Dall’ora del tè non aveva smesso di piovere e le gocce picchiettavano sulle pozzanghere del vialetto dei Lewis.
— Deve essere matto — disse Morse.
— Lavora con lei, ispettore. Vuole entrare?
Morse scosse la testa e una goccia gli cadde dalla fronte sul mento- — Vado a vedere se lo trovo.
— Lei deve essere proprio matto — mormorò la signora Lewis.
Morse guidò con prudenza sotto l’acqua fino e Headington con i tergicristalli che andavano avanti e indietro creando brevi squarci di visibilità sul vetro schizzato di pioggia.
Erano le maledette ferie a innervosirlo. Nelle prime ore del pomeriggio di quel martedì era sprofondato in poltrona, ancora una volta in preda a una torpida abulia, che a poco a poco lo paralizzava sempre di più.
A teatro davano una farsa di Joe Orton, salutata dai critici come un classico della commedia. Non lo attirava. Al Moulin Rouge l’insaziabile Sandra Bergson capeggiava un gruppo di ragazze calde, selvagge, sexy in Pronte a tutto. Per l’amor del cielo! Qualsiasi prospettiva sembrava lasciarlo scontento, e tutte le donne gli sembravano ora detestabili. Poi, improvvisamente, gli venne in mente il sergente Lewis.
Parcheggiò senza problemi la Lancia in Sandfield Road e, passando attraverso il rigido cancelletto girevole, entrò nel campo di Manor Road. C’erano solo pochi fedelissimi spettatori in piedi lungo il terrapieno sul lato ovest, con gli ombrelli striati dì pioggia. Ma la tribuna cnperta dal lato di London Road era stracolma di giovani con le sciarpe nero-arancio, che scandivano — Oxford — con grida e battimani. D’improvviso una fila di fari luminosissimi fece risplendere l’erba bagnata di mille raggi argentei.
Un boato salutò l’ingresso della squadra di casa, con la maglia gialla e i pantaloncini blu. I giocatori avanzarono correndo contro la pioggia battente e iniziarono a colpire, con una serie di tiri e rapidi passaggi, i palloni bianchi attraverso il campo zuppo d’acqua fino a farli
— Deve essere matto — disse Morse.
— Lavora con lei, ispettore. Vuole entrare?
Morse scosse la testa e una goccia gli cadde dalla fronte sul mento- — Vado a vedere se lo trovo.
— Lei deve essere proprio matto — mormorò la signora Lewis.
Morse guidò con prudenza sotto l’acqua fino e Headington con i tergicristalli che andavano avanti e indietro creando brevi squarci di visibilità sul vetro schizzato di pioggia.
Erano le maledette ferie a innervosirlo. Nelle prime ore del pomeriggio di quel martedì era sprofondato in poltrona, ancora una volta in preda a una torpida abulia, che a poco a poco lo paralizzava sempre di più.
A teatro davano una farsa di Joe Orton, salutata dai critici come un classico della commedia. Non lo attirava. Al Moulin Rouge l’insaziabile Sandra Bergson capeggiava un gruppo di ragazze calde, selvagge, sexy in Pronte a tutto. Per l’amor del cielo! Qualsiasi prospettiva sembrava lasciarlo scontento, e tutte le donne gli sembravano ora detestabili. Poi, improvvisamente, gli venne in mente il sergente Lewis.
Parcheggiò senza problemi la Lancia in Sandfield Road e, passando attraverso il rigido cancelletto girevole, entrò nel campo di Manor Road. C’erano solo pochi fedelissimi spettatori in piedi lungo il terrapieno sul lato ovest, con gli ombrelli striati dì pioggia. Ma la tribuna cnperta dal lato di London Road era stracolma di giovani con le sciarpe nero-arancio, che scandivano — Oxford — con grida e battimani. D’improvviso una fila di fari luminosissimi fece risplendere l’erba bagnata di mille raggi argentei.
Un boato salutò l’ingresso della squadra di casa, con la maglia gialla e i pantaloncini blu. I giocatori avanzarono correndo contro la pioggia battente e iniziarono a colpire, con una serie di tiri e rapidi passaggi, i palloni bianchi attraverso il campo zuppo d’acqua fino a farli
79
1979, Delitti nella cattedrale (Service of All the Dead), stampato nel 2000 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 2692