì vecchi linguaggi. Si apre così una fase dì sperimentazione con ogni tipo di materiale. Per dirla in termini di una vulgata marxiana, lo sviluppo dei mezzi produttivi diventa a un certo punto incompatibile con le vecchie forme di produzione e ricezione. I nuovi media puntando a una ricezione di massa, determinano un nuovo tipo di produzione, un nuovo tipo di messaggio. E questa la verità dei detto di McLuhan che il medium è il messaggio. Sono cose che del resto erano state dette da Benjamin negli anni Trenta. Il fenomeno tuttavia resta ancora incompreso se non si tiene conto delle enormi energie rivoluzionarie, anche indeterminate e di segno ambiguo o non facilmente riconoscibile, che il secolo ha espresso, soprattutto nella sua prima metà.
L’avanguardia nasce mentre sembra a portata di mano uno spostamento della posizione dell’ arte. Per l’arte sembra venuto il momento di fondarsi sulla tecnica: di abbattere lo steccato dell’estetica, e di farsi — o tornare a farsi — comunicazione sociale e di massa. In questa dìrezione lavora la Bauhaus. L’oggetto d’avanguardia doveva essere innanzitutto funzionale. La sua funzione artistica — per usare il linguaggio formalista — non doveva avere una funzione organizzativa delle altre funzioni, ma restare implicita. Essa insomma non doveva essere isolata, tematizzata e considerata autonomamente: doveva essere integrata nella comunicazione globale. Che è poi la condizione dell’arte, dovunque questa non si sia consolidata in istituzione.
Senonché l’istituzione — come l’ha chiamata Peter Bùrger — si è ripresi i territori conquistati dall’avanguardia. Il gesto di Duchamp che era solo un’ indicazione di significato, un’allegoria di significato, anche da parte dì un interprete apertissimo corme Argan, è stato trasformato in un gesto artistico, in un gesto estetico. Nei musei gli oggetti dell’avanguardia sono divenuti ciò che assolutamente non intendevano essere, anche laddove in nessun modo si prestano a una fruizione estetica. Li troviamo raccolti sotto la categoria “arte’. E a segnare un discrimine ha avuto una parte il gusto pop. Nello stesso rempo si è venuta insponendo un’estetica della ricezione. La quale non ha voluto solo sottolineare che ogni senso è il risultato di un rapporto, e quindi muta con il mutare delle culture e delle tradizioni. Che la temporalità sia costitutiva del senso, e non positivisticamente o idealisticamente un ostacolo da rimuovere per accedere ad esso, è invero un punto fondamentale delle teorie ermeneutiche. Ma l’estetica della ricezione, privilegiando l’utente rispetto al produttore, inverte il rapporto produzione-consumo, e pone il godimento al centro dell’esperienza estetica. Per cui la problematicità storica delle opere viene ad annullarsì e trasvalutarsi in un puro effetto edonistico. E lo si chiami pure le plaisir du texte. Ebbene si potrebbe
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dell’aggettivo “politico” all’aggettivo ‘estetico”. Spogliato di ogni qualità, ridotto a nudo significante, l’oggetto ha sì, e conserva, un significato, ma questo è politico, non estetico. Ed è Duchamp che allegoricamente glielo conferisce. Esteticamente è una non-opera di cui non si può fare un’opera. Che noi possiamo leggerlo cotne opera, è solo l’indice di un gusto che si è allontanato dall’intenzione dell’avanguardia.
Chiediamoci quindi che ne è oggi dell’avanguardia, e che cosa continua a significare per noi, dopo i tanti e così profondi cambiamenti che hanno avuto luogo. Con l’avanguardia è cambiata la nostra idea di arte. Non sapremo più concepirla auraticamente. La consideriamo cosa storica, affidata al tempo, e quindi anche deperibile. Rispetto al linguaggio che ne parla in termini di museo immagìnarìo, che è poi un residuo di grandi teorìzzazioni e idealizzazionì del passato, suona oggi più vero perfino il linguaggio burocratico che ne parla in termini di beni culturali. Le opere non nascano in uno spazio autonomo, ma uno spazio autonomo debbono aprirselo, strappandosi al contesto comunicativo. Quanto più esse hanno perseguito una poetica pura, e cioè operato una rottura con la lingua comune, tanto più sono state consapevoti della propria eternomia. Mallarmé ci ha lasciato i frammenti di una poetica, di un progetto di opera, e i frammenti non possono per princicio essere puri, esenti dalla macchia della contingenza (dell’eseronomia). E d’altra parte non dobbiamo dimenticare la poetica del realismo, che è poi quella più caratterizzante della modernità, se è vero che genere per eccellenza moderno è il romanzo. E la poetica del realismo, interessata al brutto, alla prosa, alla comunicazione, non sta accanto alla poetica della poesia pura. Essa esprime a sua volta l’esigenza — vorrei dire strutturale — dell’arte autonoma di superare se stessa. I due concetti dì autonomia e di eter000mia, ai quali Luciano Aoceschi ha dedicato un libro importante, non solo sorgono insieme, ma sono strettamente correlativi. Sarebbe infatti impensabile applicarli a un’opera classica. Essi sono affatto moderni. Nell’opera classica non c’è contraddizione tra arte e mondo, tra l’artista e la città. L’opera non patisce eteronomia. E non ha bisogno di affermarsi come autonoma. All’ Orlando furioso conisponde la città degli artisti e urbanisti rinascimentali. La stessa legge di equilibrio, misura, ordine informa il poema e la città. E non poteva sorgere una filosofia dell’arte, Altra cosa invece è il rapporto tra il poema moderno — di Baudelaire o di Eliot — con la metropoli capitalistica. Qui l’accordo è rotto. L’opera che si vuole autonoma incontra la sua eteronomia; e l’opera negatrice dell’autonomia non può non cadere sotto il suo concetto. Abbiamo Mallarmé e Zola. E tutte le poetiche moderne vivono di questa antinomia. Ora la scommessa dell’avanguardia è stata quella di abolirla, restituendo l’arte alla comunicazione, e aprendo una possibilità che — vedremo — il postmoderno, lavorando secondo un’altra prospettiva, farà propria.
Con l’avanguardia entriamo già nell’epoca di quella che Adorno avrebbe chiamato “industria cutturale”. E già iniziata la produzione della cultura di
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Chiediamoci quindi che ne è oggi dell’avanguardia, e che cosa continua a significare per noi, dopo i tanti e così profondi cambiamenti che hanno avuto luogo. Con l’avanguardia è cambiata la nostra idea di arte. Non sapremo più concepirla auraticamente. La consideriamo cosa storica, affidata al tempo, e quindi anche deperibile. Rispetto al linguaggio che ne parla in termini di museo immagìnarìo, che è poi un residuo di grandi teorìzzazioni e idealizzazionì del passato, suona oggi più vero perfino il linguaggio burocratico che ne parla in termini di beni culturali. Le opere non nascano in uno spazio autonomo, ma uno spazio autonomo debbono aprirselo, strappandosi al contesto comunicativo. Quanto più esse hanno perseguito una poetica pura, e cioè operato una rottura con la lingua comune, tanto più sono state consapevoti della propria eternomia. Mallarmé ci ha lasciato i frammenti di una poetica, di un progetto di opera, e i frammenti non possono per princicio essere puri, esenti dalla macchia della contingenza (dell’eseronomia). E d’altra parte non dobbiamo dimenticare la poetica del realismo, che è poi quella più caratterizzante della modernità, se è vero che genere per eccellenza moderno è il romanzo. E la poetica del realismo, interessata al brutto, alla prosa, alla comunicazione, non sta accanto alla poetica della poesia pura. Essa esprime a sua volta l’esigenza — vorrei dire strutturale — dell’arte autonoma di superare se stessa. I due concetti dì autonomia e di eter000mia, ai quali Luciano Aoceschi ha dedicato un libro importante, non solo sorgono insieme, ma sono strettamente correlativi. Sarebbe infatti impensabile applicarli a un’opera classica. Essi sono affatto moderni. Nell’opera classica non c’è contraddizione tra arte e mondo, tra l’artista e la città. L’opera non patisce eteronomia. E non ha bisogno di affermarsi come autonoma. All’ Orlando furioso conisponde la città degli artisti e urbanisti rinascimentali. La stessa legge di equilibrio, misura, ordine informa il poema e la città. E non poteva sorgere una filosofia dell’arte, Altra cosa invece è il rapporto tra il poema moderno — di Baudelaire o di Eliot — con la metropoli capitalistica. Qui l’accordo è rotto. L’opera che si vuole autonoma incontra la sua eteronomia; e l’opera negatrice dell’autonomia non può non cadere sotto il suo concetto. Abbiamo Mallarmé e Zola. E tutte le poetiche moderne vivono di questa antinomia. Ora la scommessa dell’avanguardia è stata quella di abolirla, restituendo l’arte alla comunicazione, e aprendo una possibilità che — vedremo — il postmoderno, lavorando secondo un’altra prospettiva, farà propria.
