si considerò come
seguace dell’altra tendenza politica fondamentale cinese il legismo,
paragonandosi a Qia Shi Huang, il primo imperatore che unificò la Cina nel 221 aC .
L’anticonfucianesimo si manifestò con estrema virulenza nella cosiddetta Grande rivoluzione culturole proletario promossa da Mao a partire dal 1966. Questi, per il
timore di trovarsi estromesso dat potere dalla coi’rente riformista interna al
Partito Comunista Cinese, trovò nel movimento studentesco delle Guardie Rosse
una spinta propulsiva di immane potenza. All’insegna del motto “distruggere
l’antico e incoraggiare il nuovo” (che è il contrario del principio confticiano
ON 1<0 CI SHIN, vale a dire “studiando l’antico, si conosce il nuovo”), la
Rivoluzione culturale si propose di “eliminare i quattro vecchiumi”: le vecchie
idee, la vecchia cultura, i vecchi costumi e le vecchie abitudini. La
conseguenza fu lo scatenarsi del cosiddetto “terrore rosso” (agosto- settembre
1966) beni delle famiglie di origine borghese, degli insegnanti e degli uomini
d’affari furono confiscati, le loro case saccheggiate, migliaia di luoghi
d’interesse storico distrutti, una gran parte delle biblioteche abbandonate,
sette milioni di libri scomparsi, i supposti “nemici della classe operaia”
sottoposti a vessazioni d’ogni genere. Gli intellettuali considerati come “la
nona categoria puzzolente” o “demoni dalla testa di bue e dal corpo di
serpenti” furono nel migliore dei casi obbligati a pulire le latrine. Centinaia
di migliaia di famiglie in tutta la Cina furono cacciate dalle loro case urbane
e mandate in campagna. Il tempio di Confucio, che
sorge sul luogo della sua casa natale a Qufu nella provincia dello Shandong, fu
parzialmente devastato da un gruppo di duecento studenti arrivati espressamente
da Pechino, i quali riuscirono a distruggere più di seimila oggetti considerati
di incalcolabile valore (tra cui 2700 libri e novecento pitture). Il risultato
fu il caos generale che raggiunse il suo culmine nell’anno seguente: a
Shanghai, dove decine di bande di guardie rosse si combatterono tra loro, si
giunse al collasso totale di ogni autorità. A questo punto lo stesso Mao ha
costretto a riportare l’ordine ricorrendo all’Esercito Popolare di Liberazione:
nel 1968 quattro milioni di studenti (in gran parte Guatdie Rosse) furono a
loro volta inviati in campagna per rieducarsi pet mezzo del lavoro dei campi
Ancora una volta “la rivoluzione è come Saturno, essa divora i suoi propri
figli”, come scrive Georg Biichner nel dramma La morte di Donton (1835).
Certamente per fortnna nulla di cosi tettibile è avvenuto in Italia dal
Sessantotto ad oggi. Tuttavia l’odio verso la cultura, gli intellettuali e il
sapete, che ha portato in Cina ad eventi così traumatici (e in modo molto più
radicale e demenziale ivt Cambogia sotto il governo degli Khmer Rossi tra 3975
e il 1979), è nato anche in Itaha negli stessi anni della Rivoluzione culturale
cinese e nel corso di un quaraatennio ha messo radici in modo soft, ma epidemicn, trovando nei governi di Berlusconi un
terreno molto fertile, fino a manifestarsi senza più ritegno nel corso degli
ultimi anni, In altre parole, in Italia non c’è stato bisogno di una politica
anticultutale
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