lunedì 30 maggio 2011

usi invalsi dei test

Orazio Converso recommends a link.

www.repubblica.it
L'economista Tito Boeri ha scritto una analisi dei test Invalsi su Repubblica. E ha ricevuto molte reazioni, spesso dure, dal mondo della scuola. E ora su Repubblica.it prova a riassumere le contestazioni e rispondere di TITO BOERI

3 hours ago ·  ·  · 

    • Orazio Converso ALLOCATEVI questi strumenti possano essere utilizzati anche per allocare in modo più selettivo le poche risorse disponibili
      3 hours ago · 

    • Orazio Converso è invalso l'uso dei test (che verificano la nostra attitudine ai...test, sia chiaro, e basta) http://www.repubblica.it/scuola/2011/05/28/foto/test_invalsi-16890054/1/ in una categoria di persone che basano il loro potere sul presentare le cose fuori dalla realtà in cui sarebbero comprensibili ai molti: eccola la Scuola.
      2 hours ago · 

    • Orazio Converso Valutare le scuole scommessa impossibile?
      Un'ondata di proteste anti-Invalsi ha investito a metà maggio più di due milioni di ragazzi di alcune classi scolastiche, dalle elementari alle superiori. Quest'anno, infatti, per la prima volta vi sono coinvolti i quindicenni delle II superiori (conclusive del biennio, le vecchie V ginnasio) di MARIO PIRANI
      — 30 maggio 2011 — pagina 41 — sezione: COMMENTI

      28 minutes ago · 

    • Orazio Converso Un’ondata di proteste anti-Invalsi .. Eppure non si tratta di sfide che comportino bocciature o debiti destinati a incidere sugli scrutini ma soltanto di una specie di censimento a quiz con risposte multiple e chiuse (era cui il soggetto dovrà scegliere quella che gli sembrerà più giusta) e che a settembre dovrebbe fornire un quadro complessivo del grado degli studi elle nostre scuole in italiano e matematica. .. La discussione che sta svolta attomo ai diversi momenti dell’iniziativa ha risentita, come tutto ciò che si discute all’interno delle istituzioni scolastiche, di quella astrusità dei linguaggio pedagogico che ha finito per tradursi in un gergo incomprensibile, cosi da estraniare coloro che democraticamente dovrebbero essere i più diretti interessati alla discussione — genitori, politici, intellettuali, giornalisti e gli stessi studenti — da una leggibilità trasparente dei temi sul tappeto. Per capire, dunque, il perché di tante resistenze o approcci furbeschi (risposte suggerire dai professori di classe, laddove incaricati di seguire direttamente l’esame) o consegne in bianco o scritte a casaccio, ecc. mi sono procurato direttamente i questionari .. Ho letto con attenzione i quesiti di italiano: alcuni si riferivano all’individuazione di risposte attinenti la grammatica e la sintassi, altre proponevano un testo e implicavano la ricerca del significato e della tipologia (è un saggio di linguistica? un’intervista?, una relazione metodologica?) Vi sono, infine, lunghi brani di racconto o di saggistica (ad esempio sulla linguislica) la cui comprensione e relativi quesiti implica un livello formativo molto elevato, non fosse altro per la conoscenza dei vocaboli e concetti impiegati ...
      12 minutes ago · 

    • Orazio Converso Ho confrontato questo questionario a quello personale (quanti libri hai in casa? hai una tua scrivania? cosa fanno i tuoi genitori, ecc?) ma non sono riuscito a capire quali “correzioni matematico-statistiche” permetteranno di equiparare le risposte prevalenti nelle scuole di eccellenza nel centro cittadino al disastro ambientale di una professionale di periferia. Detto questo e pur sostenendo l’esigenza assoluta dell’introduzione di un sistema valutativo efficace, mi permetterei un giudizio elementare: gli insegnanti hanno sempre rifiutato forme di valutazione esterne all’ordinamento (ricordate la fine del ministro Berlinguer col governo Prodi quando azzardò il famoso “quizzone”, le cui risposte avrebbero dovuto segnalare le differenze di capacità fra i singoli insegnanti?). Neppure oggi manca la paura che i risultati possano servire, anche so non lo si confessa, per premiare o punire le singole scuole e i singoli insegnanti. Se anche questa risulterà una occasione perduta le responsabilità però andranno divise tra chi ha promosso dall’alto e slegata dalle molteplici realtà una difficilissima ancorché indispensabile iniziativa e chi l’avrebbe comunque rifiutata.
      a few seconds ago · 

