trascrizione 22-1
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la questione della nascitadi un sistema diciamo da un certo punto di vista originale rispetto al contesto europeo come quello fascista nella sua diciamo brutalità nella la sua idea totalizzante e totalitaria dell' individuo e anche dell' uso dei lavori violenza vedrete tra l' altro questi temi saranno evocati tra poco
Giuliano Procacci commentando invitava ad evitare la categoria della necessità o quella della fatalità e quella della casualitàle vie da seguire la via da seguire era invece l' individuazione di alcuni tratti fondamentali della società dello Stato italiano nel periodo prefascista e dello studio del modo in cui su questa base si è sviluppato il Complesso e niente affatto rideterminato intreccio della vita politica e sociale del nostro Paese negli anni che precedettero l' avvento del fascismo al potere quindi escludere queste tre categorie e fascismo era dunque da studiare non come sbocco inevitabile della storia d' Italia dell' Italia liberale ma si legava alla trasformazione alle trasformazioni messe in moto dalla grande guerra il conflitto aveva sì creato le condizioni per Roma soluzione autoritaria ma questa si era realizzata per le scelte dei diversi protagonisti nel quinquennio cruciale mille novecentodiciotto mille novecentoventidue diceva Procacci di quegli anniche si sarebbero chiusi con l' affermazione di un regime dittatoriale come quello fascista dai tratti profondamente originali nel contesto europeo a questa osservazione di Procaccici fa entrare nel merito l' invito non ha trovato dice l' autore sempre uguale fortuna la storia successiva specie quella legata alla cultura di sinistra ha spesso anche se non sempre ridotto il fascismo un mero strumento di repressione adottato dalla precedente classe dirigente in questo modo ha sottovalutato non solo la novità rappresentata dal fascismo ma anche le diverse opzioni che attraversarono il mondo politico liberale dinanzi alla crisi post bellicarecentemente Leonardo Rapone riflettendo sul classico un volume Nascitae avvento del fascismo di Angelo Tasca ha sottolineato come nel vivo dello scontro politico le sue analisi per altri emersi assai lucidela sua analisi si caratterizza sempre una visione focalizzata sulla crisi irrimediabile dell' ordinamento capitalistico borghese e sul restringimento del ventaglio delle scelte all' alternativa rivoluzione reazione rispetto a tale quadro dice invece l' autore vaporea sottolineato la necessità invece di tornare a guardare al terzo protagonista lo Stato il ceto politico tradizionale i centri di potere di influenza privati le cui scelte lungo l' intero arco del dopoguerra italiano furono determinanti per indirizzare la crisi verso il suo scioglimento fatale negli ultimi decenni scrive ancora scrive ancora a Bari dissegli avanzamenti la ricerca storiografica hanno insistito molto sul rapporto tra grande guerra e sviluppo e diffusione della violenza politica nel periodo posto belli con l' avvento del fascismo italianoè stato letto per molti versi dentro questo prisma legandolo alle culture di mobilitazione radicalein questo sensonate nel tempo della guerra si tratta di un aspetto importante che però va inserito all' interno degli sconvolgimenti politici e sociali che attraversavano l' Europa compresa la Spagna che pure era rimasta neutrale rispetto alla grande conflitto questo quadro devono essere collocate anche le aporie irrisoltedella classe dirigente liberale che pure uscirà vittorioso da un conflitto lungo ed impegnativo come ha ricordato Enzo Traversol' interazione tra élites tradizionali fascismo resta uno dei punti cruciali per leggere il Successo in taluni casi la sconfitta del fascismo rispetto alla conquista del potere qui si sta parlando il quale europeola guerra creo sicuramente un quadro nuovo all' interno del mondo conservatore con il sorgere non solo del fascismo ma anche di altri movimenti nazionalisti con legami diversificati con le vecchie élite al potere al contempo tuttavia proprio nel biennio mille novecento diciannove mille novecentoventi tutti i paesi europei salvo la russa sovietica si erano dotati di istituzioni rappresentativee ovunque si tenevano elezioni a suffragio universale maschile talvolta anche femminilecome ha notato Giuseppe Sabbatucci il UIL suo Nismo sembrava allora rappresentare l' annuncio e la garanzia da parte della maggiore potenza mondiale non solo di un avvenire nel segno della democrazia ma anche di una declinazione della democrazia in senso liberale e pluralistalibero scambisti e pacifista e sicuramente va be' il ritorno dell' inserzione dell' isolazionismo degli Stati Uniti fu una delle cause della crisi della democrazia liberale anche in Europa senza più l' ancoraggio statunitense in un tale quadro internazionale i nuovi regimi illiberali sì rivelarono fragili ma non tutti nello stesso modo nello stesso tempopoi altre considerazioni saltiamo l' idea