Con l’avanguardia entriamo già nell’epoca di quella che Adorno avrebbe chiamato “industria cutturale”. E già iniziata la produzione della cultura di
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produzione artistica con le altre forme della cultura, e nello stesso tempo difendendola dal gusto dominante. Ed è qui il loro valore storico, al pari delle poetiche, e non solo idealistico e ideologico. Al contrario l’avanguardia è teatrale, speltacolare, performativa, in azione. Agisce attivamente, e non solo richiede una risposta — di indìgnazione o di partecipazione — ma la forza.
Naturalmente la distinzione — o l’opposizione — si afferma in linea di principio. Nel fatto modernismo e avanguardia si incontrano e contaminano. Ma si potrebbe dire schematicamente che il modernismo lavora sul significante. Esso si concentra sul momento della produzione o della ricerca formale. E mette fuori gioco il significato. Paul Klee scriveva che lavorando cercava rapporti tra i materiali usati, e solo quando in questo lavoro puramente formale si costituiva un’immagine non prevista, sorgeva il problema se accoglierla o no. L’immagine - o il signifidato era un di più di un'offerta del caso o dell'inconscio da prendere o meno in considerazione. Al contrario l’avanguardia rovescia le aspettative del gusto, insolentisce il pubblico, e si concentra sul momento della ricezione. Comprendiamo così i suoi procedimenri: come ridurre tutto Shakespeare a un atto unico, eseguire Beethoven alla rovescia, apporre una firma d’artista a un orinale, e via dicendo. Essa si realizza nei modi di un evento, di un’azione assolutamente sincronica, che coincide con il presente del suo accadere. Si compie come esperienza, ed esprime un significato politico. Dobbiamo quindi prendere alla lettera il programma dell’avanguardia di demolire l’arte e la sua tradizione.
Come lo legge Argan? Gìustamente egli osserva che Duchamp strappa l’oggetto dal suo contesto pratico e — citiamo —“lo disambienta, lo svia, lo porta su un binario morto”: lo espone in una galleria d’arte. Con l’imposizione della firma non la propria, una qualunque: Mutt — Duchamp conferirebbe esistenza estetica all’oggetto: “Stralciandolo da un contesto in cui tutto essendo utilitario nulla può essere estetico, lo situa in una dimensione in cui nulla essendo utilitario tutto può essere estetico”. Conclude Argan che per i dadaisti l’ambiente non ha in sé alcuna qualità estetica, ma ciascuno può interpretare ed esperìre esteticamente le cose che lo compongono sviandolo dalla finalità utilitaria che dà loro una società utilitaria”. Ma l’orinatoio —o la “merda d’artista” di Piero Manzoni che lo cita — è solo l’oggetto che è, non ha nulla di estetico e tanto meno di artistico, anche conservato in un museo. E d’ altra parte è ancora Argan a scrivere con grande acutezza: ‘Ciò che determina il valore estetico, dunque, non è più un procedimento tecnico, un lavoro, ma un puro atto mentale, una diversa attitudine verso la realtà”. Dove tutto è condivisibile ma con una sostituzione: quella
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Naturalmente la distinzione — o l’opposizione — si afferma in linea di principio. Nel fatto modernismo e avanguardia si incontrano e contaminano. Ma si potrebbe dire schematicamente che il modernismo lavora sul significante. Esso si concentra sul momento della produzione o della ricerca formale. E mette fuori gioco il significato. Paul Klee scriveva che lavorando cercava rapporti tra i materiali usati, e solo quando in questo lavoro puramente formale si costituiva un’immagine non prevista, sorgeva il problema se accoglierla o no. L’immagine - o il signifidato era un di più di un'offerta del caso o dell'inconscio da prendere o meno in considerazione. Al contrario l’avanguardia rovescia le aspettative del gusto, insolentisce il pubblico, e si concentra sul momento della ricezione. Comprendiamo così i suoi procedimenri: come ridurre tutto Shakespeare a un atto unico, eseguire Beethoven alla rovescia, apporre una firma d’artista a un orinale, e via dicendo. Essa si realizza nei modi di un evento, di un’azione assolutamente sincronica, che coincide con il presente del suo accadere. Si compie come esperienza, ed esprime un significato politico. Dobbiamo quindi prendere alla lettera il programma dell’avanguardia di demolire l’arte e la sua tradizione.
O dobbiamo prenderlo metaforicamente e non metaforicamente insieme. Non si tratta della proposta di nuove poetiche, di nuovi modi di fare arte. Sìamo noi che ne abbiamo fatto una nuova arte, o una nuova poetica, e l’abbiamo racchiusa nel recinto delle esperienze estetiche, Il che può riuscire anche troppo bene, ma non senza compiere un salto mortale. E un salto mortale compie per esempio un critico dell’intelligenza di Argan quando si trova davanti al ready-mode dadaista.
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Mary
June 5, 2010Mary- seguimi!
- June 22, 2010
- "No body? Nobody." Hai detto, 'seguimi', e quando parli ispirata si sente che c'è verità in quel che dici, per questo sono ritornato.
Qualche giono fa ho scoperto che nobody per gli anglofoni è "nessuno", vero?
No body, senza corpo, nessuno. Una cosa possiamo dirci, oggi come allora: che seppur in questo modo intenso e mentale noi abbiamo il corpo come unica bussola. E a me manca in questo luogo.
- September 4, 2011
- il tuo sense of humor con il pathos del melodramma italiano: leggerezza del vero! - ma è un vero colpo basso eh
Caro mio ben,
credimi almen,
senza di te
languisce il cor,
caro mio ben,
senza di te
languisce il cor.
Il tuo fedel
sospira ognor.
Cessa, crudel,
tanto rigor!
Cessa, crudel,
tanto rigor,
tanto rigor!
Caro mio ben
credimi almen,
senza di te
languisce il cor,
caro mio ben
credimi almen,
senza di te
languisce il cor.
- September 4, 2011 Mary
- un abbraccio forte!
