lunedì 1 ottobre 2012

Bruce Sterling

Venezia, 1995: "Non risolvete i problemi! Rischiereste di perdervi quel che succederà e sta succedendo..."


Punto primo: digitare un problema in un motore di ricerca, vedere se qualcun altro l’ha già risolto.

Punto secondo: scrivere del problema nel proprio blog e studiare il rizoma dei commenti.

Punto terzo: sintetizzare il problema in centoqu
aranta caratteri e metterlo su Twitter, vedendo se si riesce a ridurlo in quelle dimensioni e se ci sono delle risposte.

Punto quarto: liberare il problema come “open source”, fornire alcune istruzioni operative che diano conto dello stato della ricerca e vedere se la comunità riesce a farla progredire.

Punto quinto:- aprire un social network intitolandolo al problema e vedere se qualcuno gli si aggrega attorno.

Punto sesto – fare un video del problema, caricarlo su Youtube, vedere se si viralizza e se qualche convergenza dei media si aggrega intorno al problema.

Punto settimo: creare una “design fiction” fingendo che il problema sia già stato risolto. Creare alcuni gadget, applicazioni o prodotti che abbiano qualche attinenza con il problema e vedere se qualcuno li costruisce.

Punto ottavo: accentuare o complicare il problema con tattiche multimediali interventiste.

Nono e ultimo punto: trovare qualche bella illustrazione nella raccolta di Flickr Looking into thePast.

(Se a questo punto non si è colto ciò che intendo per atemporalità allora non posso essere d’aiuto.)


[Atemporalità per l’artista creativo
Bruce Sterling]