che il successo del fascismo non fosse inevitabile che l' indubbio peso della mentalità di guerra potesse essere comunque contrastato è appunto una delle idee chi guidano questi chissà che andiamo allora a leggervi qualche passaggi già abbiamo appreso parecchio tempo- Tommaso Baris se che firma questa introduzione i governi liberalinell' Italia del primo dopoguerra un riesame critico questo il titolo scrive barista al termine della guarderà anteguerradalla sconfitta degli Imperi Centrali erano nati molti nuovi Stati europei che si definivano sin dalle loro Costituzioni nazionali democratici e repubblicani loro sistemi politici avevano come riferimento il classico liberalismo ottocentesco ma tentavano pure di soddisfare l' aspirazione popolare acuita dall' impatto della prima guerra mondialeha una tesi a una autentica democrazia sociale così definita tendenze che si presentava anche nel resto dell' Europa di quil' ambigua situazione della borghesia europea da un lato proiettata verso un ampliamento della democrazia ma dall' alto preoccupata di rivolgimenti radicali anche qui in senso genericosul modello di quello bolscevico la guerra aveva del resto portato la rivoluzione partiredalla Russia zarista si era aperto infatti un vero e proprio ciclo rivoluzionario percepito come una minaccia estremamente tangibile in tutta Europa ma in particolare proprio nell' aria centrale e orientalequi dalla dissoluzione dell' ex impero per il plurinazionali erano apparsi si stati nazionali dai confini però incerti con cospicue minoranze etniche attraversati da conflitti sociali che specie nelle campagne ma non solo si intrecciavano poi con il problema della nazionalità le convulsioni rivoluzionarie si intersecano con una forte mobilitazione di senso oppostoche vide spesso protagonisti ex ufficiali e soldati smobilitati tipo organizzarsi in gruppi paramilitari che agivano al di fuori della legalità statuale in questo senso la rabbia dei vintifu un importante motore della violenza controrivoluzionari quest' ultima fu animata da milizie volontarie corpi franchimobilitati spesso già dal mille novecentodiciassette per il ristabilimentodi un rigido ordine insieme politico sociale razzialedemocratizzazione spinte rivoluzionarie mobilitazioni contro rivoluzionari caratterizzarono quindi questo quadro europeo all' interno di quel processo di brutalizzata azioneDella politica richiamato per primo da George Mosse che aveva portato già durante il conflitto alla formazione di una inedita cultura della guerra quali sono gli elementi che debbono essere tenuti in considerazione quando si parla appunto della nascita del fascismo continuiamo a leggere nei paesi interessati dal conflitto si era realizzata infatti non solo una radicalizzazionedei combattenti impegnati al fronte ma anche della società civile mobilitata alle loro spalle e questo è un tema che piene spesso avvocato conduce sulla prima guerra mondiale coinvoltain un progressivo processo di disumanizzione del nemico esterno ma anche di quanti all' interno venivano accusati di esserne complicitale demonizzazione si intrecciava con la ripresa di stereotipi razziali e di genere funzionali e trasformare l' avversario in un nemico totale un mostro da distruggere per purificare il corpo della nazionearrivando sino all' esito soluzioni più estreme terminato il conflitto questo atteggiamento mentale maturato nel corso del conflitto si mantenne legandosi all' idea della battaglia dell' annientamento contro un nemico nuovo quello interno quello politicoAngelo Ventrone analizzato l' affermarsi unitaria di tale mentalità totalitaria che ibridando tradizioni dire se non stigmatizzava solo il classismo socialista ma rifiutava come inadeguata la modernità bellica la stessa tradizione liberale in quanto incentrata sui diritti dell' individuoqueste sono questioni che in qualche modo abbiamo anche risentito ultimamente con la bolla polarizzazione favorita dal conflitto già dal mille novecentosedici si diffondeva l' idea di una rigenerazione nazionale indispensabile per sconfiggere il nemico austro tedesco che doveva essere accompagnata da un controllo totale della societàquesta era la questa era da riorganizzare come blocco unitario a sostegno dei soldati che sacrificano la loro vita per una patria che doveva espungere non solo il conflitto sociale ma anche il pluralismo politico di qui lo sviluppo ancora guerra in corso di alcune forme embrionali di violenza contro gli avversari politici che prefiguravano ancora in modo vago confuso una volontà di cancellazione del nemico interno e appuntosi approfondiscono i tratti della società della realtà politica e sociale del nostro Paese di questo primo dopoguerra