L'autore come consumatore 90
paradigma scientifico, o del sistema feudale con il sistema capitalistico? E cioè all’apertura della modernità? Sembra proprio di no. Il paradigma scientifico resta il paradigma centrale della nostra cultura. E il mercato si è solo più compiutamente realizzato. Ma lasciando un ordine di argomentazioni così generale, e così impegnativo, vediamo quali trasformazioni si sono avute in fatti recenti di arte. E prendiamo come esempio la Pop Art. Se ne possono probabilmente dare due letture. Secondo una prima lettura con la Pop Art — siamo negli anni Sessanta— il mondo veniva identificato con le merci, e smascherato. Secondo un’altra lettura, la merce veniva glorificata, e diveniva l’unico oggetto estenco. Nel primo caso avremmo una brutale antifrasi: l’ostentazione delle merci suonerebbe come un grandioso sarcasmo sulla possibilità di un dominio estetico dove
domina il mercato. E saremmo nella linea delle avanguardie storiche, in particolare dei dadaisti. Nel secondo caso avremmo invece una apologia, magari cinica e dissacrante, della merce, E i confini del dominio estetico sarebbero i confini del mondo. Non ci sarebbe più l’estetico e l’antiestetico, ma il primo occuperebbe tutto il campo. E venerre meno la tradizionale separazione di arte e non arte (di bello e di brutto). Ora sarebbe questa un’interpretazione postmoderna. E potrebbe darsi che ncll’ arte pop ci sia un’ ambiguità tra parodia e apologia della mercc, tra avanguardia e postmoderno. Ma che cosa diciamo avanguardia?
Portando un poco indietro il discorso, fermiamoci un momento sulla distinzione tra moderno — moderno avanzato — e avanguardia. La linea del moderno è interessata al trattamento dei materiali linguistici. L’avanguardia è interessata alta comunicazione. Se la comunicazione è l’a priori dell’ opera — si scrive sempre per un destinatario—lo scrittore moderno — o chiamamolo modemista sospende o lascia vuoto il posto della destinazione. Programma l’indecifrabilità del libro. Offre ìl lìbro, lo espone nello spazio comunìcatìvo, ma dal lato
della sua inaccessibilità, Porge e sottrae il libro alla lettura. E uno scrittore ironico- Si tratta di una linea che chiamiamo con Adorno ascetica. E Adorno — si ricorderà — che voleva una vita sensuale, e un’arte ascetica. L’orientamento dell’avanguardia è invece verso il destinatario, I dadaisti trasgredivano la soglia produzione-consumo. Puntavano sull’effetto di choc. Offrivano oggetti qualunque, ready-made, a un pubblico che si aspettava oggetti-feticcio, oggetti estetici, e sbeffeggiavano la religione dell’arte. Nello spazio estetico, deputanto al culto dello spirito, della libertà, del disinteresse creativo, compivano gesti profanatori. E programmavano la loro azione sul pubblico. Di cui la sorpresa doveva essere un elemento essenziale, Queste due diverse strategie hanno un punto fondamentale di convergenza che consiste nel rifiuto della utilizzazione sociale dell’arte, del luogo che la società assegna all’arte. Per questo sono entrambe sperimentali e misologiche. Ma solo l’avanguardia convoca e provoca il pubblico. L’arte modemista getta uno sguardo altro, critico, sconcertante sul mondo dei contemporanei. Rivendica uno spazio di non conformità, o di autonomia. Quell’autonomia a cui le estetiche davano un fondamento speculativo, mediando la
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domina il mercato. E saremmo nella linea delle avanguardie storiche, in particolare dei dadaisti. Nel secondo caso avremmo invece una apologia, magari cinica e dissacrante, della merce, E i confini del dominio estetico sarebbero i confini del mondo. Non ci sarebbe più l’estetico e l’antiestetico, ma il primo occuperebbe tutto il campo. E venerre meno la tradizionale separazione di arte e non arte (di bello e di brutto). Ora sarebbe questa un’interpretazione postmoderna. E potrebbe darsi che ncll’ arte pop ci sia un’ ambiguità tra parodia e apologia della mercc, tra avanguardia e postmoderno. Ma che cosa diciamo avanguardia?
Portando un poco indietro il discorso, fermiamoci un momento sulla distinzione tra moderno — moderno avanzato — e avanguardia. La linea del moderno è interessata al trattamento dei materiali linguistici. L’avanguardia è interessata alta comunicazione. Se la comunicazione è l’a priori dell’ opera — si scrive sempre per un destinatario—lo scrittore moderno — o chiamamolo modemista sospende o lascia vuoto il posto della destinazione. Programma l’indecifrabilità del libro. Offre ìl lìbro, lo espone nello spazio comunìcatìvo, ma dal lato
della sua inaccessibilità, Porge e sottrae il libro alla lettura. E uno scrittore ironico- Si tratta di una linea che chiamiamo con Adorno ascetica. E Adorno — si ricorderà — che voleva una vita sensuale, e un’arte ascetica. L’orientamento dell’avanguardia è invece verso il destinatario, I dadaisti trasgredivano la soglia produzione-consumo. Puntavano sull’effetto di choc. Offrivano oggetti qualunque, ready-made, a un pubblico che si aspettava oggetti-feticcio, oggetti estetici, e sbeffeggiavano la religione dell’arte. Nello spazio estetico, deputanto al culto dello spirito, della libertà, del disinteresse creativo, compivano gesti profanatori. E programmavano la loro azione sul pubblico. Di cui la sorpresa doveva essere un elemento essenziale, Queste due diverse strategie hanno un punto fondamentale di convergenza che consiste nel rifiuto della utilizzazione sociale dell’arte, del luogo che la società assegna all’arte. Per questo sono entrambe sperimentali e misologiche. Ma solo l’avanguardia convoca e provoca il pubblico. L’arte modemista getta uno sguardo altro, critico, sconcertante sul mondo dei contemporanei. Rivendica uno spazio di non conformità, o di autonomia. Quell’autonomia a cui le estetiche davano un fondamento speculativo, mediando la
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L'autore come consumatore 89
Guido Guglielmi
L'autore come consumatore
Nel mondo come villaggio globale c’è un rapporto inverso tra estensione planetaria delle reti comunicative e ambiti di interesse. La comunicazione è globale; l’orizzonte quello del villaggio. Che ci sia un interesse generale è più un’assicurazione a priori che un problema. La formula corrente è: anything goes: tutto funziona lasciandolo andare per il suo verso. E si parla di “postmodemo". Una parola che è ormai entrata nel vocabolano e di cui difficilmente st potrebbe fare a meno. Il postmoderno si presenta, stando alla lettera, come ciò che viene dopo il moderno e l’avanguardia. Esso tuttavia non vuole essere un nuovo orientamento nel campo del gusto, un’altra fase della nostra storia. Vuole essere la denominazione di un’epoca, segnare un nuovo inizio. E si dice poststorico. Dove per post-storico si deve intendere: dopo la fine della modernità. Se infatti la storia è un fenomeno per un certo aspetto tutto moderno, anzi il fenomeno della modernità, come epoca che lavora in funzione di un futuro da realizzare — il futuro tradizionalmente della prosperità e della emancipazione —, allora il postmodemo è la fine del progetto e quindi della storia. Ed esso può pensarsi in dimensione sincronica, non più storico-diacronica. In questa auto- rappresentazione però i riferimenti d’obbligo sono a filosofi come Nietzsche e Heidegger che appartengono al moderno, come pienamente vi appartengono i loro mediatori francesi, soprattutto nella cultura angloamericana, Foucault, Denida; e anche Lacan. Nietzsche —- non occorre ricordarlo - ha interessato - tutto il Novecento; e una poderosa summa dell’espressionismo è stato in fondo Essere e tempo di Heidegger.
