mercoledì 22 giugno 2011

Saint-John Perse, Exil (237-239 )

   Straniero, su ogni spiaggia di questo mondo, senza uditorio nè testimonio, porta all’orecchio del Ponente una conchiglia senza memoria:
   Ospite precario nei sobborghi delle nostre città, tu non passerai la soglia dei Lloyds, dove la tua parola non ha alcun corso e il tuo oro è senza titolo...
   « Io abiterò il mio nome
», fu la tua risposta aì questionari del porto. E, sui tavoli del cambiavalute, tu altro non hai che torbido da produrre,
   Come le grandi monete di ferro conumate dal fulmine. 

VII 

  
« .. Sintassi del lampo! o puro linguaggio dell’esilio! Lontana è l’altra riva ove il messaggio s’illumina:
   Due fronti di donne sotto la cenere, dallo stesso pollice visitate; due ali di donne alle persiane; dallo stesso soffio suscitate...
   Dormivi stanotte, sotto il grande albero di fosforo, cuore d’orante per il mondo, madre del Proscritto, quando negli specchi della camera impresso fu il tuo volto?
   E tu più pronta sotto il lampo, tu più pronta al sussulto sull’altra riva della sua anima, compagna e scarsezza della sua forza, tu dal soffio al suo sempre unito,
  Ti siederai ancora sul suo letto deserto, nella collera del tuo spirito di donna?
  L’esilio non è d’ieri! L’esilio non è d’ieri!... Esecra, o donna, sotto il tuo tetto un canto d’uccello barbaresco...
237
   Tu non ascolterai la tempesta moltiplicare in lontananza la corsa dei nostri passi senza che il tuo grido di donna nella notte non assalga ancora nel suo nido l’aquila equivoca della felicità »
   .. Taci, debolezza, e tu, profumo di sposa nella notte come mandorla stessa della notte.
   Dappertutto errante sulle spiagge, ogni dove errante sui mari, taci, dolcezza, e tu presenza attrezzata d’ali all’altezza della mia sella.
   Riprenderò la corsa di Nùmide, lungo il mare inalienabile... Nessuna verbena fra le labbra, ma sulla lingua ancora, come t’assale, questo fermento del vecchio mondo.
   Il nitro e il natro son temi dell’esilio. Il nostro pensare corre all’azione su piste ossose. Il lampo m’apre il letto di più vasti disegni. La tempesta invano sposta i limiti dell’assenza.
   Quei che andarono a incrociarsi alle grandi Indie atlantiche, quei che fiutano l’idea nuova alle freschezze dell’abisso, quei che soffiano nei corni alle porte del futuro
   Sanno che sulle sabbie dell’esilio sibilano le alte passioni rese spirali a sferza di lampo... O Prodigo sotto il sale e la schiuma di Giugno! serba viva fra noi la forza occulta del tuo canto!
   Come chi dice all’emissario, ed è il suo messaggio:
« Velate il volto delle donne; alzate il volto dei figli; e la consegna è di lavare il sasso delle soglie... Vi sussurrerò il nome delle fonti ove, domani, immergeremo un puro corruccio »
*

Ed è l’ora, Poeta, di declinare il tuo nome, la nascita, e la razza...
239