sabato 8 aprile 2023

A matita, colorati

 Mi sforzai di metterli a fuoco, di ricordarmi che cosa avevo di- segnato. Erano a matita, colora- ti. La capanna da pesca. Il mare con le creste di schiuma bianca, immerso in quell'atmosfera stra- na che precede la burrasca. Il dingo tirato in secco era forse quello di Johnny? E la barca a vela che beccheggiava. Ecco, ora ricordavo. A bordo c'erano due uomini, due pescatori.

Erano entrambi chini nello sforzo di resistere al vento; uno era curvo sul timone, l'altro alzava le gomene.

Dei due, uno era grosso, con le spalle larghe. Una figura tarchiata, con un che di violento e di brutale che nemmeno l'impermeabile di tela cerata riusciva a nascondere. Inoltre era a capo scoperto, e i capelli li avevo visti, erano bianchissimi e tagliati corti.

E l'altro, quello che si dava da fare a tirare le cime. Alto, snel- lo, come Johnny, con i capelli scuri come i suoi.

Non avevo notato nessun altro particolare che potesse aiutar- mi a identificarli, eccetto l'abbi- gliamento di quello più magro, spirina. un paio di jeans e un maglione grigio da pescatore. Come quello di Johnny.

Ma che cosa ci faceva sul molo, la prima volta che l'avevo vi-sto? Mi avrebbe ugualmente por tata sugli scogli se avesse saputo quello che avremmo trovato? Per usarmi come scudo, come testi- mone del suo shock alla scoperta della morte di Karin. "Dio! Non posso crederci!" Parole che avrei potuto ripetere davanti a una giu- ria a dimostrazione della sua in- nocenza?

Ma potevano avere anche un altro significato. "Dio! Non pos- so crederci!" E se avesse caricato il corpo sulla sua barca e poi una volta al largo lo avesse buttato in mare? In questo caso poteva es- sere rimasto scioccato nel con- statare che il corpo era arriva- to sugli scogli, restituito dal ma re.

Dovevo cercare di dormire. Erano le quattro passate.

Andai in bagno e presi un'aspirina 

Cominciava ad albeggiare, così andai a tirare le tende. La luna stava tramontando, i lunghi raggi tagliavano obliqui l'erba bagnata. Attraverso i pini