-non-fate-copiare-gli-studenti


LA POLEMICA

Cari prof, studenti, genitori
essere valutati non è "umiliazione"

L'economista Tito Boeri ha scritto una analisi dei test Invalsi su Repubblica. E ha ricevuto molte reazioni, spesso dure, dal mondo della scuola. E ora su Repubblica.it prova a riassumere le contestazioni e risponderedi TITO BOERI

Sapevo di toccare un nervo scoperto, ma non immaginavo di suscitare reazioni così virulente difendendo i test Invalsi nella scuola superiore con un mio precedente articolo. Sono peraltro a conoscenza solo di una minima parte di queste risposte, presumibilmente quelle più favorevoli perché affidate a messaggi di posta elettronica a me indirizzati, a lettere alla posta di redazione di Repubblica o a blog in qualche modo filtrati. Altre reazioni, presumibilmente più feroci, sono contenute nei blog intrattenuti da docenti che dichiarano di avere postato e vivisezionato il mio articolo. Alcuni docenti giungono fino a minacciare di incatenarsi alla sede del mio giornale. Li prego davvero di non farlo perché 1) il mio articolo non impegna certo Repubblica che ha una sua propria linea editoriale, e 2) il sito che coordino,www.lavoce.info (forse è questo che si intende per il "mio giornale"), ha solo una sede virtuale, cui difficilmente potrebbero incatenarsi.

Ringrazio comunque chi mi ha scritto per l'attenzione. Non riesco a rispondere a tutti e alcune obiezioni sono ricorrenti. Dunque posso a loro contro-obiettare in questa forma collettiva.  Premetto che sono anche io un docente e che mi sottometto periodicamente a valutazioni. Ci sono infatti classifiche standardizzate che guardano alle mie pubblicazioni e al modo con cui vengono citate. Esistono 
poi valutazioni degli studenti che seguono i miei corsi e vengono raccolti dati sugli esiti di questi studenti in altri esami e poi sul mercato del lavoro, valutando poi il valore aggiunto dei miei corsi. Certo qualche volta non posso non avvertire un senso di fastidio nel leggere qualche giudizio negativo di studenti o provare gelosia nel vedere che qualche collega più bravo di me mi precede nei ranking, ma, al contrario di chi mi ha scritto, non mi sento affatto "umiliato" da queste valutazioni. Mi sentirei umiliato, sia come docente che come contribuente, se non ci fossero perché vorrebbe dire che molti miei colleghi possono ricevere uno stipendio rimanendo inattivi senza che nessuno se ne accorga e che ogni mio sforzo per migliorare la qualità della ricerca e della didattica non viene minimamente monitorato e riconosciuto.

Alcuni docenti sostengono che i test Invalsi servono come strumento per "propagandare surrettiziamente delle ideologie" nel corpo studentesco. Non capisco di quale ideologia si tratterebbe dato che il metodo è lo stesso dei test Pisa condotti in tutto il mondo. Si tratta di metodiche consolidate a livello internazionale nella costruzione di test di competenza cognitiva. Allego comunque qui sotto alcuni esempi di domande del test Invalsi affinché tutti si rendano conto di cosa stiamo parlando. Dove sta l'ideologia, nelle reazioni ai test o nei test? Ai lettori l'ardua sentenza.

