sabato 23 ottobre 2010

Sunto automatico: Computer Mediated Communication

Sunto automatico

2° - invece di un rapporto individuo\media piu' ravvicinato, piu' umano,
piu' istintivo,piu' diretto,piu' libero, favorire il distacco tra emotività
e sistema macchina, rallentando con procedure, articolando le scelte
si\no su una miriade di problemi.
ahime'!
Stessa sorte e' toccata alla Computer Mediated Communication.
C'e' una discreta letteratura al riguardo.
Questo sembrerebbe confermare l'idea che le caratteristiche della CMC creino ai
partecipanti difficolta' a conservare nel tempo un quadro chiaro della
situazione. L'effetto potrebbe essere ancora piu' pronunciato e avere
conseguenze piu' serie in sessioni di CMC piu' ampie e prolumgate".

Dario De Jaco della Direzione Atenei, parte da una analisi del mezzo:
"Una delle forme piu' tipiche della CMC e' la Posta Elettronica (...) E'
possibile comunicare con chiunque altro senza tenere conto della
localizzazione delle caselle postali". La nuova tecnologia dell'informazione e' straordinariamente coerente con le
immagini occidentali della democrazia".

Ebbene, arriviamo al massimo della teorizzazione in materia di CMC,
recentemente sulla stampa: " ci sono comunque ambiti dove l'interattivita'
garantisce proprio una maggiore complessita'. ------------------------------------------------------------------------------
> se invece il viaggio,
la vacanza, vogliono essere una fuga < 2 nella civilta' del turismo globale, dove tutto e' stato esplorato e non esiste piu' il confine tra il noto e l'ignoto, questo desiderio e' destinato ad essere inevitabilmente frustrato: "Il viaggio diventato turismo e' come misurare la cella del detenuto dove altri prigionieri mobili e 'liberi' hanno lasciato il solco". \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\
A B B R U Z Z E S E .............................................................................. 1° - invece di andare verso compatibilita' di sistema nelle reti interattive, esaltazione delle manipolazioni, delle soggettivita', degli interessi diversi, delle strategie, dei conflitti in campo. .............................................................................. 2° - invece di un rapporto individuo\media piu' ravvicinato, piu' umano, piu' istintivo,piu' diretto,piu' libero, favorire il distacco tra emotività e sistema macchina, rallentando con procedure, articolando le scelte si\no su una miriade di problemi. \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ Computer Mediated Communication Comunicazione Mediata dal Calcolatore. ......................................................................... Qualcuno si lamenta del fatto che tutto prima o poi finisce per diventare sigla...ahime'! Stessa sorte e' toccata alla Computer Mediated Communication. C'e' una discreta letteratura al riguardo. Ho potuto risalire al '91, anno in cui la sigla compare sulla stampa specializzata (Multimedia). Sicuramente le sue origini saranno molto piu' remote e risiedono - ci scommetterei - negli USA. L'ambiente scientifico, a fronte di esperienze in ambito didattico, ne critica i risultati, giudicati deludenti considerate le premesse. ................................................................................................... Nei mesi aprile e maggio 1989 l'Universita' di Syracuse diede il via ad una sperimentazione un seminario CMC che vedeva collegate in rete diverse sedi universitarie sparse qua e la'. Una iniziativa di un gruppo di studenti del programma Instructional Design, Development & Evalutation (IDD&E, Progettazione, sviluppo e valutazione didattici). Il professor Alexander J. Romiszowski commenta: "(...) tutti avevano l'impressione, durante il seminario, che si discutessero molti piu' argomenti e che la struttura e la dinamica dell'interazione tra i partecipanti fosse molto piu' complessa di quanto era in effetti. Questo sembrerebbe confermare l'idea che le caratteristiche della CMC creino ai partecipanti difficolta' a conservare nel tempo un quadro chiaro della situazione. Mentre in una discussione a faccia a faccia si possono affrontare successivamente molti argomenti, ma la loro relazione rimane nella memoria, l'estendersi della discussione (costituita da sessioni brevi ed occasionali) su un arco di tempo molto maggiore introduce difficolta' aggiuntive nel mantenere una prospettiva generale della discussione nel suo complesso. L'effetto potrebbe essere ancora piu' pronunciato e avere conseguenze piu' serie in sessioni di CMC piu' ampie e prolumgate". Successivamente, nella sessione estiva si era andata confermando la tesi che, causa della mancata o parziale partecipazione ai seminari CMC, fosse la difficolta' di conservare una struttura complessiva del discorso che si evolve nel tempo e che l'ambiente ipertestuale (una shell in cui tutti i messaggi possano essere riversati nella forma piu' ricca di possibili riferimenti incrociati, si presenta come soluzione ideale) finiva per essere il necessario utile supporto per una funzionale, efficiente ed efficace CMC. Ma questo e' altro tema. ............................................................................. Dario De Jaco della Direzione Atenei, parte da una analisi del mezzo: "Una delle forme piu' tipiche della CMC e' la Posta Elettronica (...) uno scambio di informazioni strutturate dove e' chiaro chi scrive a chi e, se ben usata, anche perche'. Questo medium ha molti indubbi vantaggi rispetto ad altri canali di comunicazione tradizionali (...) poiche' il suo prodotto e' elaborabile a piacimento, essendo gia' in forma trattabile da un calcolatore e non semplicemente una immagine sulla carta. (...) E' possibile comunicare con chiunque altro senza tenere conto della localizzazione delle caselle postali". Ma ecco subito i difetti:" Alcuni problemi della CMC sono ascrivibili alle modalita' specifiche del messaggio che deve essere scritto mediante la tastiera di un elaboratore ......................................................................................................... (...)". De Jaco prosegue citando "In democrazia le persone credono che ciascuno dovrebbe essere ammesso a comunicare su basi di parita'. Nessuno dovrebbe essre escluso dal libero scambio di informazioni. Il fatto che decisioni indipendenti si esprimano ha come risultato che piu' menti contribuiscono alla soluzione dei problemi e all'innovazione . La nuova tecnologia dell'informazione e' straordinariamente coerente con le immagini occidentali della democrazia". Ebbene, arriviamo al massimo della teorizzazione in materia di CMC, recentemente sulla stampa: " ci sono comunque ambiti dove l'interattivita' garantisce proprio una maggiore complessita'. Immaginiamo in un'azienda, o gruppo politico o formazione politica, di dover prendere una decisione importante. L'interattivita' permette a un numero di decisori molto piu' alto di partecipare. Ognuno di essi dopo essersi espresso sul suo terminale, potra' vedere quali sono gli orientamenti prevalenti , comunicare la sua opinione, Una specie di Discussione mediata dalla macchina, che non sarebbe possibile se tutti dovessero incontrarsi fisicamente". Siamo tuttora in attesa di applicazioni .... CMC \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ dall'Odissea al turismo globale -------------------------------------------------------------------------------------------------------- il viaggio contemporaneo: gli italiani alla > ricerca di una identita' nazionale e personale < 1 moltiplicano i loro spostamenti in un turismo continuo e quasi frenetico. ------------------------------------------------------------------------------ > se invece il viaggio,
la vacanza, vogliono essere una fuga < 2
nella civilta' del turismo globale, dove tutto e' stato
esplorato e non esiste piu' il confine tra il noto e l'ignoto,
questo desiderio e' destinato ad essere inevitabilmente
frustrato: "Il viaggio diventato turismo e' come misurare
la cella del detenuto dove altri prigionieri mobili e 'liberi'
hanno lasciato il solco".
------------------------------------------------------------------------------
E' appunto il turismo globale che ha spento quelle fonti
di significato che sempre si sono trovate nel viaggio.
Oggi che "il mondo e' diventato un manifesto appeso
ad un muro che si puo' consultare al prezzo di un biglietto"
si puo' parlare semmai di era del post-turismo.

