sabato 7 maggio 2011

Orfeo


Orfeo Euridice Hermes
(traduzione di Giaime Pintor)

Era l’ardua miniera delle anime.
Correvano nel buio come vene d’argento, silenziose. Tra radici
sgorgava il sangue che poi sale ai vivi
nella tenebra duro come porfido.
Poi null’altro era rosso.

V’erano rocce
e boschi informi. Ponti sopra il vuoto
e quell’immenso, grigio, cieco stagno
che premeva sul fondo come un cielo
di pioggia sui paesaggi della terra.
Fra i prati tenue e piena di promesse
correva come un lungo segno bianco
l’incerta traccia della sola strada.
 E quell’unica strada era la loro.


Avanti l’uomo nel mantello azzurro
agile, con lo sguardo volto innanzi
muto  paziente. Il passo divorava
la strada a grandi morsi. Gravi, rigide
cadevano le mani dalla veste
e ignoravano ormai la lieve lira
cresciuta alla sinistra come un cespo
di rose in mezzo ai rami dell’ulivo.
E i suoi sensi rompevano discordi:
lo sguardo andava innanzi, si aggirava
come un cane, era accanto e poi di nuovo
lontano, fermo sulla prima curva-
l’udito indietro come resta un’ombra.

Talvolta egli credeva di tornare
ai due che indietro sulla stessa via
dovevano seguirlo. Poi di nuovo
alle spalle restava appena l’eco
dei suoi passi e il mantello alto nel vento.
Ma diceva a se sesso: Essi verranno-,
ad alta voce, e si sentiva spegnere.
E tuttavia venivano ma due
dal lentissimo passo. Se egli avesse
potuto volgersi un istante (e volgersi
era annullare tutta quell’impresa
che si compiva ormai) li avrebbe visti,
i due che taciturni lo seguivano.

 Il dio dei viaggi e del lontano annunzio
Che innanzi a se’ reggeva la sottile
verga, e aveva sugli occhi il breve casco
e alle caviglie un palpitare d’ali;
e affidata alla sua snistra: lei.
Lei  cosi’ amata che piu’ pianto trasse
da una lira che mai da donne in lutto;
cosi’ che un mondo fu lamento in cui
tutto ancora appariva: bosco e valle,
villaggio e strada, campo e fiume e belva;
e sul mondo di pianto ardeva un sole
come sopra la terra, e si volgeva
coi suoi pianeti un silenzoso cielo,
un cielo in pianto di deformi stelle-:
lei cosi’ amata.

Ma ora seguiva il gesto di quel dio,
turbato il passo dalle bende funebri,
malcerta, mite nella sua pazienza.
Era in se stessa come un alto augurio
e non pensava all’uomo che era innanzi,
non al cammino che saliva ai vivi.
Era in se stessa, e il suo dono di morte
le dava una pienezza.
come un frutto di dolce oscurita’
ella era piena della grande morte
e cosi’ nuova da non piu’ comprendere.


Era entrata a una nuova adolescenza
e intoccabile: il suo sesso era chiuso
come i fiori di sera, le sue mani
cosi’ schive dal gesto delle nozze
che anche il contatto stranamente tenue
della mano del dio, sua lieve guida,
la turbava per troppa intimita’.


Ormai non era piu’ la donna bionda
che altre volte nei canti del poeta
era apparsa, non piu’ profumo e isola
dell’ampio letto e proprieta’ dell’uomo.
Ora era sciolta come un’alta chioma,
diffusa come pioggia sulla terra,
divisa come un’ultima ricchezza.
Era radice ormai.
E quando a un tratto il dio
la trattenne e con voce di dolore
pronuncio’ le parole: si e’ voltato-
Lei non comprese e disse piano: Chi?

Ma avanti, scuro sulla chiara porta,
stava qualcuno il cui viso non era
da distinguere. Immobile guardava
come sull’orma di un  sentiero erboso
il dio delle ambasciate mestamene
si volgesse in silenzio per seguire
lei che tornava sulla stessa via,
turbato il passo dalle bende funebri,
malcerta, mite nella sua pazienza.
 (Rainer Maria Rilke, 1923)


"Era entrata a una nuova adolescenza
e intoccabile: il suo sesso era chiuso
come i fiori di sera, le sue mani
così schive del gesto delle nozze
che anche il contatto stranamente tenue
della mano del dio, sua lieve guida,
la turbava per troppa intimità.

Ormai non era più la donna bionda
che altre volte nei canti del poeta
era apparsa, non più profumo e isola
dell'ampio letto e proprietà dell'uomo.
Ora era sciolta come un'alta chioma,
diffusa come pioggia sulla terra,
divisa come un'ultima ricchezza.
Era radice ormai.
E quando a un tratto il dio
la trattenne e con voce di dolore
pronunciò le parole: si è voltato-,
lei non comprese e disse piano: chi?
"