Altri docenti si lamentano della natura fredda dei test che "minano con quattro parole e poche crocette la professione docente", il che, incidentalmente, conferma che non si tratta di test propagandistici. Propongono allora valutazioni di ispettori ,"uomini che giudicano altri uomini" (si tratterebbe per la verità spesso di donne che giudicano altre donne). Non ho mai sostenuto che i test Invalsi debbano essere l'unico strumento di valutazione e concordo che valutazioni che prescindano anche da rilievi strettamente quantitativi siano utili. I test Invalsi sono solo uno degli ingredienti del processo valutativo. Hanno il vantaggio di essere comparabili tra scuole, regioni e addirittura paesi, a differenza delle valutazioni "soft" che molti docenti sostengono di preferire e alle quali, ripeto, non sono affatto contrario. Non vorrei solo che il "ci vuole ben altro" per valutare sostenuto da molti sia solo un modo per non farsi valutare del tutto, rendendo la valutazione talmente onerosa da non poter essere effettuata.

Lo sport nazionale in Italia è riempirsi la bocca di termini come "merito" e "meritocrazia", applicati sistematicamente agli altri, per poi rifiutare qualsiasi metrica, qualsiasi misura della propria produttività. Senza queste misure "merito" è un termine vuoto, perché diventa del tutto arbitrario. E' lo stesso atteggiamento mostrato dai nostri politici quando negano le statistiche ufficiali. Il Ministro Tremonti sostiene spesso che le statistiche dell'Istat sono inaffidabili (guarda caso quando documentano che durante il suo regno l'economia italiana non è cresciuta a differenza che in tutti gli altri paesi Ocse). Non vorrei che un simile atteggiamento affiorasse fra quei  docenti che sostengono che i test standardizzati applicati in tutto il mondo sono del tutto fuorvianti.

Mi si contesta ancora il fatto di voler usare i test per differenziare le retribuzioni del corpo docente. A mio giudizio, allo stato attuale, i test servono semplicemente a informare gli insegnanti, gli studenti e le loro famiglie. Proprio per questo proponevo di fare i test in modo tale da poter rendere pubblici i dati scuola per scuola. A proposito: c'è chi contesta la possibilità di mandare ispettori a controllare che gli studenti non copino (talvolta gli stessi che propongono di fare valutare tutti i docenti da ispettori), sostenendo che non ci sono risorse per l'attività ispettiva. Ovvio che si tratterebbe di controlli a campione soprattutto sulle scuole dove si ha il sospetto che si siano riscontrati comportamenti volti a svilire il significato dei test.

Ritengo che in prospettiva, quando i test e altri strumenti di valutazione saranno consolidati, questi strumenti possano essere utilizzati anche per allocare in modo più selettivo le poche risorse disponibili (talmente ridotte che è in discussione la sopravvivenza stessa dell'Invalsi!). La valutazione dell'istruzione è una premessa fondamentale per assegnare più risorse alla scuola. Dato che le risorse sono limitate, occorre evitare in ogni modo di disperderle dandole a istituti che dimostrano di non arricchire ( o di arricchire troppo poco) le conoscenze degli studenti che si iscrivono in quelle scuole. Questo significa che bisogna tenere conto del livello delle conoscenze all'atto dell'iscrizione alla scuola. Premiando le scuole che operano in realtà difficili, che hanno magari punteggi bassi nel test, ma sono in costante miglioramento.

Le reazioni al mio intervento su Repubblica comunque dimostrano che l'Invalsi (e il ministro che in questi mesi si è impegnata soprattutto a difendere la condotta non solo diurna del nostro presidente del consiglio) abbiano fatto di tutto per non informare gli insegnanti. Molte delle domande che sono state poste al sottoscritto, andrebbero in effetti girate all'Invalsi.  Mi auguro che molti di coloro che mi hanno scritto, cambino il destinatario e che l'Invalsi dedichi a queste richieste di chiarimento la dovuta attenzione.