Non s’intende qui mettere in dubbio le grosse, grossissime novità che sono venute maturando in questa fine di secolo sul piano storico-mondiale. Le ha siasai bene ttencate Remo Ceserani nel suo recentissimo libro: Raccontare il postmoderno. È un libro ricco, che conviene sempre tener presente. Ma si tratta di vedere se sia giusto parlare di nuova episteme — nei termini di Foucault —o di cambiamento di paradigma culturale, di svolta d’epoca. E una svolta del tipo di quella che portò alla progressiva sostituzione del paradigma umanistico col
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L'autore come consumatore
Nel mondo come villaggio globale c’è un rapporto inverso tra estensione planetaria delle reti comunicative e ambiti di interesse. La comunicazione è globale; l’orizzonte quello del villaggio. Che ci sia un interesse generale è più un’assicurazione a priori che un problema. La formula corrente è: anything goes: tutto funziona lasciandolo andare per il suo verso. E si parla di “postmodemo". Una parola che è ormai entrata nel vocabolano e di cui difficilmente st potrebbe fare a meno. Il postmoderno si presenta, stando alla lettera, come ciò che viene dopo il moderno e l’avanguardia. Esso tuttavia non vuole essere un nuovo orientamento nel campo del gusto, un’altra fase della nostra storia. Vuole essere la denominazione di un’epoca, segnare un nuovo inizio. E si dice poststorico. Dove per post-storico si deve intendere: dopo la fine della modernità. Se infatti la storia è un fenomeno per un certo aspetto tutto moderno, anzi il fenomeno della modernità, come epoca che lavora in funzione di un futuro da realizzare — il futuro tradizionalmente della prosperità e della emancipazione —, allora il postmodemo è la fine del progetto e quindi della storia. Ed esso può pensarsi in dimensione sincronica, non più storico-diacronica. In questa auto- rappresentazione però i riferimenti d’obbligo sono a filosofi come Nietzsche e Heidegger che appartengono al moderno, come pienamente vi appartengono i loro mediatori francesi, soprattutto nella cultura angloamericana, Foucault, Denida; e anche Lacan. Nietzsche —- non occorre ricordarlo - ha interessato - tutto il Novecento; e una poderosa summa dell’espressionismo è stato in fondo Essere e tempo di Heidegger.
Non s’intende qui mettere in dubbio le grosse, grossissime novità che sono venute maturando in questa fine di secolo sul piano storico-mondiale. Le ha siasai bene ttencate Remo Ceserani nel suo recentissimo libro: Raccontare il postmoderno. È un libro ricco, che conviene sempre tener presente. Ma si tratta di vedere se sia giusto parlare di nuova episteme — nei termini di Foucault —o di cambiamento di paradigma culturale, di svolta d’epoca. E una svolta del tipo di quella che portò alla progressiva sostituzione del paradigma umanistico col
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NEL 1991 VE LA STAVATE SPASSANDO
Nel 1991, solo la Florida, l’Italia e il Giappone avevano quella solida, permanente preponderanza di anziani che nel 2031 è la norma ovunque. Tale vasta transizione sociale ha cambiato tutto e creato ogni sorta di sconvolgimenti finanziari e politici, ma non è stata niente dì esaltante, perché non c’era molto da fare al riguardo. Nessuno ringiovanisce. Le innovazioni sbalorditive di ieri sono diventate i luoghi comuni di oggi, perdendo la loro patina retorica. La globalizzazione era emozionante nel 1991, ma nel 2031 è Solo un borbottio di fondo; una volta che il mondo si è appiattito, non resta alcun Parnaso global su cui sdilinquirsi. Nel 2031 una biennale d’arte globale è un evento ordinario, Come lo sono i lenti autobus a carburante biologico Che vi scarrozzano i visitatori. Se gli eventi sono le nuove riviste, li si sfoglia e mette da parte come riviste. Man mano the l’espressione locale si fa sempre più esotica e ardua, la tendenza s’inverte; collezionisti e curatori danno la caccia alle reliquie naifs di una cultura non ancora interconnessa. Avventure rovistando fra gli scatoloni i collezionisti diventano completiati e i curatori diventano elitari; il maiale addeatrato e il raro taitufo. Nel 2031 ci sono riviste ma non edicole, libri manon librerie, video ma non televiso ri. Esiste il denaro, ma nessuna valuta nazionale. Ci sono altre grosse sorprese come queste, ma non appena diventano rilevanti, sembrano inevitabili. Qualcuno si è stupito davvero quando hanno sganciato l’atomica sul Pakistan? Sinceramente, Il cinema è scomparso da un pezzo, perché non c’è più la celluloide. I generi sono estinti — cioè, non sono esattamente scomparsi, ma le convenzioni di genere vanno spiegate alla gente con pazienza, come i gesti stravaganti che caratterizzavano i film muti, Come il triste destino dellasuspense cinematografica nelmondo geolocalizzato, mappato cia Google, del 2031: nessun inseguimento inmacchina conduce più il fuggiasco alla salvezza. È una cosa che ha perso valore: è sciocca Grazie agli smartphone, nessun alibi regge,,. inoltre, se uno vuole sapere chi èl’assasaino, cerca inrete, no? Quale mentalità retrograda richiede certi enigmi bizzarri? Che cavolo, non hanno mai provato un gioco, questi qui? Trasformate la vostra realtà in un gioco: usate un’app, vincete il livello, alzate il punteggio, Sappiamo tutti come ai fa. La fantaacienza? Gli scienziati non sanno scriversi da soli le loro scemenze propagandistiche? Dopo tutto hanno unapresenza sul web come chiunque altro, no? Accedere alle forme morte, “classiche”, dell’aste e dell’intrattenimento — siamo seri: è come guardare ilghiaccio che si scioglie. È come aspettare di “comprare” delle “notizie”. Gli eventi davvero rilevanti si impongono alla vostra attenzione, La realti troverà il modo di arpionarvi, nonostante i vostri migliori sforzidi mettere unfiftcofra voi e il dolore,Alla realtà non importa un accidente dei vostri firewall. Le gallerie d’arte — stessa situazione, inteoria sono un’idea fantastica, ma non ai adattano allo spirito dei tempi. A che serve scarpinare per quei solenni tubi bianchi quando gli zeloti vi fanno il lavaggio del Cervello. In Inghilterra nominano cavalieri gli artisti di strada. Estetica relazionale? E chi non è relazionale? Cioè, abbiamo scelta? La parola ‘consumatot-e” è un insultobello ebuono, come dare dell’im becille nato a un hifolco, Il commercio, i loghì e il deaign esistono, ma i marchi sono più morti diun registratore a Otto tracce, È questo che nota- no subito quelli del 2031 quando vedono immagini di repertorio del 1991: tutto quello smalto soffocante di marchi morti. Come facevano a vivere così? Perché non si ribellavano? - Il tempo atmosferico è orribile; tutti ne hanno un sincero terrore. per cui è di pessimo gusto discuterne, Londra dopo il blitz e Berlino dopo i bombardamentierano agghiaccianti, e anche quelleneaanno le basiate. Mantenete la calme e andate avanti, Nel 2O3l quando