"La standardizzazione, la moltiplicazione, il generale
disprezzo dei clienti, hanno fatto evaporare gran parte del
piacere che una volta si trovava nel turismo",Paul Fussel.

E difatti i sentimenti piu' diffusi dei viaggiatori contemporanei
che riflettono su di se', sono "irritazione, delusione, rabbia"
perche' nella civilta' del 'tutto compreso' "il desiderio piu'
acuto del turista e' quello di evitare i turisti e i posti in cui
si raccolgono".

BitTorrent

Sunto automatico
Com'è nato BitTorrent?
«Nel 2001, dopo aver accumulato una buona esperienza come programmatore, il mio ultimo posto di lavoro e evaporato con lo scoppio della bolla di Internet. In tutte le reti c'e una vasta capacità di traffico che non e utilizzata, perche la maggioranza dei partecipanti si limita a fare downloading, ovvero a scaricare, a "consumare" pagine web o altri file, senza caricare niente. Nell'uso pratico, per chi vuole scambiare file, con BitTorrent cosa cambia?
«Agli occhi dell'utente quasi nulla: c'e il file che tu vuoi, ci clicchi sopra, o meglio clicchi su un link in una pagina web, e BitTorrent ti chiede dove lo vuoi salvare. Il risultato e piu stabile e molto piu veloce».
Era consapevole che BitTorrent avrebbe scatenato un pandemonio?
«Neanche per idea. Non avevo alle spalle un'azienda, un budget, uno staff di persone. L'associazione dei produttori di Hollywood vede iI problemasottoun'altra luce.A dicembre ha lanciato una valanga di denunce contrositi cheospitavano link a file BitTorrent. Allora perche non inserisce dentro a BitTorrent un sistema Dmr (Digital Rights Management) per la gestione e protezione del copyright?
«No, da un punto di vista tecnico l'applicazione del Drm a livello della distribuzione è completamente sbagliato. Caso mai andrebbe implementato a livello del file originario. E' inevitabile che l'intero livello della distribuzione tradizionale dei media finisca per squagliarsi».
Annunciare la morte di Hollywood,delle major discografiche, del sistema delle show business, non le pare un po' esagerato?
«E perche, scusi? Se prendiamo il caso della musica è ovvio che oggi c'e un problema di sovrapproduzione, il mondo è pieno di giovani creativi capaci di produrre ottima musica. Posso lavorare senza scadenze, senza pressioni, programma re esattamente nella maniera che mi sembra piu giusta.