Ecco alcuni esempi di test Invalsi per il secondo anno della scuola secondaria superiore 

La redazione confusa

0.1 Primi testi. Sei topiche
1.0 E' l'ora delle edizioni digitali?
1.1 Convideo e LooseTv La televisione dei videomaker. Una guida di meno. Un bulletin board system di campagna. Mettere le dita nella rete. il ConVideo.
1.1 Convideo e LooseTv La televisione dei videomaker. Una guida di meno. Un bulletin board system di campagna. Mettere le dita nella rete. il ConVideo
1.2 Videor.com. Una tentazione paleoumanista. Una videorivista di poesia. Spaceframes in frameset.
1.3 dal Freinet Digitale a Mondoailati Lazzaro, un magazine telematico dei
diversamente abili. Il world wide delle internet communities. Il Mondo ai lati dell'università  nello spazio web
1.4 Dalla Televisione alla Rete. Mondoailati,spazi telematici all'Università
2.0 Un nuovo editor collettivo per il learning
2.1 La trama dell'editoria digitale. Le tecniche dell'editor. Il testo evento contro l'opera chiusa. Flusso come strumento psicologico. Che cos'è una testualità  come arte del palinsesto. Edimal. La redazione confusa.
2.1.1 La Posta in Onda
2.1.2 Il CallWeb 2.1.3 La ChatConference. WebChatArchive di Mondoailati
2.2 Dello scrivere e far di conto Per una riconciliazione tra filosofia, poesia e matematica attraverso l'informatica e il digitale. Come fare per cogliere al meglio le tre discipline.
2.2.1 Le Tecniche del WebIng
2.3 L'emittente telematica E' possibile costruire un nuovo learning nei tempi e negli spazi delle reti. I luoghi del web della condivisione e il campus digitale ad Arcavacata. La sfida democratica delle emittenti telematiche digitali delle università
2.3.1 Didattica Attiva
Apparati
Appendici
Bibliografie
Glossario 


democrazia rappresentativa



La noblesse du métier d'écrivain 
est dans la résistance à l'oppression, 
donc au consentement à la solitude.
[Le premier homme, Albert Camus]








La democrazia rappresentativa è un sistema di minoranze organizzate, di oligarchie. politiche ed economiche, che escludono il cittadino che non ne fa pane da ogni momento decisionale ingannandolo col rito elettorale.  [Massimo Fini, 21 maggio 2011]

Il nostro amato Massimo però, da vero anarco-liberale, non chiarisce [..l’intero modello di sviluppo occidentale che ha ormai occupato tutto il mondo e ha ridotto il cittadino, l’essere umano..] quale sia un altro modello oltre quello occidentale, quello della rivolta?


Noi sappiamo bene di Guy Debord, di De Rougemont, di Gombrowicz, di L.F. Celine, del loro genio, ouì, d'accord,.. Siamo disponibili a quell'eroismo oscuro che il pensiero chiede ai suoi adepti prima di manifestarsi politicamente? Noi parliamo secondo i nostri gesti, le nostre maniere, parliamo con le cose che facciamo; i pensieri restano interni, indistinti, comuni, aerei, fino a che non ci si manifestano come venissero dall'altrove.


to scan:


http://ineziessenziali.blogspot.com/2010/01/lhomme-revolte.html La citazione è tratta dall'appendice de Le premier homme: La noblesse du métier d'écrivain est dans la résistance à l'oppression, donc au consentement à la solitude. La nobiltà del mestiere di scrittore sta nel resistere all'oppressione, dunque nel consentire alla solitudine.