le torcete di una nazione vengono ridotte a stuzzica- denti datempeste, siccità, incendi, inaonsmale solitecatastrofi, be’, intento non sono nazionali, e poi non sono più foreste. Di certo non è un evento naturale. È tutta una montatura, La zonaintorno e Chernobyl è ancora deserta, In ceree parti del Giappone, gli arbusti sopra i mucchi di macerie degli tsunami crescono fino a dieci metri. È facile dipingerlo come una cosa spaventosa, ma non spaventa nessuno, perché la gente ci è abituata. Non si spaventa msi per i fatti comuni della vita quotidiana, per quanto rischiosi essi siano; nel 2031, la gente sceglie di inquietsrsi per cose esotiche, appariscenti, come le malattie rare e i sensI killer psicopaeici. Detto questo, nessuno dama più sigarette, Be’, i poveri ogni tento fumano ancora, ma poco, e poii poveri nonsoflO nessuno. Non ci anno partitipolieìci. Sono stati completamente svuotseie abaragliati dai aocialnetwork. È successo molto infretta. Resistono i vecchi slogan e alcuni dei simboli. È difficile far sì che la gente se ne accorga: tutti sono convinti che sia sempre sesto così. La pornografia, essendo un genere, non esiste più. Certo, ci sono mega-tersbyte di atti sessuali registrati, ma siccome neasuno paga per vederli, non eaìste formalmente un problema sociale, Eaistela prostituzione. Esiste io spionaggio. Le due cose non sono mai state tanto vicine, perché nel 2031 gli scandali sessuali sono un’importante risorse politica. Il vecchio pomo commerciale è diventato il nuovo power’porno politico: chiunque riveste ruoli di potere è circondato da una nube dì micro-video pruriginosi, catturati e diffusi dai suoi nemici. Papi, regine, top model, miliardarì, gente di mondo, tutti insomma. È queste l’imponente crisi morale della civiltà. Viene costantemente deplorate in quanto scioccente, decadente, vergognose, è tutto un fioccare di “ma come ha potuto”. Nessuno fa gcanché per argioerls. Nel 2031 non c’è più niente di “cyber”, È una parola irrimedisbilmente datata, come “elettro-” o “propulsione a getto”, Non c’è nulla che orbiti nello spazio. Internet, quando qualcuno se ne ricorda, è chiemeta “il patrimonio di internet”. La maggior paite dei “contenuti” di “internet” sta svanendo come tanti poat di MySpace. Nessuno può permettersi di tener trecciadei dati obsoleti, di erchindarli o sslvenli, Nè c’è moleavoglia di provarci. Nuove realtà hanno spazzato via internet: più va- sec, più veloci, più facili da usare, più interessanti, Le periferie sono le nuove favelas, mentre i ricchi vivono stipati nei centri delle città, riatrutturati appositamente. L’srlcsdeleri chitettura sventra interi isolati, preservando i gusci storici di edifici che all’interno sono alveari come nemmeno a Hong Kong. Le auto si noleggiano in condivisione, t mobili sono portatili. La maggior parte degli oggetti hs un documento di identità, Aforzadiclic e ditap, le applicaaionirinspiazzano gli oggettimateriali, La posizione di ciascuno sulla superficie del pianetaè espressa in latitudine e longitudine, sempre più arbitrarie. Gli statua symbol del 1991 — auto sportive, frigoriferi giganti, piani cucina in granito — sono sgraziati come divani Chesterfleld, Questa ingannevole semplicità materiale comporta una lotta perenne con interfacce instabili — “design esperienziale”. Quando un sistema di trecciature va in pezzi, si butta tutto e si ricomincia de capo.I poveri sono soggetti ad atroci sopruai immateriali — odisgee di aggiornamenti e fuori-produzione. t ricchi si aggrappano ai lussi funerei di un’epoca svanita: bistecche di filetto, peaci di cattura, pitture a olio senza riproduzione digitale, marmi e bronzi... aristocratici, pesanti, ottusi, Con le progressiva estinzione dei beby boomeL c’è una quantitè di funerali mai viste, Il funerale pubblico di maboomer li nuovo rock’o’coll, Il rock è le colonna sonora del pianeta da ormai settent’anni: gtìiizzato, derivativo, un cumulo di frammenti melodici, stili e inamegini, da riadateere retrofuturtseicamente evanteggio della dignità necrotica, In un mondo di sole eredità digitali, il passato coperto dtragnatele è polverizzato e sottomesso, lasciato a fermentare pieno nell’hard disk. Nulla può essere “innoveeivo” e meno di convincersi che i cambiamenti possano fare una differenza. Senza ùna tiritere magica, it contesto aemaneìco che stabiliscele aspettative, un coniglio eatratto daun cilindro non stupisce nessuno: è solouna cesualitàbizzerra, Una vera società connesse non può progredire, perché si espande in modo recicolare; è tutte scale e serpentoni, razzi e voragini, fusioni e cortocircuiti. Nel 2031, un anno di decadenza hi-tech, leziosemente gotica, un reame di tirennia del mercato complessa, nevrotica, austro-ongsrice, eemperatadali’incompetenza,,. diciemoci laverità: una matura rassegnazione s’intoaaa alliunoce generale I dei nostri tempi. Le nostra arte è fatta di simbolismo, deneaallusività, fatalità, decoracioneposticcia. Lenocara assenza di innovazione, la mancanza di qualsiasi narrazione progreasista, non ci turba né ci imbarazza, li rollage denivetivo, lo shareware, il mash-dp, - l’appropriezione, li détouroement, le infrastrutture pogt-disciplinarì delle cultura interronnessa; questa fevele dell’intelletto non dev’esaere più invesrita diun valore. È solo un modo come un altro per ottenere dei risultati; quello che crolla più in fretta, Tutto questo non è una finzione, perché ci tocca viverla. Ma potete sempre guardare fuori delle finealra annerita dallo smog e socchiudere gli occhi, come in un esagramme dell’I Ching, e chissà.,, forse il lontano 2031 assomiglia proprio al 2011, o addirittura al 1991, entrambi queati anni potranno estere colorati di rosee, benevola nostalgia, ma solo ae paragonati a ciò che si dirà di noi nel 2051. Nel 3051 tutti noi saremo ormai identici come gemelli; solo uno spsttcoscopio sarà ingrado di distìngnerci. Faremo parte diun’affollete epoca storica rinominata solo a posteriori’” Prime e dopo la fantascienza”, forse, oppure aleinizio dell’Antropocene”. Vorrei tanto che quei magazzini se ne andassero dal
lunedì 26 dicembre 2011
UNA GUIDA DI MENO
Dunque, si cominciava con I Massacra Show facendo televisione in mezzo alla gente, facendo televisione della gente stessa. Continuava la Loose Tv trasmettendone i caratteri mitici dei personaggi in mezzo al tormentone consumistico della televisione commerciale. Si parlava di questo Nuovo Mondo e dei suoi nuovi media, per cominciare a familiarizzarsi con i linguaggi che il piccolo territorio situato tra il mare tirreno e la sila dovrà affrontare come tutti nell'immediato futuro. Darsi da fare per cogliere le opportunità che la seconda rivoluzione gutemberghiana porterà in locale piuttosto che rimanere invischiati in inutili tentativi di risolvere gli irrisolvibili problemi causa del mancato sviluppo. Questo il messaggio provocatorio della Loose Tv.