Com'è nato BitTorrent?
«Nel 2001, dopo aver accumulato una buona esperienza come programmatore, il mio ultimo posto di lavoro e evaporato con lo scoppio della bolla di Internet. Disoccupato e senza prospettive, ho deciso di dedicarmi a tempo pieno a un progetto mio, un problema molto specifico di networking che mi incuriosiva. Volevo capire come evitare il fatto che, quando un file diventa improvvisamente popolare, chi lo ha pubblicato su Internet si ritrovi subissato dall'effetto valanga delle richieste, che gli mandano in tilt il computer, gli fanno spendere una follia in costi di connessione perche tutto il mondo lo vuole in contemporanea».
E che cosa ha scoperto?
«Sono partito da un'intuizione banale. In tutte le reti c'e una vasta capacità di traffico che non e utilizzata, perche la maggioranza dei partecipanti si limita a fare downloading, ovvero a scaricare, a "consumare" pagine web o altri file, senza caricare niente. Ho quindi pensato come sfruttare questa capacità di uploading, o di "pubblicazione", che siede nel network senza fare nulla, perche e una risorsa essenzialmente gratuita».
Nell'uso pratico, per chi vuole scambiare file, con BitTorrent cosa cambia?
«Agli occhi dell'utente quasi nulla: c'e il file che tu vuoi, ci clicchi sopra, o meglio clicchi su un link in una pagina web, e BitTorrent ti chiede dove lo vuoi salvare. La novità è dietro le quinte, perche invece di andare a chiedere il file a chi lo aveva pubblicato, BitTorrent si mette in comunicazione con tutti gli altri utenti che lo stanno scaricando in quel momento, e comincia a scambiarne piccoli pezzetti con tutti loro, riassemblandolo automaticamente su tuo computer. Il risultato e piu stabile e molto piu veloce».
Trasfomando i consumatori passivi in altrettanti nodi di pubblicazione,lei ha permesso la circolazione di file colossali,da centinaia di megabyte.Come immaginava che la gente l'avrebbe utilizzata?
«Non ne avevo la minima idea. Ho progettato BitTorrent senza una visione particolare di cosa poteva diventare.Sicuramente non mi aspettavo che sarebbe stato urilizzato per la distribuzione del video digitale - cosa che si e dimostrato capacissimo di fare,con mia notevole sorpresa - perchè a quell'epoca i file video erano ancora così enormi che nessuno si azzardava a pubblicarli sul Web. Se proprio vuole una fonte di ispirazione, visto che in ogni progetto di software si usa sempre un cliente di riferimento, io ho adottato "e-tree", una comunità on line di musica alternativa, con una collezione di registrazioni di concerti, file audio ad alta fedelta molto pesanti, che non sapevano come distribuire».
Beh, il risultato e andato ben oltre l'obiettivo iniziale... Era consapevole che BitTorrent avrebbe scatenato un pandemonio?
«Neanche per idea. Io all'epoca non ero nessuno. Non avevo alle spalle un'azienda, un budget, uno staff di persone. Ho affrontato quel problema da un punto di vista puramente tecnologico, perche la mia capacità tecnica era l'unica risorsa che avevo a disposizione per farmi notare».
Che lei lo volesse o no, BitTorrente diventato iI sistema peer-to-peer preferito per il traffico di materiali protetti da copyright.Non si sente un po' responsabile?
«No, non c'e niente di nuovo: i pirari hanno sempre sfruttato le nuove tecnologie emerse nel campo delIa distribuzione di contenuti. Anzi, visto che la maggior parte dei contenuti distribuiti finora con la tecnologia tradizionale erano materiali protetti e controllati da grandi colossi commerciali, adesso che c'e una nuova tecnologia di distribuzione non mi stupisce affatto che inizialmente ci circoli sopra la stessa roba. La differenza è che BitTorrent è usato anche per pubblicare tonnelIate di altre cose, tutte legali, permettendo a chiunque, senza risorse, di raggiungere un' audience globale. Questo prima non era possibile».
L'associazione dei produttori di Hollywood vede iI problemasottoun'altra luce.A dicembre ha lanciato una valanga di denunce contrositi cheospitavano link a file BitTorrent. Tutto questo movimento di avvocati non la preoccupa?
«Direi proprio di no. Io personalmente non ho mai scaricato nulla di illegale. Penso anzi che quelli che sono finiti nei guai se la sono cercata. Trafficare copie illegali di film con BitTorrent non e diverso da farlo in altre maniere: e ovvio che rischi di farsi beccare. Non e un tipo di attività che voglio incoraggiare ».
Allora perche non inserisce dentro a BitTorrent un sistema Dmr (Digital Rights Management) per la gestione e protezione del copyright?
«No, da un punto di vista tecnico l'applicazione del Drm a livello della distribuzione è completamente sbagliato. Caso mai andrebbe implementato a livello del file originario. Ma e un lavoro che non mi ha mai interessato, perche sono convinto che tanto le protezioni non funzionano».
Come risponde allora alle preoccupazioni dei giganti delle spettacolo?
«Che vivono nel passato e non hanno la minima idea di quello che gli sta per succedere.
I prodotti digitali sono distributi ancora in un modo assolutamente arcaico -cd, dvd, rv -che è destinato a scomparire in pochi anni. BitTorrent forse accelerera il processo un pochino, ma e la marcia inesorabile della tecnologia, visto che banda di trasmissione e computer costano sempre di meno. E' inevitabile che l'intero livello della distribuzione tradizionale dei media finisca per squagliarsi».
Annunciare la morte di Hollywood,delle major discografiche, del sistema delle show business, non le pare un po' esagerato?
«E perche, scusi? Se prendiamo il caso della musica è ovvio che oggi c'e un problema di sovrapproduzione, il mondo è pieno di giovani creativi capaci di produrre ottima musica. Quando avranno tutti l'opportunità di presentare il loro lavoro a livello globale e moho probabile che il sisterna delle star scomparira, perche il passaparola fra gli appassionati e in genere più potente dei soldi del marketing e I'offerta sarà praticamente infinita. Fare musica senza i budget milionari dell'industria discografica potrebbe diventare un po' come scrivere poesie: un'attivita che paga poco o nulla anche se offre grandi soddisfazioni».
Allo stesso tempo, se BitTorrente veramente I'anteprima di una nuova infrastruttura di comunicazione globale, non le pare che qualcuno di quegli artisti lo potrebbe usare per conquistare l'attenzione di milioni di fan virtuali?
«Certo, ci saranno sempre artisti molto bravi, che faranno soldi a palate. Ma sara un fenomeno moho piu meritocratico, dove il successo sara deciso dal pubblico e non creato a tavolino dalle major. Non ci sara piu bisogno di sovvenzionare lo stile di vita di un'industria come quella discografica adesso che la tecnologia l'ha resa obsoleta».
Possiamo dire che e iI prima esempio di questa star del futuro e proprio lei?
«Se intende che non ho alle spalle un logo aziendale, o un budget di marketing, ma solo il valore di un'idea diventata molto popolare, e vero. Nel mio sito web c'e un bottone PayPal che permette a chiunque di donare fondi con una carta di credito. I contributi di chi apprezza il mio lavoro mi permettono oggi di sbarcare dignitosamente il lunario. Sono molto fortunato. Posso lavorare senza scadenze, senza pressioni, programma re esattamente nella maniera che mi sembra piu giusta. Non c'e' nulla che mi potrebbe far più felice».

Sunto automatico

Sunto automatico
Centinaia di migliaia di giovani vivacchiano senza studiare e senza lavorare, spogliati di ogni volontà. Quartieri dove passano i giorni e le notti sono puro squallore, cemento e cocaina, centri commerciali e miseria, nessun cinema,nessun teatro, nessuna libreria, niente; in testa da quasi vent'anni i ragazzi hanno due o tre chiodi fissi, piantati con crudeltà dalla cultura imperante: soldi, successo, divertimento. Un'esistenza fatta di sacrifici, mutui trentennali per la casetta, denti stretti, fatica quotidiana, chiesa la domenica e sveglia alle sei del lunedì, briciole e sangue, loro non la vogliono più. Li c'è posto per pochissimi. Per gli altri c'è il buio, il niente, al massimo un posto in platea per applaudire chi ce l'ha fatta e crepare d'invidia. Il successo è la nostra corta eternità.