Me lo aspettavo. Melo aspettavo che le rivolte moghrebine si sarebbero estese ai Paesi - democratici del Mediterraneo. Ha cominciato lo Spagna. Decine di migliaia di giovani che si definiscono ‘indignados’ occupano da giorni Puena del Sola Madrid, l’ombelico della vita e del potere spagnolo (che ha lo stesso significato simbolica di piana Tahrir del Cairo) le piazze di Barcellona, di Siviglia. di Granada e di decine di altre città iberiche, Gli•indignados’ si sano autoconvocati, come in Tunisia, come in Egitto, attraverso Internet, Twltter. Fece boolc Ma la similitudine non si ferma a queste somiglianze formali, I contenuti sono gli stessi. In Tunisia il detonatore della rivolta fu la tragedia di un giovane ingegnere che, costretto a fare l’ambulante, si diede fuoco quando gli fu sequestrata lo sua misera bancarella. Anche in Spagna, come del resto in Italia, esiste una disoccupazione intellettuale giovanile altissima. Sono gli effetti combinati della modernizzazione e della globallnazione che è, in estrema sintesi, una spietata gara fra Stati, per rimanere competitivi, per restare sul mercato, che ha strangolato prima i Paesi del Terzo mondo poi Paesi più strutturati. come la Tunisia, l’Egitto, l’Algeria e ora lambisce le coste del Mediterraneo occidentale, la Grecia, il Portogallo, lo Spagna e, nonostante tutte le rassicurazioni in contrario, anche l’italia. La competizione globale esige dalle popolazioni più lavoro, salari ridotti al minimo, mestieri precari o semplicemente mancanza di lavoro oltre che di un futuro.
“In questo caso però — scrive il Corriere — il tiranno da combattere non ha un volto né un nome"

Invece un volto e un nome ce l’ha: si chiama democrazia rappresentativa. Sotto la spinta del collasso economico globale i giovani e i meno giovani, stanno finalmente scoprendo quello che a me è parso chiaro da anni (“Sudditi. Manifesto contro la democrazia”, 2002) e cioè che la democrazia rappresentativa non è la democrazia, ma una truffa ben congegnata (e infatti gli ‘indignados’ Invocano Democracia real va’: democrazia vera, ora). La democrazia rappresentativa è un sistema di minoranze organizzate. di oligarchie. politiche ed economiche, che escludono il cittadino che non ne fa pane da ogni momento decisionale ingannandolo col rito elettorale. E infatti la contestazione degli ‘indignados’ è contra i partiti, contro le banche, contro il sistema elettorale. Gli ‘indignados sono degli anti-sistema, che non contestano questa o quella forza politica ma, più o meno consciamente, l’intero modello di sviluppo occidentale che ha ormai occupato tutto il mondo e ha ridotto il cittadino, l’essere umano,
all’inesistenza di cui ora sembra rendersi finalmente conto.
Chissà se gli ‘indignados’ arriveranno anche in Italia. O se, slombati come siamo, ci accontenteremo della vittoria di Pisapia sulla Moratti, del trionfo di un ex magistrato come De Magistris sul Pd ode! fetta che Berlusconi dovrò alla fine sgombrare il campo. Che sono tutti dettagli che, chiunque comandi, cambiano forse l’estetica ma non la polpa del sistema.


mercoledì 25 maggio 2011

[index] L'ispettore Morse

  • 1975, L'ultima corsa per Woodstock (Last Bus to Woodstock), stampato nel 1999 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2620; in precedenza edito da Longanesi.
  • 1976, L'ispettore Morse e la ragazza scomparsa (Last Seen Wearing), stampato nel 1991 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2221.
  • 1977, Un puzzle per l'ispettore Morse (The Silent World of Nicholas Quinn), stampato nel 2000 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2670.
  • 1979, Delitti nella cattedrale (Service of All the Dead), stampato nel 2000 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2692; in precedenza edito da Longanesi.
  • 1981, I morti di Jericho (The Dead of Jericho), stampato nel 1998 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2576.
  • 1983, Il mistero del terzo miglio (The Riddle of the Third Mile), stampato nel 1992 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2260.
  • 1986, Il mistero della stanza n°3 (The Secret of Annexe 3), stampato nel 1992 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2288.
  • 1989, Questione di metodo (The Wench Is Dead), stampato nel 1990 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2173.
  • 1991, Il gioiello per l'ispettore Morse (The Jewel That Was Ours), stampato nel 1995 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2427.
  • 1992, La strada nel bosco (The Way Through the Woods), stampato nel 1996 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2459.
  • 1994, L'enigma dei coltelli (The Daughters of Cain), stampato nel 1996 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2496.
  • 1996, Il passo falso (Death Is Now My Neighbour), stampato nel 1997 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2534.
  • 1999, Sipario per l'ispettore Morse (The Remorseful Day), stampato nel 2000 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2708. 

