lunedì 4 ottobre 2010

come un libro stampato

La scena dei media ha ristretto lo scenario popolare a cui allude la nostra key, parla come un libro stampato, ma il detto assume nuovo significato.
Rimane infatti - traslata nella nuova oralità elettronica, prima, e digitale, poi - la vecchia storia della machè dei linguaggi (ancora Barthes): la televisione la radio il web professionali formalizzano in modo indebito l'elaborazione e la pubblicazione proprio per marcare gli steccati, per chiudere i recinti. Per escludere.

Il parlar bene raffreddava volutamente la temperatura emotiva del discorso, segnava col gesso sul terreno le distanze, precostituiva il dominio della forma.
Annullava preventivamente la creatività individuale dei parlanti incolti, era il fascismo della lingua (Roland Barthes) in azione.

[Come un libro stampato] L'espressione popolare stava a significare in modo spiccio il parlar bene, l'acculturazione evidente dell'interlocutore, il salto sociale determinato dagli studi fatti. Ma diceva molto di più, includeva l'analisi logica della vita vissuta per cui in essa era rivendicata la forza della lingua parlata e lo stereotipo delle forme scritte, ingessate dall'edizione a stampa.

 Parla come un libro stampato Alludeva al disagio di non potersi confrontare direttamente, non tanto con l'Azzeccagarbugli, quanto con il conterraneo disponibile a coltivare un terreno comune di elaborazione del vissuto.