L'atto della lettura è a rischio. Leggere, voler leggere e saper leggere, sono sempre meno
comportamenti garantiti.
Leggere libri non è naturale e necessario come
camminare, respirare, mangiare, parlare o esercitare i cinque sensi. Non è
un’attività primaria, nè fisiologicamente né socialmente. Viene dopo. E
una forma di arricchimento, implica una razionale
e volontaria cura di sé. Leggere letteratura, filosofla e scienza, se non lo si fa per
professione, è un lusso, una passione virtuosa o leggermente perversa; un vizio che
la società non censura; è sia un piacere che un proposito di automiglioramento.
Richiede un certo grado e capacità di introversione concentrata. E un modo per
uscire da sé e dall’ambiente circostante, ma anche un modo
per frequentare più consapevolmente se stessi e il proprio ordine e disordine mentale.
La lettura è tutto questo e chissà quante altre cose. E' però soltanto uno dei modi in cui ci astraiamo, ci concentriamo, riflettiamo su quello che ci
succede, acquisiamo conoscenze, ci procuriamo sollievo e distacco Eppure la lettura
è un singolo atto che ha goduto di un grande prestigio, di un’aura speciale nel
corso dei secoli e ormai da circa tre millenni, da quando la scrittura esiste.
A lungo e ripetutamente; per ragioni diverse, che potevano essere economiche,
religiose, intellettuali e politiche, estetiche e morali, la lettura di certi
testi ha avuto qualcosa del rituale.
I testi di riuso, come libri sacri, le raccolte di leggi e le opere letterarie, per essere riusati sono stati conservali e tramandati scrupolosamente. La società occidentale moderna ha trasformato e reinventato, in una cesta misura, le ragioni e le modalità del leggere. Ma recentemente, negli ultimi decenni, l’atto di leggere, il suo valore riconosciuto, la sua qualità, le sue stesse condizioni ambientali e tecniche sembrano minacciate. Ne parla Italo Calvino in tono semiserio ma sinceramente allarmato nellincipit dell’ultimo dei suoi romanzi: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Caivino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero...".
I testi di riuso, come libri sacri, le raccolte di leggi e le opere letterarie, per essere riusati sono stati conservali e tramandati scrupolosamente. La società occidentale moderna ha trasformato e reinventato, in una cesta misura, le ragioni e le modalità del leggere. Ma recentemente, negli ultimi decenni, l’atto di leggere, il suo valore riconosciuto, la sua qualità, le sue stesse condizioni ambientali e tecniche sembrano minacciate. Ne parla Italo Calvino in tono semiserio ma sinceramente allarmato nellincipit dell’ultimo dei suoi romanzi: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Caivino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero...".
Si tratta dei rischi che corre la leteura. Ci sono d’altra parte i rischi che corre
chi legge, soprattutto chi legge letteratura, fllosofla e storia, in particolare
quelle scritte in Europa e in America negli ultimi due secoli. Da quando esiste
qualcosa che chiamiamo modernità cioè la cultura dell’indipendenta individuale,
del pensiero critico, della libertà di coscienza, dell’uguaglianza e della giustizia
sociali, dell’organizzazione e della produttività, nonché del loro rifiuto
politico e utopico — da allora leggere fa correre dei rischi. È un atto socialmente, culturalmente ambiguo:
permette e incrementa la socializzazione degli individui, ma d’alta parte mettearisdalolastessavolonsà
individuale di entrare nella rete del vincoli sociali rinunciando a una quota
dellaproprlaautonomiaesingolas’ità. [..1
li primo rischio per ll lettore, ll più
originario fra I più gravi, è il rischio cli diventare, dl voler diventare,
scrittore; oppure, anche peggio, critico.
Mi limito a ricordare una notevole ovvietà: i libri sono contagiosi e per subire li
contagio bisogna leggeri con passione e, diciamo pure, con una rlcetttva
ingenuità. Senza essere non Chisciotte o llmma Bovary, traviati dall’eroismo
cavalleresco e dall’amore romanrico,ognllettoreappassionato(nonsoiodiromanzi)fa
entrare le sue letture predllette nella costruzione della propria identità. La
lettura permette di stabilire delle vie di comunicazione fra l’io profondo,
conilsuo caos, e l’io sociale, che deve fronteggiare le regole del
mondo.Traleletturepiùrischiosecisonoquellellcuicontagio suggerisce, impone di
cambiare vita, di fuggire dal mondo odi trasformare radicalmente la società.
Chi è stato, chi è cristiano o marxista sa bene di che parlo: il Nuovo
Testamento e l&opdre di Marx ed Engeis non perdonano chi resta quello che
era dopo averie lette.
Nonsonosolollbri,sonotrfbunalichegiudicanoognunoetutsistabllendoleggiemetemetafisiche,stortche,
morali,utopiche. L’accossamentoblasfemo,unpo’ovvio e comunque ossimorico, fra
gli evangelisti e Marx fa capire che si danno casidianalogiaper contrasto fra
letture diventi secoli fa e letture del secolo scorso. I...) Senza arrivare ai
casi limite, anche le nostre modeme culture secolarizzate, desacralizzate e
dissacranti hanno attribuito a una serie di libri un valore che, almeno per un
periodo di tempo, il consacra. nlscuterll, crisicarli, rifiutarli, diminuirne e
circoscriverne il valore è sentito allora come una sfida alla “cornmunis
epilsio”, ailarazlonalità,all’intelligenza,allamodernità,alprugresso, alla
correttezza morale o politica, Più o meno esplicitamente, ogni èpocaha un suo
canone.
Diventare scrittori o critici dopo aver letto uno o più autori vuoI dire, nel
primo caso imitare, sfidare, riprendere, cercare di superare un modello o
deciderediabbattere un idolo; nelsecondo caso, trasformarsi da lettore in
superiettort, lettore al quadrato, lettore che scrive su ciò che ha letto, che
intensifica Patto di leggere elaborando metodi per leggere meglio e per
ricavare llmasslmo profitto scientifico, morale, Ideologico dalla lettura.
llcsitico, in quanto lettore speciale, iperiestore, lettore creativo,
lettore-studioso e lettore-giudice, lettore-pedagogo, Iettore-fibsofo, può
tendere a mettersi al servizio del tesso (il filologo in senso stretto e in
senso lato); meuere li testo al servizio dellaproprta autobiografia plùomeno
esplicita(il liberocommentatore e interprete che attualizza, “presentifica” li
testo per illuminare la propria sttuazione); omettere itesti al servizio di una
qualche teoria o scienza della letteratura, in altri termini, si tratta di
modalitàdiletturachenell’ulthnomezzosecolosisono alternate entrando in
conflitto e in polemica.
Il progetto stnitturalistico e semioiogico, integrando metodi di analisi
testuale e teoria generale della letteratura, ha prodotto soprattutto un
rischio: quel- lodi evitare alla letturai suoi rischi, mettendo illettore al
riparo, aldlià o aldiqua delle sue reazioni soggettive. I libri, gli autori, le
opere erano considerati solo ‘in quanto oggetti testuali da analizzare. Le
varianti