martedì 24 maggio 2011

La ragazza del negozio

Per un momento si è posata su di me, 
Come una rondine sbattuta dal vento contro il muro,
E parlano delle donne di Swinburne,
Della pastorella incontrata da Guido,
Delle baldracche di Baudelaire.
Divertente e impietosa nella sua sincerità, ma anche verosimiimente realistica è l’immagine di Ezra Pound che si ricava dalle pagine autobiografiche di William Carlos Williams, suo coetaneo, l’altro polo della poesia americana di questo secolo: «Non ho mai potuto frequentarlo regolarmente. Mai. Era spesso brillante, ma un rompiscatole. Però non mi sono mai (finché lo tenevo a distanza) stancato di lui, nè a dire il vero ho mai smesso di volergli bene. Non si poteva non volergli bene. Quello che non ho mai sopportato in Pound era l’atteggiarsi a grande poeta. Per me erano buffonate belle e buone». Inoltre, Williams mette in luce il tratto inconfondibile e forse decisivo del carattere di Pound, e cioè la falsificazione involontaria per amore di grandezza, l’infatuazione narcisistica, l’infantile e innocente truffa artistica: «Non era mai riuscito a imparare a suonare il pianoforte. Ma, malgrado questo, “suonava”. Ricordo, a casa mia, lo stupore di mia madre quando si sedette al piano e, facendo sul serio, diede sfoggio del suo “virtuosismo”. Tutto, si potrebbe dire, ne risultò, tranne che musica. D’un sol colpo affrontò le massime vette: suonò Liszt, Chopin su e giù per la tastiera, in maniera coerente secondo lui, senza rispettare alcun ordine. Faceva parte delta sua fiducia in sé. Mia cognata era una pianista concertista. Ezra non ebbe mai simpatia per lei».
Proprio come il bambino che non sa suonare, ma si siede al piano e imita un pianista, o come l’attore che non sa recitare, ma fa finta di recitare con enorme determinazione volitiva, così Pound fece magnificamente finta per tutta la vita dì essere un vero, 
grande e intransigente poeta. 
Anche da questi pochi versi, divisi in due brevi strofe, emerge in tutta evidenza la «mentalità poetica» di Pound. Prima l’im
magine fresca e diretta di un incontro casuale con una ragazza sconosciuta viene sollevata in un cielo tempestoso, in cui fragili rondini sono trascinate dalla violenza del vento: e poi questa stessa immagine è guastata dall’imbarazzante candore con cui Pound, l’eterno aspirante poeta, si specchia spavaldamente nella vita degli idoli letterari di cui vorrebbe sempre un po’ prendere il posto (Swinburne, Cavalcanti, Baudelaie).

E' questa ingombrante fissazione da letterato che in Pound soffoca la poesia e in un certo senso la sostituisce. Più che poeta, Pound è un mitomane della cultura poetica. Il suo sogno più divorante è il sogno della poesia, il sogno in cui egli stesso compare come protagonista, esuberante discepolo destinato a superare i vecchi maestri.

Perfino la sua fede nel fascismo fu solo un aspetto contingente e occasionale della sua mania estetica; restaunizione a pieni polmoni dei veri valori dell’Occidente europeo e di ogni socielà preindustriale. Generoso bandìtore di una nuova religione poetica; ma anche, soprattutto nei Cantos, disordinato ed ebbro millantatore che per fare impressione a se stesso e agli altri riempie i suoi testi di citazioni dai classici italiani, greci, cinesi, provenzali, in una caotica mescolanza di ardore e mistificazione, ...

lunedì 23 maggio 2011

La ragazza del negozio



Per un momento si è posata su di me,
Come una rondine sbattuta dal vento contro il muro,

E parlano delle donne di Swiburne,
Della pastorella incontrata da Guido,
Delle baldracche di Baudelaire.

sabato 21 maggio 2011