della fonte conoscitiva della testimonianza (a quanto mi risulta,vi è al momento il mio volume a essa interamente dedicato, il mio (Nicla Vassallo) Per sentito dire, uscito presso Feltrinelli), a livello intemazionale, da qualche decennio, si sfornano articoli e libri che, con una raffinatezza sempre più elevata, teorizzano criteri, stando ai quali quanto ci viene testimoniato riesce di fatto a trasformarsi in conoscenza, o, con maggior cautela, in credenza giustificata.
Spesso questi criteri vengono sviluppati a partire da due diverse concezioni, una di matrice reidiana, l’altra di matrice humeana: come si evidenzia per l'appunto in Per sentito dire, la prima rende la testimonianza "innocente", "in quanto meritevole di venire creduta, a meno che si possa dubitare di essa», mentre, la seconda la rende "colpevole" in quanto immeritevole divenire creduta, fintantoché non si disponga di ragioni per credere nella sua giustificazione». Contro queste e altre concezioni si esprime Paul Faulkner che pone pesantemente l'accento sulla necessità della fiducia quale componente essenziale e razionale, al fine di conferire forma alle conoscenze e alle credenze giustificate acquisite per via testimoniale. Benché non nuovo, il richiamo alla fiducia assume in Faulkner un rilievo senza precedenti, e tocca temi che, sviluppati in stretta relazione alla testimonianza, risultano di grande respiro e in Knowledge on Trust vengono fotografati sotto un’inedita angolazione. Basti pensare ai seguenti:
l'accuratezza, la cooperazione, l’evidenza osservativa, l'intenzionalita, la menzogna, la razionalità epistemica e quella pratica, la sincerità, lo stato di natura, la verità.
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Paul Faulkner, Knowledgé
0u Trust, Oxford University Press,
Oxford, pagg. 240