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Editor. "certo, e' vero, ma sono in programma: questa e' una strategia ponte per i primi due/tre anni.La sostanza poi non cambiera - del niente turistico, dico - ma non ci sara' bisogno di prenderla proprio alla lettera come si deve fare ora: di necessita' virtù, insomma."Francesco. - ma la cosa puo' funzionare in termini assolutamente speculari. Se tu offri come identità il niente - Marcello te lo puo' dire - offri un prodotto. C'è una strategia linguistico-verbale di mercato in cui si offre come prodotto il niente. Veniamo al punto: è possibile dis-identificarsi, è possibile dis-identificare un luogo? Questa è la posta in gioco. Sulla base di ciò che l'editor prefigura, ho qualche perplessità (..)Supponiamo di entrare in un orizzonte di mercato che voi mettete tra virgolette e in questo caso vi raffrontate con mezzi a livello linguistico - perchè si parlava di pubblicità, perciò di un orizzonte pubblicitario che l'editor accoglie. Questo punto deve entrarci; e deve farlo volendo dis-identificare un luogo affinché non si entri nell'orizzonte del Supermarket, appunto.Editor. - certo, affinche' non si crei questo equivoco.Francesco. - allora, qual e' il problema? Premesso che l'editor ci entra in termini di richiesta di messaggio promozionale e pubblicitario, e in termini di mercato (ha scelto lui di identificarsi come il niente) ora, se accetta il niente come sostanza, in questo caso confeziona un prodotto per cui verrebbe a trovarsi nella stessa posizione di coloro che pubblicizzano le Cinque Terre o la Val d'Aosta mediante il marchio che rinvia immediatamente a valli e vette. Quale sarebbe il problema: il problema credo che sia di fare in modo che il niente abbia una dimensione autoreferenziale.Giorgio. -"non vorrei che fosse una discussione da niente ...eh eh"Francesco Garritano - paradossalmente sto dicendo che il niente implica una strategia metaforica infinita che potrebbe corrispondere proprio nel porsi come prodotto nell'orizzonte per eccellenzadella standardizzazione del prodotto, cioe' : venite da noi.Marcello Walter. Ma questo e' secondo me il senso recondito di cio' che aveva detto l'editor, cioe' : venite qui dove non c'e' nienteEditor - no, venite qui, siete voi che riempite questo luogo.Marcello Walter. Il senso del prodotto è: venite qui dove non c'è niente, cioé dove non c'è traffico, dove non c'è smog, dove non c'è la cartellonistica pubblicitaria, dove non c'è l'ossessione ...dove non c'è tutto quello che fa la pesantezza della modernità, la postmodernità ecc.. Ecco, questo è di fatto un prodotto, dico io.Editor - Il documento che supporta le nostre guide e' UNA GUIDA DI MENO e ha come epigrafi Turisti, bruciate le guide di Beppe Servegnini (Italiani con la valigia, Rizzoli) e Turista per caso film di Kasdan che narra l'epica di chi scrive manuali per de-viaggiatori. B.Servegnini: “Una scrittrice inglese d'inizio secolo, Lady Florence Bell, rendendosi conto di come i turisti nutrissero un desiderio famelico di collezionare luoghi d'interesse, creò questo passatempo, e lo inserì nel suo . Il Gioco si chiama.Marcello Walter. - Va bene. Esiste una strategia del marketing che si chiama de-marketing - e' sui libri di marketing. De-marketing e' una operazione precisa che anziche' invogliare a comprare il prodotto, fa di tutto per non farlo comprare. Perche' ci sono dei momenti per un'impresa in cui c'e' bisogno di fare questo. De-marketing e' ovviamente tutto quello che il Comune di Venezia puo' fare per non far arrivare troppi turisti perche' se arrivano troppi turisti la citta' collassa.Igino Shraffl - Si, ma questo dipende dalla grande fragilita' di un territorio. Ora, si puo' anche limitare l'afflusso selezionando in partenza i potenziali segmenti del mercato. Se per esempio si caratterizza il prodotto territorio per alcune caratteristiche che interessano la minima parte del pubblico, ci si e' gia' salvati dall'invasione. Qui, siccome ci sono pochi posti letto, pochi ristoranti, pochi prodotti da offrire - e prodotti turtistici significa anche le attivita' che si possono fare ...
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Il convideo è il contesto: iniziato proprio dalla condivisione dello schermo luminoso dei monitor con la televisione, include ecografie e radiografie, bancomat, vigilant camera, nel movie ed ètelevisione sciolta in un server degli hacker e degli ingegneri, per cominciare, e messa in palinsesto1.Il Convideo era l'annuncio della convergenza dai vari supporti sui monitor, quali periferiche d'interfaccia comuni alle elaborazioni più distanti, unificati dal dominio spettacolare della televisione. Nella scena ove i confini del pubblico e del privato si confondono irreversibilmente, ci si aggiusta in massa nella rete delle conoscenze che spingono la comunicazione a distanza, su supporti analogici e digitali o sui cavi. Si cominciano a stipare gelosamente nelle memorie familiari le registrazioni delle ecografie dei feti come attinti direttamente all'esplorazione del mistero della nascita, accanto agli ormai mitici video di nozze appena archiviate e alle registrazione delle vigilant camera nella corsa chiusa dei ciclonicortocircuitati sui possedimenti più vari di aziende, uffici, stazioni, a guardia di cancelli automatici o a spiare sull'angolo degli edifici. La consueta affacciata alle finestre dei bancomat sulle strade cittadine, le biglietterie automatiche alle stazioni, i display dei grandi blockbusters dell'homevideo compulsati per il cinema in casa, i distributori automatici di carburante o delle sigarette, sono emergenze ambientali consolidate e accettate per consuetudine metropolitana.
Mobili nei walkman o imprigionate ancora nei totem informativi le guide interattive si esercitano per l'ingresso in rete, ed ecco Margi: “Ci muoviamo subito tenendo due pedali: verso l'identità più irripetibile fin dentro i fonemi, le caratteristiche somatiche, i nomi dei luoghi, i tagli del paesaggio incisi nella nostra terra e verso la possibilità che l'abitare una terra così intimamente sentita. Ci è dato di pensare tutto il mondo nelle sue diversità senza timori, in modo aperto, affrontandone la mutevolezza la precarietà e la sfida del nuovo che esso induce nel mondo con la naiveté degli artisti. Almeno questo - che Barthes interroga: Vorrei che qualcuno mi insegnasse che scrivere non significa tradire la propria sincerità - come se veramente qualcuno oggi possa pensare seriamente di poter dare un nome ad un luogo come i pubblicitari in questa finzione/funzione pesante che si sono dati nei linguaggi della persuasione, (..) ”, 2 .Si è impegnati a fondo nel corpo sociale sulle relazioni tra le persone e i luoghi, contando sull'energia visionaria dei media, lavorando nella sperimentazione ormai a ridosso della rete telematica in un ambiente che noi stessi avevamo fortemente designato fino ad allora come televisivo: dovevamo usare questo, il mondo della televisione ricreato ovunque fosse possibile, per quella, la prosopopea telematica. Ecco le nostre Istruzioni per Loosetv, suggestioni e pertinenze evidenti anche a distanza di tempo:
Mobili nei walkman o imprigionate ancora nei totem informativi le guide interattive si esercitano per l'ingresso in rete, ed ecco Margi: “Ci muoviamo subito tenendo due pedali: verso l'identità più irripetibile fin dentro i fonemi, le caratteristiche somatiche, i nomi dei luoghi, i tagli del paesaggio incisi nella nostra terra e verso la possibilità che l'abitare una terra così intimamente sentita. Ci è dato di pensare tutto il mondo nelle sue diversità senza timori, in modo aperto, affrontandone la mutevolezza la precarietà e la sfida del nuovo che esso induce nel mondo con la naiveté degli artisti. Almeno questo - che Barthes interroga: Vorrei che qualcuno mi insegnasse che scrivere non significa tradire la propria sincerità - come se veramente qualcuno oggi possa pensare seriamente di poter dare un nome ad un luogo come i pubblicitari in questa finzione/funzione pesante che si sono dati nei linguaggi della persuasione, (..) ”, 2 .Si è impegnati a fondo nel corpo sociale sulle relazioni tra le persone e i luoghi, contando sull'energia visionaria dei media, lavorando nella sperimentazione ormai a ridosso della rete telematica in un ambiente che noi stessi avevamo fortemente designato fino ad allora come televisivo: dovevamo usare questo, il mondo della televisione ricreato ovunque fosse possibile, per quella, la prosopopea telematica. Ecco le nostre Istruzioni per Loosetv, suggestioni e pertinenze evidenti anche a distanza di tempo:
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“La tv presenta internet in veste virtuale, veloce e tridimensionale, fascinosa e cangiante, piena di mistero. Internet che e', d'altro canto, ragazzo virtuosa e ben ordinato, riflessivo e metodica: uggiosa, diremmo; con quel brio da colonnello in pensione, ingegnere del genio, che si ritrova nel codice genetico e che anni di frequentazione universitaria per nulla hanno cangiato.Si pensi com'e' ironico, nei ritmi dell'universo internettiano, scandito da costosi lunghi caricamenti e molto spesso da attese interminate di foto e suoni, l'irrompere della simulazione televisiva che spiccia con pochi tratti gli anni che ci dividono dall'avvento delle reti di comunicazione mature. Piu' vera e interessante e' invece internet nella Loosetv.