Centinaia di migliaia di giovani vivacchiano senza studiare e senza lavorare, spogliati di ogni volontà. Quartieri dove passano i giorni e le notti sono puro squallore, cemento e cocaina, centri commerciali e miseria, nessun cinema,nessun teatro, nessuna libreria, niente; in testa da quasi vent'anni i ragazzi hanno due o tre chiodi fissi, piantati con crudeltà dalla cultura imperante: soldi, successo, divertimento. Tra loro si muovono sempre più numerosi gli immigrati, a volte operosi, e dunque meglio disposti a sobbarcarsi del poco lavoro disponibile, a volte sovreccitati dalle potenzialità offerte fintamente dal nostro mondo, e dunque sfacciati e aggressivi nella ricerca di un posticino al sole. Mescolate tutto questo, agitate, e la molotov è pronta.
I miei allievi hanno chiara solo una cosa: non vogliono ripetere la vita dei loro nonni e dei loro genitori. Un'esistenza fatta di sacrifici, mutui trentennali per la casetta, denti stretti, fatica quotidiana, chiesa la domenica e sveglia alle sei del lunedì, briciole e sangue, loro non la vogliono più. Sono cresciuti tra mille garanzie di una felicità imminente, videoclip colorati e frenetici, show e risate e immagini goduriose su ogni canale, sulla strada illuminata che deve portare a una Terra Promessa, e indietro non ci vogliono tornare. Come gli albanesi, hanno visto che oltre il tempestoso ma breve braccio di mare c'è la Cuccagna, e di sicuro non si accontentano di niente di meno. Poi passano i giorni, le settimane, i mesi, gli anni e non accade niente. La strada sotto casa è ancora piena di buche e di fango, lo spacciatore all'angolo è sempre lì, la noia e la desolazione non si spostano di un metro, e allora nella testa cresce lo sconforto. La solitudine. Oppure la rabbia.
Una ragazza mi ha detto: «Professore, ha presente il fascio di luce che d'improvviso avvolge l'Ospite d'onore e lo separa dal buio? Quella chiazza bianca o gialla sul palcoscenico? Mi sono accorta che è piccola. un cerchio minimo. Tutti non ci possiamo entrare, e neanche parecchi. Li c'è posto per pochissimi. Per gli altri c'è il buio, il niente, al massimo un posto in platea per applaudire chi ce l'ha fatta e crepare d'invidia. A me non piace stare da una parte ad applaudire gli altri. Oggi a nessuno piace. Ma non mi va nemmeno di uscire dal teatro e mettermi a battere chiodi o sudare per due lire come mio padre e mia madre. lo quella luce la voglio. lo li capisco quelli che bruciano le macchine a Parigi. Loro la luce se la fanno da soli, e il mondo li guarda, arrivano le telecamere e il buio non c'è più, non c'è più questo schifo di vita». Forse ha ragione la mia allieva, è una che sente come va il mondo meglio di tanti sociologi. Forse le cose stanno proprio così. Una macchina che brucia è già un faro, un vanto, un salto fuori dal nulla. Ormai solo il successo libera dal senso di fallimento e di morte. Il successo è la nostra corta eternità. La vita, con i suoi pesi e le sue tribolazioni, non la vuole più nessuno. E allora prepariamoci a spegnere i fuochi che abbiamo voluto accendere nella sterpaglia dell'esistenza, dopo tanti inviti ad ardere festosamente, prepariamo gli idranti.

venerdì 22 ottobre 2010

Contro la matematica per deficienti

ritrovare l'ingenuità

ri-usare mani ed occhi insieme

Emma Castelnuovo ha studiato presso l'Istituto di Matematica dell'Università di Roma attualmente intitolato a suo padre, Guido Castelnuovo, importante studioso di Probabilità e "padre fondatore" della scuola italiana di Geometria. Qui si laurea, nel 1936, in Matematica con una tesi di Geometria algebrica. Al termine degli studi lavora, dal '36 al '38, come bibliotecaria nello stesso Istituto.
Nel 1938 risulta vincitrice del concorso per insegnare nella scuola secondaria, ma non ottiene la cattedra a causa delle leggi razziali vigenti durante il periodo fascista. Per lo stesso motivo perde il posto di bibliotecaria. Da 1939 al 1943 insegna nella Scuola Ebraica di Roma. L'invasione tedesca degli anni '43 e '44 la costringe alla clandestinità. Dopo la liberazione di Roma (giugno 1944) ottiene la cattedra in una scuola media statale. Nello stesso anno organizza una conferenza sull'insegnamento della Matematica.
E' del 1946 un articolo su "Il metodo intuitivo per insegnare la Geometria nel Primo Ciclo della Scuola Secondaria", con le idee che sviluppa poi nel libro "Geometria Intuitiva" (1949). Dalla prefazione della prima edizione si nota l'assoluta attualità delle sue idee:
"obiettivo principale del corso di Geometria intuitiva è suscitare, attraverso l'osservazione dei fatti riguardanti la tecnica, l'arte e la natura, l'interesse dell'alunno per le proprietà fondamentali delle figure geometriche e, con esso, il gusto e l'entusiasmo per la ricerca. Questo gusto non può nascere, credo, se non facendo partecipare l'alunno nel lavoro creativo. E' necessario animare la naturale e istintiva curiosità che hanno i ragazzi dagli 11 ai 14 anni accompagnandoli nella scoperta delle verità matematiche, trasmettendo l'idea di averlo fatto per se stessi e, dall'altra parte, far sentite progressivamente la necessità di un ragionamento logico".
Nel 1952 pubblica il libro di Aritmetica "I Numeri" per alunni del primo ciclo delle superiori. Nel frattempo, nel 1950 era nata la Commissione Internazionale per lo Studio e il Miglioramento della Didattica della Matematica (C.I.E.A.E.M.). Emma Castelnuovo è nominata membro della Commissione e, in questo ambito, conosce e collabora, tra gli altri, con Piaget. Nel 1956, a Madrid la Commissione celebra la sua 11° riunione con una esposizione di modelli e materiali didattici e Emma Castelnuovo presenta una relazione per illustrare un metodo didattico per l'esposizione delle sezioni coniche (con la partecipazione degli alunni del liceo italiano di Madrid). Sempre la C.I.E.A.E.M. nel 1958 promuove la pubblicazione del libro "I materiali per insegnare la Matematica" con articoli di personalità importanti nella didattica della Matematica. L'articolo di Emma Castelnuovo ha come titolo "L'oggetto e l'azione dell'insegnamento della Geometria intuitiva".
Nel 1963 pubblica il libro Didattica della Matematica. Tra il '71 e il '74 organizza Roma un'esposizione di lavori dei suoi alunni; queste esposizioni daranno vita alle due pubblicazioni: "Documenti di un'esposizione matematica" nel 1972 e "Matematica della realtà" nel 1976. Nel 1993 pubblica il libro di divulgazione "Pentole, ombre e formiche". In viaggio con la Matematica.
Emma Castelnuovo ha sempre, per sua scelta, insegnato nel primo ciclo della scuola secondaria (scuola media), con alunni tra gli 11 e i 14 anni.

mercoledì 20 ottobre 2010

Elio Pagliarani alla Tartaruga, 1987

 
editor Orazio Converso

PreLoad. Videor Videorivista di Poesia diretta da Elio Pagliarani

da un colloquio con Federica Ferreri

Quella sera alla Ragnatela di via dei Coronari 68 a Roma [27 aprile 1987, Reading di Elio Pagliarani] ci siamo dati appuntamento a casa sua in via Margutta per decidere - da qualche tempo si parlava di fare dei readings, dei laboratori, dei video qualcosa di più articolato ed efficace, sporgendoci nel mondo dei nuovi media.
Sarà una videorivista per l'homevideo nel circuito delle Librerie Feltrinelli.

