domenica 19 giugno 2011

[Morse] le evidenze cliniche

I medici facevano l’impossibile, ma per il momento qualsiasi visita era fuori discussione.
Morse era ben consapevole di quello che stava succedendo intorno a sé. Sentiva che la morte era imminente, e faceva di tutto per affrontarla con un briciolo di dignità, se non proprio di rassegnazione.
Era seduto accanto al padre quando lui era morto, e lo aveva sentito recitare le preghiere come se queste fossero una specie di polizza assicurativa per l’Aldilà.
Era il caso di seguire una simile condotta? Anche posto che esistesse l’onnipotente, beh, Lui avrebbe capito; ma siccome non esisteva, almeno secondo- l’ispettore, non gli pareva il caso di sprecare il suo fiato ormai alquanto prezioso. No, per quella lunga giornata, le mansioni erano quasi finite. Ora Morse sapeva che doveva riposare..
All’una e mezzo del pomerìggìo, il medico abbassò lo sguardo sull’uomo che dormiva. Non c’era stata nessuna reazione positiva dopo i vari trattamenti. I dosaggi diuretici che avrebbero dovuto eliminare il liquido che stava invadendo i polmoni non avevano avuto nessun successo. E anche l’ecocardiogramma non forniva la minima ragione di ottimismo.
Il medico si sedette alla scrivania e scrisse: “In base alle evìdenze clìnìche, il cuore è ìrreparabilniente danneggiato, l’insufficienza renale già evidente. Secondo me, è inutile accanirsi con la terapia”.
L’infremiera  accanto al medico lesse quello che l’uomo aveva scritto.
Non c’è nient’altro che possiamo fare?
Ii medico scosse la testa. — Preghi per un miracolo. È la sua unica speranza. Se dovesse chiedere qualcosa, lo accontenti.
— Anche se mi chiede del whisky?
Perché mi dice questo?
— Perché me ne ha già chiesto un goccetto.
— Non teniamo liquori in farmacia, temo.