Innanzitutto perche' in questi anni di trapasso il percorso evolutivo non sara' lineare, scandito da velocita' di trasmissione o da potenze di elaborazione portentose: il controllo di alcune tecnologie non garantisce assolutamente il governo generale del processo che esse nel loro complesso determineranno1. E loosetv assume subito quest'incertezza, senza rinunciare per questo a esercitare i suoi linguaggi, senza cercare uno che li contenga tutti: fuori di metafora, si direbbe.. Ma loosetv non va mai fuori di metafora per parlar chiaro, e rincara la dose con figure di montaggio episodiche e casuali per contenere l'incontenibile pulsione mediale. Tv sciolta, loosetv per cominciare, poi l'avventura della rete nel grande circo della tv globale.”
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1 [record 8b] Convideo, laboratori sulla comunicazione digitale [92/95]
2 Una guida guida di meno, 1993, guide del PotameBusento [record 8c] Margi Rivista multimediale interattiva edita da LaCameraBlue
3 Istruzioni per Loose, 1995 X-Url: http://www.alter.it/alterweb/LooseTV/istruzioni.html
lunedì 19 dicembre 2011
1991-4 sterling
http://comeunlibro.blogspot.com/2011/12/nel-1991-ve-la-stavate-spassando.html
Nessuno può permettersi di tener traccia dei dati obsoleti, di archiviarli o sslvenli, Nè c’è moleavoglia di provarci. Nuove realtà hanno spazzato via internet: più va- sec, più veloci, più facili da usare, più interessanti, Le periferie sono le nuove favelas, mentre i ricchi vivono stipati nei centri delle città, riatrutturati appositamente. L’architettura sventra interi isolati, preservando i gusci storici di edifici che all’interno sono alveari come nemmeno a Hong Kong. Le auto si noleggiano in condivisione,i mobili sono portatili. La maggior parte degli oggetti ha un documento di identità.
A forza di clic e di tap, le applicazioni rimpiazzano gli oggetti materiali. La posizione di ciascuno sulla superficie del pianeta è espressa in latitudine e longitudine, sempre più arbitrarie. Gli statua symbol del 1991 — auto sportive, frigoriferi giganti, piani cucina in granito — sono sgraziati come divani Chesterfleld. Questa ingannevole semplicità materiale comporta una lotta perenne con interfacce instabili — “design esperienziale”. Quando un sistema di tracciature va in pezzi, si butta tutto e si ricomincia dea capo.I poveri sono soggetti ad atroci sopruai immateriali — odisgee di aggiornamenti e fuori-produzione. t ricchi si aggrappano ai lussi funerei di un’epoca svanita: bistecche di filetto, peaci di cattura, pitture a olio senza riproduzione digitale, marmi e bronzi... aristocratici, pesanti, ottusi, Con le progressiva estinzione dei beby boomeL c’è una quantitè di funerali mai viste, Il funerale pubblico di maboomer li nuovo rock’o’coll, Il rock è le colonna sonora del pianeta da ormai settent’anni: gtìiizzato, derivativo, un cumulo di frammenti melodici, stili e inamegini, da riadateere retrofuturtseicamente evanteggio della dignità necrotica, In un mondo di sole eredità digitali, il passato coperto dtragnatele è polverizzato e sottomesso, lasciato a fermentare pieno nell’hard disk. Nulla può essere “innoveeivo” e meno di convincersi che i cambiamenti possano fare una differenza. Senza ùna tiritere magica, it contesto aemaneìco che stabiliscele aspettative, un coniglio eatratto daun cilindro non stupisce nessuno: è solouna cesualitàbizzerra, Una vera società connesse non può progredire, perché si espande in modo recicolare; è tutte scale e serpentoni, razzi e voragini, fusioni e cortocircuiti. Nel 2031, un anno di decadenza hi-tech, leziosemente gotica, un reame di tirennia del mercato complessa, nevrotica, austro-ongsrice, eemperatadali’incompetenza,,. diciemoci laverità: una matura rassegnazione s’intoaaa alliunoce generale I dei nostri tempi. Le nostra arte è fatta di simbolismo, deneaallusività, fatalità, decoracioneposticcia. Lenocara assenza di innovazione, la mancanza di qualsiasi narrazione progreasista, non ci turba né ci imbarazza, li rollage denivetivo, lo shareware, il mash-dp, - l’appropriezione, li détouroement, le infrastrutture pogt-disciplinarì delle cultura interronnessa; questa fevele dell’intelletto non dev’esaere più invesrita diun valore. È solo un modo come un altro per ottenere dei risultati; quello che crolla più in fretta, Tutto questo non è una finzione, perché ci tocca viverla. Ma potete sempre guardare fuori delle finealra annerita dallo smog e socchiudere gli occhi, come in un esagramme dell’I Ching, e chissà.,, forse il lontano 2031 assomiglia proprio al 2011, o addirittura al 1991, entrambi queati anni potranno estere colorati di rosee, benevola nostalgia, ma solo ae paragonati a ciò che si dirà di noi nel 2051. Nel 3051 tutti noi saremo ormai identici come gemelli; solo uno spsttcoscopio sarà ingrado di distìngnerci. Faremo parte diun’affollete epoca storica rinominata solo a posteriori’” Prime e dopo la fantascienza”, forse, oppure aleinizio dell’Antropocene”. Vorrei tanto che quei magazzini se ne andassero dal
1991-3 sterling
http://comeunlibro.blogspot.com/2011/12/nel-1991-ve-la-stavate-spassando.html
Il commercio, i loghì e il deaign esistono, ma i marchi sono più morti diun registratore a Otto tracce, È questo che nota- no subito quelli del 2031 quando vedono immagini di repertorio del 1991: tutto quello smalto soffocante di marchi morti. Come facevano a vivere così? Perché non si ribellavano? - Il tempo atmosferico è orribile; tutti ne hanno un sincero terrore. per cui è di pessimo gusto discuterne, Londra dopo il blitz e Berlino dopo i bombardamentierano agghiaccianti, e anche quelleneaanno le basiate. Mantenete la calme e andate avanti, Nel 2O3l quando le torcete di una nazione vengono ridotte a stuzzica- denti datempeste, siccità, incendi, inaonsmale solitecatastrofi, be’, intento non sono nazionali, e poi non sono più foreste. Di certo non è un evento naturale. È tutta una montatura, La zonaintorno e Chernobyl è ancora deserta, In ceree parti del Giappone, gli arbusti sopra i mucchi di macerie degli tsunami crescono fino a dieci metri. È facile dipingerlo come una cosa spaventosa, ma non spaventa nessuno, perché la gente ci è abituata. Non si spaventa msi per i fatti comuni della vita quotidiana, per quanto rischiosi essi siano; nel 2031, la gente sceglie di inquietsrsi per cose esotiche, appariscenti, come le malattie rare e i sensI killer psicopaeici. Detto questo, nessuno dama più sigarette, Be’, i poveri ogni tento fumano ancora, ma poco, e poii poveri nonsoflO nessuno. Non ci anno partitipolieìci. Sono stati completamente svuotseie abaragliati dai aocialnetwork. È successo molto infretta. Resistono i vecchi slogan e alcuni dei simboli. È difficile far sì che la gente se ne accorga: tutti sono convinti che sia sempre sesto così. La pornografia, essendo un genere, non esiste più. Certo, ci sono mega-tersbyte di atti sessuali registrati, ma siccome neasuno paga per vederli, non eaìste formalmente un problema sociale, Eaistela prostituzione. Esiste io spionaggio. Le due cose non sono mai state tanto vicine, perché nel 2031 gli scandali sessuali sono un’importante risorse politica. Il vecchio pomo commerciale è diventato il nuovo power’porno politico: chiunque riveste ruoli di potere è circondato da una nube dì micro-video pruriginosi, catturati e diffusi dai suoi nemici. Papi, regine, top model, miliardarì, gente di mondo, tutti insomma. È queste l’imponente crisi morale della civiltà. Viene costantemente deplorate in quanto scioccente, decadente, vergognose, è tutto un fioccare di “ma come ha potuto”. Nessuno fa gcanché per argioerls. Nel 2031 non c’è più niente di “cyber”, È una parola irrimedisbilmente datata, come “elettro-” o “propulsione a getto”, Non c’è nulla che orbiti nello spazio. Internet, quando qualcuno se ne ricorda, è chiemeta “il patrimonio di internet”. La maggior paite dei “contenuti” di “internet” sta svanendo come tanti poat di MySpace. Nessuno può permettersi di tener trecciadei dati obsoleti, di erchindarli o sslvenli, Nè c’è moleavoglia di provarci. Nuove realtà hanno spazzato via internet: più va- sec, più veloci, più facili da usare, più interessanti,
1991-2 sterling
http://comeunlibro.blogspot.com/2011/12/nel-1991-ve-la-stavate-spassando.html
Di qui a vent’anni è il 2031. Non è l’Utopia o l’Oblio, non è fatto di sfavillanti orpelli olograficì; è solo un anno fra tanti, e la maggior parte dei suoi ingranaggi sono già sparpagliati qua e là. Come qualsiasi altro anno, offre novità, ma anche enormi assenze. Il 1991 aveva molti elementi di prosperità negati al 2031. Fotocamere analogiche. Quotidiani. Librerie. Riviste stampate fatte di sola, semplice carta. Nel 1991, solo la Florida, l’Italia e il Giappone avevano quella solida, permanente preponderanza di anziani che nel 2031 è la norma ovunque. Tale vasta transizione sociale ha cambiato tutto e creato ogni sorta di sconvolgimenti finanziari e politici, ma non è stata niente dì esaltante, perché non c’era molto da fare al riguardo. Nessuno ringiovanisce. Le innovazioni sbalorditive di ieri sono diventate i luoghi comuni di oggi, perdendo la loro patina retorica. La globalizzazione era emozionante nel 1991, ma nel 2031 è Solo un borbottio di fondo; una volta che il mondo si è appiattito, non resta alcun Parnaso global su cui sdilinquirsi.