Appena entrati, Amedeo il videomaker ed io, Elio andò subito al punto, stabilì il quadro di riferimento: "ci vuole Balestrini per le sue frequentazioni internazionali, Spatola (che io non conoscevo!) che cura delle edizioni speciali da anni, Costa e Riviello per le formidabili performances pubbliche, come redattori "interni". Editoriali, poi, ogni volta incontrando un poeta diverso (saranno Adriano Spatola, Edoardo Sanguineti, Alfredo Giuliani, Giorgio Celli, Alfonso Berardinelli, etc) e 'speciali su Amelia Rosselli Giovanna Bemporad Vito Riviello; si sarebbe chiamata...". Proposi Videor, un verbo passivo, che Sanguineti precisò mi pare "semideponente" - : approvato! La radice di videor(ivista), videor(egistrazione), ma anche 'sono visto' e non l'attività di vedere guardare indagare.
 Un bel contributo critico venne presto da Alberto Abruzzese stimolato dalla prima recensione di Massimo Celani ("Il verso che viene dal video, il video che viene dal verso", Videor n°1)

POESIA di Alberto Abruzzese
Il verso del video
E' un esperimento interessante. Può essere l'inizio di un piccolo mercato "lirico" per chi possiede videoregistratori o lettori. Sono uscite le prime due cassette ("Videor", videorivista di poesia diretta da Elio Pagliarani) in cui poeti come Balestrini, Costa, Riviello, Spatola e molti altri si sono raccolti intorno ad una iniziativa (La Camera Blue di Roma) volta a proporre l'intrusione dell' 'immagine della voce" nella comunicazione televisiva.
La scelta linguistica che emerge ha qualcosa a che vedere con quel genere di videoarte che predilige i. "tempi illimitati " i "tempi morti" come programmatica negazione critica del tempo "scarso" profondamente sentito ed esibito dai consumi di massa.
In sostanza "Videor" si rivolge a un pubblico di "simili", usa il video come salotto, al massimo una piazza; anzi "piazzetta" per letture e conversazioni sulla poesia e sui poeti (sempre più "opera" essi stessi).
Nel ricorso a corpi e parole, private di ogni "decorazione" e di ogni "sceneggiatura", "Videor" ha da vendere non solo l'esibizione di una tradizione in pericolo (e magari di una "subcultura" accecata da un mondo per lei non più comprensibile), ma anche l'attrattiva di un linguaggio pieno di "vuoti","disperso", "disperato", che può incuriosire, ipnotizzare il pubblico dei non-iniziati (un poco come le aste televisive notturne "rapiscono" anche chi non vuole comprare...). Ma può anche funzionare da "'scuola", da "tirocinio" per i poeti stessi, se resi insoddisfatti dall'uso del video come puro e semplice specchio in cui riflettersi, perché costretti comunque dal mezzo audiovisivo a confrontarsi con ritmi e sostanze diverse, a ragionare con l'epoca dell'elettronica non dall'esterno ma, volenti o nolenti, sapienti o incoscienti, dall'interno. Nel suo "gorgo"..."naufragio" o "zattera" che sia .

VIDEOR, a cura di Elio Pagliarani.
La Camera B/ue, lire 30 mila, nelle Librerie Feltrinelli L' Espresso 9 aprile 1989

Nota: videoeditor Orazio Converso

Furono anni di intenso lavoro che portarono, tra l'altro, alla produzione di uno dei primi videodischi di poesia proprio in Calabria per iniziativa del gruppo di ricerca di Gianfranco D'Atri all'Università di Calabria con Videor.

sabato 16 ottobre 2010

L'approdo

su “Tindari” che comincia

Ntra na muntagna sulitaria,alpestra
Sutta celu gnilatu, ed aria impura
Sentu sulu parrari à la finrestra
Li venti, ch’amminazzanu li mura.

Di niuri olivi e pallida inestra
Sta la campagna ngramagghiata e scura:
Criju, chi ccà s’agnuna, e si sequestra,
Quannu stà visitusa la natura.

icone

Nell'Enciclopedia del Tesoro c'era di tutto, ma le figure erano memorabili; così nella Utet nel Dizionario Enciclopedico e nel vocabolario stesso d'italiano. Oggi diremmo icone, quelle ricordo, grandi e piccole, madonne del sapere suggestivo e netto, frecciante e sonnambolico.
Guardavo le figure, e le didascalie meno, mentre i titoli erano ovunque.

Brigantino

venerdì 15 ottobre 2010

Il rifiuto

Se incontro una bella ragazza e le dico: «Sii carina, vieni con me », e costei passa oltre facendo finta di nulla, con quel suo silenzio lei intende dire:
«Tu non sei un duca dal nome altisonante, non sei un americano massiccio dalla corporatura di un pellerossa, dai quieti occhi orizzontali, dalla pelle temprata dall' aria delle praterie e dei fiumi che le solcano, non sei mai arrivato sino ai grandi laghi che si trovano chissà dove, né li hai attraversati. Per quale motivo dunque una bella ragazza come me dovrebbe venire con te? ».
« Stai dimenticando che non ti scorrazza per le strade nessuna automobile che dondoli con ampi oscillii; né scorgo i signori del tuo seguito in abiti attillati che benedicendoti ti accompagnano formando un perfetto emiciclo; è vero, hai i seni ben raccolti nel tuo corpetto, però le tue gambe e le tue anche sanno rifarsi di quella castigatezza; indossi un vestito di taffetà tutto pieghettato che a noi tutti tanto piaceva l'autunno scorso, eppure ogni tanto sorridi, con questa minaccia di morte impressa sul tuo corpo. »
«Sì, abbiamo ragione tutti e due e, per non rendercene conto in maniera inoppugnabile, vogliamo andarcene a casa - non è così? - ognuno per conto suo. »

8. leggendo "Google Tv, il palinsesto"

con Google stanno lavorando Intel (per l’hardware), Sony (per la nuova televisione), Logitech (per i telecomandi, le interfacce e per i settopbox con cui trasformare qualsiasi Tv in una Google Tv) e per i contenuti Turner Broadcasting (TBS, TNT, CNN, Cartoon Network, ecc), Netflix, Amazon e Pandora (film, show televisivi on demand, canali musicali e i servizi giornalistici del New York Times e di USA Today). Il servizio partirà probabilmente in autunno..


