venerdì 9 dicembre 2011

funzionari-letterati in Cina e altrove

Riforma protestante, l’assunzione dell’eredità del sapere classico, oppure il rapporto tra fede e ragione o negli ultimi due secoli la Contrapposizione tra le ideologie di sinistra e quelle di destra.. La distruzione della biblioteca di Alessandria è oggetto di una controversia tra gli storici, il saccO di Roma del 410 dc. da parte dei Visigoti fu moderato dallo stesso Alarico, quello del 1527 ha le sue origini nel retroterra culturale della Riforma. Gli anarco-sindacalisti dell’inizio del Nowcento scrivono saggi e libri, perfino il nazismo pretende di avere una cultura! Nella dissoluzione dell’impero carolingio, gli imperatori romano-germanici continuano a proclamarsi diretti successori dell’Impero romano, Perfino nell’anno Mille, che è considerato come il punto più basso della civiltà occidentale, le testimonianze dell’epoca mostrano che non è venuta meno la fiducia nel progresso spirituale del mondo.

Per trovare qualcosa di simile all’odio verso la cultura, che si è diffuso in Occidente negli ultimi quarant’anni, bisogna guardare ad Oriente e in particolar modo alla Cina, dove da duemilacinquecento anni lo staroto sociale, politico, culturale, simbolico ed economico dei funzionari-letterati ha subito, a seconda degli orientamenti degli imperatori, cambiamenti così estremi da non trovare riscontro in nessun’altra civiltà, Talora essi hanno goduto di un potere, di un prestigio sociale e di un tenore di vita altissimi, in altri casi sono stati trucidati in massa. Si potrebbe addirittura affermare che la questione della cultura è una problematica cinese per eccellenza, perché là ha raggiunto, più di due millenni fa, il massimn grado possibile di conflit tualità trovando tra le due soluzioni estreme (da un lato la distruzione dei libri e la condanna a morte del letterato, dall’altro il sistema degli esami imperiali e la massima elevazione politico_burocratica del sapere) una quantità di soluzioni intermedie. 

Come scrisse il sinologo d’origine ungherese, Ètien ne Balazs (1905-63), essi non costituirono nè una clas se nè una casta, ma una solida rete di amministratori
gerarchizzati, muniti di un potere discrezionale con ferit dal governo centrale, fondato sulla trasmissione della conoscenza: managers ante litterani, refrattari a qualsiasi specializzazione, conobbero il mestiere di governare, che esercitarono per lo più seguendo le idee di Confucio; questi considerando la natura umana sempre perfettibile, attribuiva una grandissima impor tanz al sapere. Secondo Balazs, il sistema dei fianzionari-letterati nonostante gli aspetti negativi impliciti in ogni regime burocratico, costituì un’esperienza di valore incomparabile che fu la sola alternativa al caos, al trionfo dei particolarismi, al dilagare della violenza: 
la storia della Cina, dall’avvento della sua unificazione sotto il primo imperatore (221 a.C.), fino al 1912, che segnò la fine dell’età feudale, può essere vista come una lotta incessante, con esiti alterni, tra la cultura dei funzionari_letterati e il potere militare, che spesso 
avvaleva degli eunuchi del gineceo imperiale per contrastare i letterati. A questi ultimi si deve lo stesso concetto di “mutamento del mandato celeste” (geming), che è servito a tradurre in cinese la nozione occidentale di rivoluzione e che ha consentito di fornire una legittimazione al travagliato succedersi delle dinastie (a differenza del Giappone che dalle origini ai giorni nostri ha conosciuto una sola dinastia), I letterati-funzionari turtavia non costituivano una corporazione, perché i suoi membri erano costantemente minacciati nel loro status sociale, nei loro beni e nella loro stessa sopravvivenza. Secondo uno dei massimi filosofi cinesi viventi, Li Zehou, due sono gli aspetti essenziali del letterato funzionario. Il primo è la precarietà della sua condizione, per cui secondo l’orientamento delle varie dinastie, poteva essere destituito e ucciso, Il secondo era nna specie di scissione interiore, per cui da un lato si sentiva un fedele servitore dello stato e, quindi un confuciano che governava attraverso i riti, la musica e la rettificazione dei nomi (cioè l’uso corretto delle parole), dall’altro era un uomo di lettere, quello che in Occidente si potrebbe definire un “umanista’ molto spesso un poeta, uno scrittore, un calligrafo, non di rado influenzato dal taoismo. 

La questione estetica e quella politica furono perciò per tutta la durata dell’impero cinese così aggrovigliate tra loro come non avvenne in nessun’altra civiltà. Talora imperatori, appena ginnti al potere, facevano stragi di letterati; altre volte una delle primissime leggi emanate suonava in questi termini: ‘Funzionari e letterati non devono essere ginstiziati"! Ci fu perfino un imperatore, Cao Pi, pressappoco contemporaneo dell’imperatore romano Marco Aurelio, il qnale affermò in un suo Discorso sulla letteratura, che la breve durata degli onori e dei piaceri non si può paragonare con l’infinità della letteratura! Il dualismo interiore del letterato funzionario si manifesta in modo evidente in una poesia di Ruan Ji (210-63), un grande signore e politico astuto, che così suona: “Fra le nubi mi vorrei celare! dove nessuna rete mi possa catturare. / Perché passare il tempo fra uomini meschini / e stringere loro le mani e con loro brindare?" 

Gli intellettuali da nona categoria puzzolente a spina dorsale della nazione 



Per capire la situazione attuale occorre tener presente queste due differenti tradizioni millenarie, quella occidentale e quella cinese, le cui storie dalla fine dell’Ottocento si sono intrecciate in modo assai complesso. La modernizzazione della Cina non ha seguito la via aperta dal Giappone col Rinnovamento Meiji (i868), che s’ispirò in massima parte al modello tedesco e a quello inglese: il risultato della moderniz zazione giapponese fu la creazione di una democrazia borghese, in cui maggior parte della popolazione appartiene alla classe media. In Cina invece fu determinante il movimenro del 4maggio1919, il cui slogan fu: ‘Abbasso la bottega di Confucio”. Segui la guerra civile, in cui il confucianesimo fu adottato dal Kuomintang e dal suo capo Chiang Kai-shek. All’opposto Mao fu ostile al Confucianesimo, cui rimproverava di avere imprigionato la Cina nella gabbia dell’oppressione feudale e

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