Nel 2031 una biennale d’arte globale è un evento ordinario. Come lo sono i lenti autobus a carburante biologico che vi scarrozzano i visitatori. Se gli eventi sono le nuove riviste, li si sfoglia e mette da parte come riviste. Man mano che l’espressione locale si fa sempre più esotica e ardua, la tendenza s’inverte; collezionisti e curatori danno la caccia alle reliquie naive di una cultura non ancora interconnessa. Avventure rovistando fra gli scatoloni i collezionisti diventano completisti e i curatori diventano elitari; il maiale addeatrato e il raro taitufo. Nel 2031 ci sono riviste ma non edicole, libri ma non librerie, video ma non televisori. Esiste il denaro, ma nessuna valuta nazionale. Ci sono altre grosse sorprese come queste, ma non appena diventano rilevanti, sembrano inevitabili. Qualcuno si è stupito davvero quando hanno sganciato l’atomica sul Pakistan? Sinceramente. Il cinema è scomparso da un pezzo, perché non c’è più la celluloide. I generi sono estinti — cioè, non sono esattamente scomparsi, ma le convenzioni di genere vanno spiegate alla gente con pazienza, come i gesti stravaganti che caratterizzavano i film muti, come il triste destino della suspense cinematografica nel mondo geolocalizzato, mappato sia Google, del 2031: nessun inseguimento in macchina conduce più il fuggiasco alla salvezzasola, semplice carta. Reti televiaive nazionali. Giovani. Il 2031, al contrario, ha la popolazione comune del ventunesimo secolo: sterminata e vecchia. È una cosa che ha perso valore: è sciocca Grazie agli smartphone, nessun alibi regge,,. inoltre, se uno vuole sapere chi èl’assasaino, cerca inrete, no? Quale mentalità retrograda richiede certi enigmi bizzarri? Che cavolo, non hanno mai provato un gioco, questi qui? Trasformate la vostra realtà in un gioco: usate un’app, vincete il livello, alzate il punteggio, Sappiamo tutti come ai fa. La fantaacienza? Gli scienziati non sanno scriversi da soli le loro scemenze propagandistiche? Dopo tutto hanno unapresenza sul web come chiunque altro, no? Accedere alle forme morte, “classiche”, dell’aste e dell’intrattenimento — siamo seri: è come guardare ilghiaccio che si scioglie. È come aspettare di “comprare” delle “notizie”. Gli eventi davvero rilevanti si impongono alla vostra attenzione, La realti troverà il modo di arpionarvi, nonostante i vostri migliori sforzidi mettere unfiftcofra voi e il dolore,Alla realtà non importa un accidente dei vostri firewall. Le gallerie d’arte — stessa situazione, inteoria sono un’idea fantastica, ma non ai adattano allo spirito dei tempi. A che serve scarpinare per quei solenni tubi bianchi quando gli zeloti vi fanno il lavaggio del Cervello. In Inghilterra nominano cavalieri gli artisti di strada. Estetica relazionale? E chi non è relazionale? Cioè, abbiamo scelta? La parola ‘consumatot-e” è un insultobello ebuono, come dare dell’im becille nato a un hifolco, Il commercio, i loghì e il deaign esistono, ma i marchi sono più morti diun registratore a Otto tracce, È questo che nota- no subito quelli del 2031 quando vedono immagini di repertorio del 1991: tutto quello smalto soffocante di marchi morti. Come facevano a vivere così? Perché non si ribellavano? Il tempo atmosferico è orribile; tutti ne hanno un sincero terrore. per cui è di pessimo gusto discuterne, Londra dopo il blitz e Berlino dopo i bombardamenti erano agghiaccianti, e anche quelleneaanno le basiate.
1991-1 sterling
http://comeunlibro.blogspot.com/2011/12/nel-1991-ve-la-stavate-spassando.html
ANCHE SE NEL 1991 VE LA STAVATE SPASSANDO (non so voi, ma io sì), dovreste risolutamente negare a quell’anno qualsiasi nostalgia reverenziale. quell’anno dorato è finito per sempre, si, ma la sua eredità è tanto viva quanto instabile. Il 1991 è stato l’apice della rontrocultura cyber. È stato il trionfo del neoliberismo sul cadavere del comunismo. È stato l’inizio febbricitante, tubercolotico, della bolla dotcom. L’anno in cui ma mercato del petrolio selvaggio distrusse un nuovo ordine mondiale. Il 1991 è stato tutto queste cose insieme. Il passato trae il proprio significato da ciò che facciamo oggi, e il 1991 si può immaginare — proprio come il 2031. Il 1991 non è stato ancora sottoposto compiutamente al rigore spietato del revisioniamo storico - non è come il 1978, ridotto in poltiglia dalle mascelle di generazioni di azionisti ideologici. Ma l’unico dettino che la storia gli offra è quello dì essere reinterpretato, riformulato come predizione alla rovescia, in modo sempre più stravagante man mano che i suoi elementi costitutivi svaniscono, che i suoi testimoni oculari si diradano, che gli aspetti quotidiani del passato si fanno remoti, romantici, fantastici. Di qui a vent’anni è il 2031, Non è l’Utopia o l’Oblio, non è fatto di sfavillanti orpelli olograficì; è solo un anno fra tanti, e la maggior parte dei suoi ingranaggi sono già sparpagliati qua e là.al contrario, ha la popolazione comune del ventunesimo secolo: sterminata e vecchia.
giovedì 15 dicembre 2011
Honeycomb
Android 3.1 Honeycomb per Eee Pad Transformer
oltre a un’interfaccia grafica più veloce e fluida, si hanno nuovi widget Google, supporto a controller, tastiere e mouse USB, migliorie nella gestione del browser, la nuova app Movie Studio per il video editing, e altro. Anche la tastiera/dock verrà aggiornata, dopo un riavvio del sistema, alla versione 0209. A più tardi per il filmato completo.
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