L'ho letto con  Istruzioni per Loose, 1995, X-Url: http://www.alter.it/alterweb/LooseTV/istruzioni.html, ma sapendo bene che anche per Google la LOOSETV è un effetto involontario, fatale. Ora che le reti sono mature, e Google è una grande istituzione decisiva, non per questo il matrimonio tra la Televisione e la Rete è fatto..




Istruzioni per Loose, 1995, X-Url: http://www.alter.it/alterweb/LooseTV/istruzioni.html La tv presenta internet in veste virtuale, veloce e tridimensionale, fascinosa e cangiante, piena di mistero. Internet che e', d'altro canto, ragazzo virtuosa e ben ordinato, riflessivo e metodica: uggiosa, diremmo; con quel brio da colonnello in pensione, ingegnere del genio, che si ritrova nel codice genetico e che anni di frequentazione universitaria per nulla hanno cangiato.Si pensi com'e' ironico, nei ritmi dell'universo internettiano, scandito da costosi lunghi caricamenti e molto spesso da attese interminate di foto e suoni, l'irrompere della simulazione televisiva che spiccia con pochi tratti gli anni che ci dividono dall'avvento delle reti di comunicazione mature. Piu' vera e interessante e' invece internet nella Loosetv."

7. leggendo "Laureati al parcheggio"

Il Paese dei dottori laureati al parcheggio
Alla fine della lettura come al solito ho penZato al Grillo ParlanDe, come fosse solo una eco dei Barthes, Baudrillard, Foucault e gli altri..

Pavonessa/Prigionessa

http://www.thinkingshop.com/AIP/aesthetics/plato-baudrillard.htm
Rossano, Calabria, Italia
to determine if photography has aesthetic and artistic merit. Can photography claim to be a field of artistic endeavor or must we capitulate to Benjamin's point of view and reject "mechanical" modes of artistic reproduction"?

Summarize Baudrillard's position on the status of the real

6. Le vigilant Camera e i Media: l'Emittente Telematica

http://video.corriere.it/coma-una-lite-biglietteria
Non era difficile prevederlo, le videocamere installate - sfuggendo al dominio ferreo dei giornalisti - riportano, come avrebbe voluto Zavattini, in tempo reale la vita della città.
La tele-visione rimonta sulla finzione cinematografica, azzera il montaggio, mette a nudo la produzione eterodiretta delle notizie.

mercoledì 13 ottobre 2010

Luciano Bianciardi traduce Henry Miller

Tutto cio' che accade, se ha senso e' per natura contraddittorio.Fino a che non incontrai colei per cui ho scritto questo libro, io immaginavo che da qualche parte,fuori, nella vita come suol dirsi,fosse la soluzione di tutte le cose. Pensai, incontrandola,di stringere nelle mie mani la vita,di aver messo la mano su qualcosa da addentare. E invece la vita mi sfuggi di mano,completamente.
Cercavo qualcosa a cui aggrapparmi, e non trovai nulla.Ma tendendo la mano,e cercando di aggrapparmi,di attaccarmi,non solo restai a galla,ma trovai anche qualcosa che non avevo cercato,me stesso.Trovai che quanto avevo desiderato, tutta la vita, non era vivere — se si chiama vivere cio' che fanno gli altri­­ — ma esprimermi.Capii di non aver mai avuto il minimo interesse per la vita,ma solo per cio' che faccio adesso,qualcosa che e' parallelo alla vita,e al tempo stesso della vita e oltre la vita. Quel che e' vero non mi interessa quasi, e nemmeno quel che e' reale; mi interessa solo quello che immagino che sia, quel che avevo represso ogni giorno dentro di me per vivere.Che mi tocchi morire oggi o domani a me non importa e non mi ha mai importato; ma che nemmeno oggi, dopo anni di fatica, riesca a dire cio' che penso e sento, questo mi secca, mi rode.
( pag.2 Tropico del capricorno ed. Feltrinelli )

jobs

2010/05/una-breve-premessa-per-capirci.htmlk
Una breve premessa, per capirci. Con la rete dei BBS (1) agli inizi degli anni 90 del secolo passato si diffonde in Italia la pratica telematica sul territorio, al di là dell'internet universitari in uso dai ricercatori. Utilizzando macchine costruite per il personal computing si costruirono Oggetti di Rete (P.o.P) a + b + c fondamentali per la crescita di quel fenomeno che oggi identifichiamo con il digitale telematico, la Rete delle Reti (Internet e i suoi protocolli universalmente accettati come standard). La diffusione orizzontale di macchine originali ed autonome permise di saltare a piè pari l'interdizione dei sistemi che prevedevano server centralizzati e semplici terminali per l'utenza.

Basta vedere-leggere la foia trionfante de il giornalista del quotidiano la repubblica per capire l'operazione: ricacciare il protagonismo dei soggetti in rete nel limbo degli eterni infanti.
Gli jobs sono dunque fatti?
Neanche pe' gniende, ma è un grave costo che si abbatte sulla community, quella generale, degli affluenti attuali che trovano al varco giornalisti&vendeuses (Etymology: French, feminine of vendeur salesman, from Middle French. Date: 191)

domenica 10 ottobre 2010

6. Radio_Amanti

Io rido, ma la vita religiosa non la paga nessuno
Suor Maria Giuliana, Foligno, settembre 2010
[Intervista tivvù in occasione del suo 100° compleanno]

i Radioamatori, da non confondere con quelli che amano la radio e la ascoltano, costituiscono la topica decisiva sulla genesi dell'homus tecnologicus vulgaris che segna ancora la pratica ingegneristica, con un rigurgito finale che non per questo non manca di fare i suoi danni in piena epoca digitale.
i Radioamatori, solo ieri l'altro:  eravamo nella condizione in cui tecnici valentissimi, spessissimo autodidatti, appassionati, andavano in giro per monti e per valli, a piedi o motorizzati, da soli o in compagnia, per città o paesi, per non dirsi a distanza assolutamente nulla se non "mi senti? come mi senti? etc", senza farsi tentare dall'effusione verbale o dall'ispirazione emotiva dell'hic et nunc espressivo.
All'altro capo, altro corno del dilemma,  gli Italiani in possesso di un telefonino, oggi. 

Fisserei una forbice di  oscillamento tra i 10 ed i 20 anni, un soffio di tempo, ma che segna due epoche, come ei fu il vecchio Napoleone

La tentazione di strumentalizzare l'ingegnere rimane immanente, man mano che gli ingegneri diventano sempre più i detentori del sapere utile, i chierici della nuova religione delle tecnoscienze. Ma - dico io - gli ingegneri come tali cosa sanno del mondo? NULLA, non sanno assolutamente nulla, NULLA. 


