giovedì 30 giugno 2011

al cambio d'autobus


—Ti andrebbe un hamburger, Lewis?
No, per me no, signore. Mia moglie starà già friggendo le patate.
Morse sorrise soddisfatto. Era bello essere di nuovo in pista, ripensare alle patatine della signora Lewis. Anche la pioggia era diminuita. Morse sollevò la testa e respirò profondamente. ignorando le domande del sergente sulla loro missione notturna.
La grande vetrata sulla facciata ovest di St Frideswide brillava di una cupa luce giallastra, e dall’interno provenivano le malinconiche note dell’organo.
Andiamo a messa? —chiese Lewis,
Per tutta risposta Morse spinse il battente del portone nord ed entrò. Subito a sinistra dell’ingresso c’era una statua della Vergine, dipinta con colori brillanti illuminata da una serie di candele disposte in cerchio, alcune sottili, subito consumate, altre robuste e tozze, pronte a fare da sentinella per tutta la notte. I ceri diffondevano sui lineamenti della Beata Madre di Dio un caleidoscopio di luci.
A Coleridge piacevano molto le candele
disse Morse, ma prima che potesse approfondire con Lewis questo enigmatico argomento, un’altra figura. quasi irreale, avvolta in una tonaca nera, emerse dall’oscurità.
Mi dispiace, signori, la funzione è terminata.
Questo lo sapevamo disse Morse. Vogliamo salire sulla torre.
Come, scusi?
Chi è lei? chiese bruscamente Morse.
Sono il sagrestano rispose l’uomo e temo che quello che chiedete non sia assolutamente possibile.
Dieci minuti più tardi, con le chiavi del sagrestano, la sua torcia elettrica e l’avvertimento che la cosa era del tutto irregolare, Morse si ritrovò sui primi gradini della scala stretta e ripida che portava alla torre. Facendosi luce con la torcia andò su, stringendo i denti, col fiato sempre più corto per la fatica e la tensione. Lewis saliva subito dietro le sue spalle. Cinquantacinque. cinquantasei, cinquantasette... sul sessantatreesimo scalino si apri-
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