venerdì 9 dicembre 2011

A. La lettura

L'atto della lettura è a rischio.  Leggere, voler leggere e saper leggere, sono sempre meno comportamenti garantiti. 
Leggere libri non è naturale e necessario come camminare, respirare, mangiare, parlare o esercitare i cinque sensi. Non è un’attività primaria, nè fisiologicamente né socialmente. Viene dopo. E una forma di arricchimento, implica una razionale e volontaria cura di sé. Leggere letteratura, filosofla e scienza, se non lo si fa per professione, è un lusso, una passione virtuosa o leggermente perversa; un vizio  che la società non censura; è sia un piacere che un proposito di automiglioramento. 
Richiede un certo grado e capacità di introversione concentrata. E un modo per uscire da sé e dall’ambiente circostante, ma anche un modo per frequentare più consapevolmente se stessi e il proprio ordine e disordine mentale.  


La lettura è tutto questo e chissà quante altre cose. E' però soltanto uno dei modi in cui ci astraiamo, ci concentriamo, riflettiamo su quello che ci succede, acquisiamo conoscenze, ci procuriamo sollievo e distacco Eppure la lettura è un singolo atto che ha goduto di un grande prestigio, di un’aura speciale nel corso dei secoli e ormai da circa tre millenni, da quando la scrittura esiste. A lungo e ripetutamente; per ragioni diverse, che potevano essere economiche, religiose, intellettuali e politiche, estetiche e morali, la lettura di certi testi ha avuto qualcosa del rituale.
 I testi di riuso, come libri sacri, le raccolte di leggi e le opere letterarie, per essere riusati sono stati conservali e tramandati scrupolosamente. La società occidentale moderna ha trasformato e reinventato, in una cesta misura, le ragioni e le modalità del leggere. Ma recentemente, negli ultimi decenni, l’atto di leggere, il suo valore riconosciuto, la sua qualità, le sue stesse condizioni ambientali e tecniche sembrano minacciate. Ne parla Italo Calvino in tono semiserio ma sinceramente allarmato nellincipit dell’ultimo dei suoi romanzi: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Caivino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero...". 

Si tratta dei rischi che corre la leteura. Ci sono d’altra parte i rischi che corre chi legge, soprattutto chi legge letteratura, fllosofla e storia, in particolare quelle scritte in Europa e in America negli ultimi due secoli. Da quando esiste qualcosa che chiamiamo modernità cioè la cultura dell’indipendenta individuale, del pensiero critico, della libertà di coscienza, dell’uguaglianza e della giustizia sociali, dell’organizzazione e della produttività, nonché del loro rifiuto politico e utopico — da allora leggere fa correre dei rischi. È un atto socialmente, culturalmente ambiguo: permette e incrementa la socializzazione degli individui, ma d’alta parte mettearisdalolastessavolonsà individuale di entrare nella rete del vincoli sociali rinunciando a una quota dellaproprlaautonomiaesingolas’ità. [..1 

li primo rischio per ll lettore, ll più originario fra I più gravi, è il rischio cli diventare, dl voler diventare, scrittore; oppure, anche peggio, critico. 


Mi limito a ricordare una notevole ovvietà: i libri sono contagiosi e per subire li contagio bisogna leggeri con passione e, diciamo pure, con una rlcetttva ingenuità. Senza essere non Chisciotte o llmma Bovary, traviati dall’eroismo cavalleresco e dall’amore romanrico,ognllettoreappassionato(nonsoiodiromanzi)fa entrare le sue letture predllette nella costruzione della propria identità. La lettura permette di stabilire delle vie di comunicazione fra l’io profondo, conilsuo caos, e l’io sociale, che deve fronteggiare le regole del mondo.Traleletturepiùrischiosecisonoquellellcuicontagio suggerisce, impone di cambiare vita, di fuggire dal mondo odi trasformare radicalmente la società. Chi è stato, chi è cristiano o marxista sa bene di che parlo: il Nuovo Testamento e l&opdre di Marx ed Engeis non perdonano chi resta quello che era dopo averie lette. Nonsonosolollbri,sonotrfbunalichegiudicanoognunoetutsistabllendoleggiemetemetafisiche,stortche, morali,utopiche. L’accossamentoblasfemo,unpo’ovvio e comunque ossimorico, fra gli evangelisti e Marx fa capire che si danno casidianalogiaper contrasto fra letture diventi secoli fa e letture del secolo scorso. I...) Senza arrivare ai casi limite, anche le nostre modeme culture secolarizzate, desacralizzate e dissacranti hanno attribuito a una serie di libri un valore che, almeno per un periodo di tempo, il consacra. nlscuterll, crisicarli, rifiutarli, diminuirne e circoscriverne il valore è sentito allora come una sfida alla “cornmunis epilsio”, ailarazlonalità,all’intelligenza,allamodernità,alprugresso, alla correttezza morale o politica, Più o meno esplicitamente, ogni èpocaha un suo canone. 

Diventare scrittori o critici dopo aver letto uno o più autori vuoI dire, nel primo caso imitare, sfidare, riprendere, cercare di superare un modello o deciderediabbattere un idolo; nelsecondo caso, trasformarsi da lettore in superiettort, lettore al quadrato, lettore che scrive su ciò che ha letto, che intensifica Patto di leggere elaborando metodi per leggere meglio e per ricavare llmasslmo profitto scientifico, morale, Ideologico dalla lettura. llcsitico, in quanto lettore speciale, iperiestore, lettore creativo, lettore-studioso e lettore-giudice, lettore-pedagogo, Iettore-fibsofo, può tendere a mettersi al servizio del tesso (il filologo in senso stretto e in senso lato); meuere li testo al servizio dellaproprta autobiografia plùomeno esplicita(il liberocommentatore e interprete che attualizza, “presentifica” li testo per illuminare la propria sttuazione); omettere itesti al servizio di una qualche teoria o scienza della letteratura, in altri termini, si tratta di modalitàdiletturachenell’ulthnomezzosecolosisono alternate entrando in conflitto e in polemica. 



Il progetto stnitturalistico e semioiogico, integrando metodi di analisi testuale e teoria generale della letteratura, ha prodotto soprattutto un rischio: quel- lodi evitare alla letturai suoi rischi, mettendo illettore al riparo, aldlià o aldiqua delle sue reazioni soggettive. I libri, gli autori, le opere erano considerati solo ‘in quanto oggetti testuali da analizzare. Le varianti