Ora li chiamano ricercatori, il mondo ama solo i ricercatori, pensatori sommi: ma sono soltanto i tecnici specializzati dell'oggi incombente, eh, dell'atteggiamento di chi cerca non hanno NULLA,; tetragoni, sono ben piantati sulle loro certezze a cui sono indotti dalle necessità strumentali del loro impiego. Gente pericolosa, figli diretti di quel tal  Wernher von Braun (1912–1977) dirigente nazista cooptato dalla Nasa per le glorie meravigliose e progressive della conquista dei Cieli.


ai RadioAmatori non avresti strappato un soffio vitale neanche sotto tortura! Ai nostri contemporanei costretti al telefonino tocca sotto tortura soffiare nel microfono senza sosta e si avvera la profezia di McLuhan e di Baudrillard e Barthes: una civiltà che obbliga a parlare, non che ti vieti di parlare, questo è il nuovo incubo inverato dalle tecnoscienze nella comunicazione.

E i tecnici, in ciò? Cosa amavano, cosa li teneva insieme, cosa provavano in collegamento?
Magari se si risponde a questo si può indovinare anche il motivo profondo della rete digitale, il suo successo.


Ma sia chiaro che gli ingegneri e i tecnici sono oggi due cose proprio diverse e distanti: colui che s'ingegna e indaga il mistero, che si chiede cosa ci sia che adesso non vede, è esattamente il contrario del tecnico e delle sue squallide certezze, pericolose, subalterne, coatte.

10_10_10_Matematica dell'Editor

Gioco a svuotare la scuola per ri-generare privilegi. Il campo degli sciocchi si sposta continuamente, magari su Youtube, ma ciò che nuoce è la solita lotta per il privilegio - giacchè quella dell'esistenza si tace.
L'istituzione è umiliata da tutto ciò, ora che invece avrebbe un gran bisogno di cure, assediata da media e banche, popolata da una moltitudine disattenta d'individui.
Qualche nota. Cominciò con il sequestrare negli anni settanta del secolo scorso la sinecura rai - inaugurando la genìa dei rapinatori - un dott. Angela, svuotando l'insegnamento delle scienze di quell'aura di meraviglia capace di motivare studenti e insegnanti della istituita Scuola Media Unica Statale: l'affabulatore cortese amato dalle italiane fu solo il primo, tracciò il solco.

Quel grande archivio d'immagini e suoni viene negato ancora oggi ad una pratica, alla richiesta pressante di strumenti della voga democratica, mentre un milione di impiegati gonfia il corpaccione della scuola pubblica, lo asfissìa - il sogno di un ricovero egualitario rassicurante finisce.
 Nota oltre, Una competizione | mettere a punto una tecnica competitiva

Architettura di Philippe Daverio

  1. La sostanza metropolitana
  2. Gli spazi dell'Architettura
    [Girl, guarda i ragazzi di Daverio che s'intravvedono con le loro telecamerine; dove metterai i tuoi video?]
Incipit. Un cubo di carta fatto in redazione, poi lo spazio scompare e si ritorna in piano ad un foglio di carta..

lunedì 4 ottobre 2010

5. L'uomo in chat , il metodo drammatico

Contro del magazziniere si levava il grido dell'incoscienza / contro del pourboire coniavo un'altra frase, quella dell'incertezza.“   Variazioni belliche, Amelia Rosselli

A.

Tutto è partito da questo principio: che non bisognava ridurre l'innammorato ad un puro e semplice soggetto sintomatologico, ma piuttosto dar voce a ciò che in lui vi è d'inattuale, vale a dire d'intrattabile.

Di qui la scelta di un metodo "drammatico", che rinuncia agli esempi e si basa unicamente sull'azione di un linguaggio immediato (niente metalinguaggio).

La descrizione del discorso amoroso è stata perciò sostituita dalla sua simulazione, e a questo discorso è stata perciò restituita la sua persona fondamentale, che è l'io, in modo da mettere in scena non già un'analisi, ma un'enunciazione.

Quello che viene proposto è, se si vuole, un ritratto; ma questo ritratto non è psicologico, bensì strutturale esso presenta una collocazione della parola: la collocazione di qualcuno che parla dentro di sé, amorosamente, di fronte all'altro (l'oggetto amato), il quale invece non parla.

B.

Nel tentare di definire l'identità telematica e digitale, tutto è partito da questo principio: che non bisognasse ridurre lo scrittore mediale ad un puro e semplice soggetto sintomatologico della condizione "virtuale", ma piuttosto dar voce a ciò che in lui vi è d'inattuale, vale a dire d'intrattabile.

Di qui la scelta di un metodo "drammatico", che rinuncia agli esempi e si basa unicamente sull'azione di un linguaggio immediato (niente metalinguaggio) della chat-conference, in tempo reale e sostenuta dallo scripting.
La descrizione del discorso che si tiene, per il solo fatto che si tiene in modo informatico ma in rete, è perciò sostituita dalla sua simulazione, e a questo discorso è stata perciò restituita la sua persona fondamentale, che è l'io, in modo da mettere in scena non già delle analisi, ma un'enunciazione.

Quello che viene proposto è, se si vuole, il ritratto; ma questo ritratto non è psicologico, bensì strutturale esso presenta una collocazione della parola: la collocazione di qualcuno che parla dentro di sé, amorosamente, di fronte all'altro (l'Altro), il quale invece non è detto che parli, non essendoci le costrizioni multiple dell'unità di tempo/spazio a ricattarlo.

4. Democrazia e demagogia

3. Arte di attività caotiche

Noi viviamo/ di una paura / totale / assoluta / invereconda / senza /remissioneAntonio Delfini

2. l'Editor di MondoAi Lati

“Se era tanto intelligente, perché è morto?”
Homer (The Simpsons) vs Kevin Roberts (Saatchi&Saatchi)

1. a favore dell'orgia

lettera ad Akaglenn su Mondo Ai Lati all'Università di Calabria
[ 2002_2007 ]

Aka_caro,
l'analogia del MaL (1) con un grande blog è senza dubbio calzante: solo che qui noi abbandoniamo l'onanismo [tanto per usare una terminologia cara ad Akaglenn, che saluto] tipico del blog individuale a favore dell'orgia, per così dire, con una passione tale che a volte ci appare degna di migliore causa.
Ma è la vita stessa ad essere caotica e orgiastica, perchè il MaL dovrebbe essere diverso? Perchè dovremmo abbandonare la complessità dell'esistenza per semplificare tutto, riducendo questo luogo così vitale e concreto ad una "città dei ragazzi"?
Tanto è vero quello che dico che addirittura passioni, pulsioni, desiderio di potere, affermazione individuale e risposta collettiva, sgarbi e violenze, amicizie che si vogliono eterne e inimicizie che appaiono irreversibili, tutta la gamma dei sentimenti e dell'agire umano si ritrovano in questo luogo che si pretende virtuale e sempre più si rivela reale.

