sabato 31 dicembre 2011

L'autore come consumatore 89

Guido Guglielmi
L'autore come consumatore


Nel mondo come villaggio globale c’è un rapporto inverso tra estensione planetaria delle reti comunicative e ambiti di interesse. La comunicazione è globale; l’orizzonte quello del villaggio. Che ci sia un interesse generale è più un’assicurazione a priori che un problema. La formula corrente è: anything goes: tutto funziona lasciandolo andare per il suo verso. E si parla di “postmodemo". Una parola che è ormai entrata nel vocabolano e di cui difficilmente st potrebbe fare a meno. Il postmoderno si presenta, stando alla lettera, come ciò che viene dopo il moderno e l’avanguardia. Esso tuttavia non vuole essere un nuovo orientamento nel campo del gusto, un’altra fase della nostra storia. Vuole essere la denominazione di un’epoca, segnare un nuovo inizio. E si dice poststorico. Dove per post-storico si deve intendere: dopo la fine della modernità. Se infatti la storia è un fenomeno per un certo aspetto tutto moderno, anzi il fenomeno della modernità, come epoca che lavora in funzione di un futuro da realizzare — il futuro tradizionalmente della prosperità e della emancipazione —, allora il postmodemo è la fine del progetto e quindi della storia. Ed esso può pensarsi in dimensione sincronica, non più storico-diacronica. In questa auto- rappresentazione però i riferimenti d’obbligo sono a filosofi come Nietzsche e Heidegger che appartengono al moderno, come pienamente vi appartengono i loro mediatori francesi, soprattutto nella cultura angloamericana, Foucault, Denida; e anche Lacan. Nietzsche —- non occorre ricordarlo - ha interessato - tutto il Novecento; e una poderosa summa dell’espressionismo è stato in fondo Essere e tempo di Heidegger.
Non s’intende qui mettere in dubbio le grosse, grossissime novità che sono venute maturando in questa fine di secolo sul piano storico-mondiale. Le ha siasai bene ttencate Remo Ceserani nel suo recentissimo libro: Raccontare il postmoderno. È un libro ricco, che conviene sempre tener presente. Ma si tratta di vedere se sia giusto parlare di nuova episteme — nei termini di Foucault —o di cambiamento di paradigma culturale, di svolta d’epoca. E una svolta del tipo di quella che portò alla progressiva sostituzione del paradigma umanistico col
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