venerdì 9 dicembre 2011

In Cina le cose



passato e con alleati meno scalmanati, folcioristici e dissennati, potremo portare Berluscone (lapsus, volevo dire Berlusconi) alla presidenza della Repubblica: ma si sa, da sempre le guerre si fanno con i soldati che si hannn e si ha più difficoltà a convivere con quelli della propria fazione che con coloro che ci sono o si dichiarano nostri nemici. Insomma, coraggio! Non ponete limiti alla Provvidenza, la quale con la cultura ha sempre avuto poco che fare, perché promette la vita eterna nell’aldilà, ma non si occupa di che cosa penseranno le generazioni future, ammesso e non concesso che siano ancora in grado di pensare dopo i nostri governi!


In Cina le cose sono andate molto diversamente: la figura di Confucio ha continuato ad essere presente nella mente di Mao ricomparendo nell’estate del 1973, associata a Lin Biao, Questi, designato nel 1969 quale successore di Mao, era poi caduto in disgrazia per avere assunto una posizione contraria al dialogo con gli Stati Uniti che portò la Cina ad occupare nell’ottobre del 1971 il seggio permanente nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prima tenuto dal governo di Taiwan. Secondo le fonti ufficiali, il figlio di Lin Biao, Lin Liguo, programmò con l’appoggio di settori delle forze armate il Piano 571 (in cinese i numeri 5, 7, i, hanno la stessa pronuncia dei termini che vogliono significare ‘sollevazione armata”) che avrebbe dovuto assassinare Mao bombardaadone il treno che Io portava a Pechino di ritorno dalla Cina meridionale. Certo è che Mao prevenne questa congiura precipitandosi in aereo a Pechino: Lin Liguo, sentendosi perduto fuggi in aereo con suo padre e sua madre (la celebre Yen Qun, soprannominata “la dama elegante”) verso l’Unione Sovietica. Ma l’aereo precipitò il i3 settembre sui monti della Mongolia, probabilmente per mancanza di carburante. Cevento altamente drammatico ebbe pesanti conseguenze all’interno del gruppo dirigente; sul piano ideologico, esso portò al discredito della Rivoluzione culturale degli anni precedenti. Lin Biao venne descritto come un estremista di sinistra. Zhou Enlai ebbe un ruolo rilevante nella messa sotto accusa del sinistrismo esttemo e dell’anarchismo dei primi anni della Rivoluzione culturale, impersonati nella figura di Lin Biao. Nel 1972 fu promotore dì un’iniziativa rivolta a permettere a tutti la lettura dei classici cinesi, proibiti dalla Rivoluzione culturale, ma disponibili nella più grande libreria di Pechino solo agli stranieri e ai dirigenti superiori del partito: in due mesi ne furono venduti duecento mila copie. Strano che ai nostri filo maoisti di ‘Servire il popolo” (titolo del giornale dell’‘Unione Comunisti Italiani Marxisti Leninisti”) non sia venuto in mente di proibire ai loro militanti l’acquisto e la lettura di Ariosto o di Manzoni! Avrebbero recato alla cultura italiana un contributo molto maggiore della distribuzione del Libretto Rosso di Mao, perché è noto che proibendo qualcosa, la si rende desiderabile. Tra il gennaio e febbraio del 1972 furono pubblicate a& dirittura le prime traduzioni di libri stranieri (qualche romanzo russo e una scelta degli scritti del presidente americano Nixon!) e l’anno successivo traduzioni di testi di letteratura, arte, filosofia e scieoze sociali. Que sta molto cauta e lirnitatissirna liberalizzazione suscitò da un lato la reazione di alcune vecchie guardie rosse, che non esitarono a definire “opere oscene” il Conte di Montecri sto di Alexandre Dumas o Il giovane Holden di Salinger, dall’altro incoraggiò dissidenti solitari a scrivere, a stampare e ad inviare per posta alle università o ai dirigenti testi apertamente anti-maoisti, come i Dieci atti di accuso contro lo Gronde rivoluzione cultorate dell’ingegnere Tu Deyong, membro del Partito Comunista Cinese da vent’anni o i volantini dell’operaio Shi Yunfeng contenenti una critica radicale della Rivoluzione culturale: il primo fu condannato all’ergastolo e il secondo a morte, eseguita in modo atroce. 

La reazione a questo relativo “disgelo” non mancò a manifestarsi in un modo davvero bizzarro nel 1973 con lo slogan Pi-Lin Pi-Kong (criticare Lin [Biao], criticare Conflicio). Lin, fino allora criminalizzato come estremista di sinistra, diventava improvvisamente un ultrareazionario di destra, attraverso questo collegamento con Confuciol Che cosa queste due figure avevano in comune per alcuni dirigenti cinesi? Il fatto di rappresentare un’ossessione da cui era impossibile liberarsi. Infatti, come apparve chiaramente in seguito, ripudiare Confiacio voleva dire sconfessare l’intera tradizione plurimillenaria cinese, compresi i cinque o sei Classici, le cui origini si perdono nella più remota antichità (dei quali Confucio si era considerato solo come l’interprete) e quindi riconoscere che anche la Cina era stata colonizzata dal pensiero occidentale nella forma del marxismo. Criminalizzare Lin Biao, fedele esecu tor

delle scelte di Mao per quattro decenni al punto di essere proclamato ufficialmente nei documenti del partito come suo successore, voleva dire rinnegare la Grande Rivoluzione comunista ciuese che, con la fondazione della Repubblica Popolare Cinese (i” ottobre 1949), aveva consentito al paese di sottrarsi definitivamente al colonialismo euro_americano. Da questo dilemma si trovò una via d’uscita l’anno successivo, nel 1974 con un nuovo slogan: “Criticare il confucianesimo, rivalutare il legismo”. Per comprendere questo cambiamento bisogna sapere che il legismo era stata la dottrina politica che fin dal III secolo a.C. aveva combartuto il confucianesimo: mentre quest’ultimo sosteneva che bisognava governare attraverso i riti, la musica e la rettificazione dei nomi, il legismo, teorizzato da [lan Feii (morro suicida nel z a.C.) affermava che solo la legge, con un’esarta determinazione dei castighi, era in grado di mantenere l’ordine e garantire la prosperità. In effetti, l’unificazione dell’Impero cinese compiuta dal primo imperatore Qin Shi Huang nel 221 a.C., avvenne all’insegna delle tre idee maestre del legismo (legge, posizione di forza, tecniche di controllo) e sotto l’ispirazione del pensatore legista Li Si, il quale per ironia della sorte fu a sua volta condannato a morte per squartamento nel 208 a.C.! 
Risulta chiaro da queste vicende come la questione degli intellettuali abbia in Cina un retroterta culturale da un lato estremamente complesso e dall’altro straordinariamente ripetitivo attraverso i millenni. Come non associare il destino di Li Si a quello di Lin Biao, 



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