Ma, come in tutti i luoghi reali che si rispettano, c'è anche bisogno di concretezza oltre che degli indispensabili sogni e visioni.

Una cosa deve essere ben chiara però: non si tratta di una "simulazione", non stiamo costruendo una cosa che non esiste. Lavoriamo ad un progetto che oggi è il reference del MaL, domani potrebbe essere quello della ASL di Cosenza o del Comune o il sito web di un'azienda o del Museo del Presente.
Le tecniche e gli strumenti che adotteremo non saranno dissimili da quelli in uso presso una qualunque di queste realtà del mondo dei "grandi".

Nel progettare un luogo dove l'informazione sia ben organizzata, efficacemente rintracciabile e ben visibile non dobbiamo perdere l'ancoraggio ai contenuti del portale, che è necessario assumere come la piccola rete nella grande Rete. Manteniamo vitale il flusso informativo, senza cristallizzarlo, grazie al forte legame con i forum, con gli articoli sul MaL ma anche su didattica e con i portalini dei professori che dovrebbero essere sempre aggiornati (possibilmente dagli stessi professori) con orari, libri di testo, dispense e avvisi.

Le Topiche

LE TOPICHE DEL DISCORSO DI
ORAZIO CONVERSO EDITOR

“ suggerisce l'idea che non vi sia una personalità ben definita e dotata di svariate manifestazioni,ma, viceversa, propone l'ipotesi che vi siano "regni" separati di cui il nostro Io è solo un aspetto”
le topiche freudiane

Topiche dal Manuale · luoghi "psico-geografici" della quotidianità ... [1.1.1] Convideo Margi e la Loosetv ...

< !-- 0.1 Primi testi. Sei topiche -- >
Alcuni strumenti concettuali, sei topiche che non vanno prese ad esempio, ma colte in relazione alla testualità che sono in grado di contenere e dispiegare tra di loro nei contesti multimediali del web.

Con essi l'elaborazione della pratica dell'editing in “un discorso che ci preceda e ci segua”1 senza schiacciarci sul reale muove dalla scrittura e crea lo strumento che proietta poi nella produzione dell'artefatto. Dalle prassi comunicative della performace può scaturire lo sforzo etico di generalizzare l'esperienza vaga del mondo perverso “reso furioso dalla percezione” che scaturisce dalla lettura dei media. ”In che modo è possibile oggi concepire il divenire furioso della specie umana? L’immiserimento dell’immaginario rende l’esistenza una cosa pazza, umiliata, offesa nella sua parte più istintuale e creativa.

(..) Divenire una “cosa pazza” significa subire una privazione di mondo che l’effetto della catalogazione tende a celare: lo smarrimento di una capacità di progettare ed immaginare proprio all’interno della trasformazione.”2, Tiziana Villani dall’intuizione di Giordano Bruno accetta di compromettersi nei media con le tensioni contraddittorie del sentire umano per tentare sempre di dire proprio le cose come stanno anche occupati in cose che non ci riguardano minimamente.

come un libro stampato

La scena dei media ha ristretto lo scenario popolare a cui allude la nostra key, parla come un libro stampato, ma il detto assume nuovo significato.
Rimane infatti - traslata nella nuova oralità elettronica, prima, e digitale, poi - la vecchia storia della machè dei linguaggi (ancora Barthes): la televisione la radio il web professionali formalizzano in modo indebito l'elaborazione e la pubblicazione proprio per marcare gli steccati, per chiudere i recinti. Per escludere.

Il parlar bene raffreddava volutamente la temperatura emotiva del discorso, segnava col gesso sul terreno le distanze, precostituiva il dominio della forma.
Annullava preventivamente la creatività individuale dei parlanti incolti, era il fascismo della lingua (Roland Barthes) in azione.

[Come un libro stampato] L'espressione popolare stava a significare in modo spiccio il parlar bene, l'acculturazione evidente dell'interlocutore, il salto sociale determinato dagli studi fatti. Ma diceva molto di più, includeva l'analisi logica della vita vissuta per cui in essa era rivendicata la forza della lingua parlata e lo stereotipo delle forme scritte, ingessate dall'edizione a stampa.

 Parla come un libro stampato Alludeva al disagio di non potersi confrontare direttamente, non tanto con l'Azzeccagarbugli, quanto con il conterraneo disponibile a coltivare un terreno comune di elaborazione del vissuto.

Verso l'edizione non-critica

Le tradizionali lauree specialistiche in ambito umanistico hanno sempre combinato formazione metodologica e formazione ermeneutica: generazioni di Dottori di ricerca di Oxford hanno dovuto imparare tanto come i libri erano stampati quanto che cosa vi era stampato. E il prodotto finale di un dottorato è tradizionalmente un ennesimo libro che si aggiunge agli altri, pronto per essere interpretato dalle generazioni a venire.

Gianfranco Contini, importantissimo filologo, studiando i manoscritti autografi degli stessi Simbolisti francesi (in particolare, Mallarmé, ma non solo), ha inventato la “critica delle varianti”, ovvero una epistemologia, una concessione alla conoscenza in fieri, di cui il testo finale stampato rappresenta solo una tappa. Segre, sulla stessa linea, ha parlato di testo come “concetto limite”. Fondendo la critica delle varianti (nata per il testo cartaceo, ma applicabile alla scrittura al computer) come cornice epistemologica, la psicologia della composizione in quanto cornice psicologico-pedagogica dello studio della scrittura, e l’informatica come possibilità concreta di non raggiungere una stabilità del testo, Fiormonte (D. Fiormonte, Scrittura e filologia nell’era digitale, Torino, Bollati Boringhieri, 2003) ha provato a descrivere ed analizzare le forme di scrittura digitale. La scrittura si rivela, infatti, in tutta la sua dimensione processuale anche – e più che altrove – nella dimensione informatica.
La tendenza generale della comunicazione moderna, che si tratti della stampa giornalistica o della pubblicità o delle arti vere e proprie, è volta verso la partecipazione a un processo piuttosto che verso la formulazione di concetti. E questa profonda trasformazione, intimamente connessa alla tecnologia, produce effetti che non hanno ancora cominciato ad essere studiati sebbene abbiano cominciato ad essere avvertiti.
Da qui l’idea di fondare un centro studi delle scienze della comunicazione.