all' indomani scrive infatti più avanti scrive Tommaso Baris più avanti all' indomani della conclusione del conflitto mondiale la classe dirigente italiana fu chiamata a confrontarsi anche con altre realtà e tra queste la definitiva acquisizione di una legittimazione presso le classi popolari attraverso il passaggio ad una democrazia sociale nei termini in cui abbiamo detto poco prima cioè tale trasformazione non si era realizzata nonostante la Consapevolezza ad esempio di Giolitti che la modernità industriale si portasse dietro inevitabilmente l' accoglimento di alcune istanze delle masse lavoratrice attraverso la mediazione di un movimento operaio organizzato in un articolo del mille novecentosessantanove Franco De Felice considerato considera considerava fallito già nella prima guerra mondiale il Progetto giolittiano che è stato riassunto brevementepur valutando diverse il più serio moderno tentativo riformista di tutto lo Stato liberale si pone tra l' altro stiamo sintetizzandoquello che in parte vi abbiamo letto cioè il tentativo poi di inquadrare in qualche modo queste istanze anche le istanze dei reduci ma anche delle masse operaie nelle zone urbane vedremo tra poco invece la questioneagraria e appunto con il tema del diritto sul lavoro il tema del riformismo che non tiene il passo rispetto a queste a queste e richieste più avanti infatti l' autore spiega il conflitto aveva imposto una riorganizzazione economicaprofonda coinvolgendo la classe lavoratrice che non solo aveva subito le conseguenze più pesanti in termini di vite perdute ma aveva visto mutare l' organizzazione del lavoro nel caso italiano spinta belli che aveva aiutato l' ascesa dell' industria pesantema anche imposto l' intervento diretto dello Stato nella produzione tale e crescita spesso non era sorretta da forme di riorganizzazione tecnicaavvenne poi in un quadro fortemente coercitivo quella vera quella economia di guerra leasing l' istituzionalizzazione dei rapporti di lavoroera un un cambiamento evidente per certi versi progressivo data la precedenza assenza di contratti scritti in molti impresa ci furono alcuni alcuni passi in avanti da questo punto di vista ma la militarizzazione della manodopera industriale fu molto pesante nel periodo bellico con la sospensione di tutte le conquistesindacale cominciare al diritto di sciopero orarie costumi in funzione dell' emergenza multe e licenziamento e per donne e ragazzi disciplina militare che luogo per gli uomini prigione process invio al frontei salari erano rimasti bloccati furono prorogati per legge ma il costo della vita nel mille novecentodiciassette era quasi raddoppiato rispetto all' anteguerranon restavano al loro allora che l' aumento delle ore lavorate il cottimo per non perdere potere d' acquisto la pressione sul mondo del lavoro fu quindi fortissimatanto che già nel mille novecentodiciassette diciotto ci furono proteste scioperi spontanei anche se è di forza non analoga a quelli molto simili per motivazioni che scoppiarono poi in Gran Bretagna in Francia e in Germania fenomeno quindi che non deve essere a lettosolo in termini italiani a partire da Berlino nel gennaio del diciotto per esempio in molte città tedesche scioperare unooltre quattrocento mila operai per chiedere una pace senza annessioni e conquisteal grido di pace Pane e libertà questa è una vocazione appunto di questa forma di pacifismo pacifismo torneremo in chiusura
non meno difficile però la situazione nelle campagne ecco veniamo alle campagne se si tiene conto della concreta realtà del mondo della Moro si comprende meglio estensione l' alibi sorella radicalità anche qui ricordiamo in termini generici della mobilitazione popolare del dopoguerra in questo pensò di certo la suggestione dell' ottobre sovietico che circolava molto appuntotra gli operai che si mobilità vano per le ragioni che abbiamo descritti in termini di scritte termini concrete poco farompeva in effetti l' ottobre sovietico l' attendismo deterministico della Seconda Internazionalee conto anche la nuova domanda di protagonismo del movimento operaio visti stava formando questa consapevolezza maturata da alcuni settori operai del proprio ruolo nella produzione di da cui la questione di una democrazia operaia estranea sia allora Movimento operaio realizzato andava appunto affermandosi tra le richieste alla fine della guerra biennio mille novecento diciannove e ventila classe dirigente liberale si trovò quindi ad agire tra spinte diverse dalla mentalità totalitaria di fronte al conflitto sociale sarebbe nata una mobili mobilitazione paramilitare che si richiamava alla vittoriain guerra dal mondo del lavoro si sarebbe sviluppata una estesa conflittualità sociale che toccava anche nuovi settori portato ad assumere toni e modi di lotta assai radicaliquesta attivazione oscillava tra richieste riformiste e suggestioni rivoluzionari ma nel complesso poneva la questione il coinvolgimento politico del lavoro nella direzione delpaese e poi appuntosi parladel con testo paradossalmente l' immagine primo dopoguerra di Roberto Vivarelliproposta a conclusione di una sua pluridecennale attività di ricerca tutta incentrata sulla contrapposizione tra sovversivi Isma' massimalistadevo invento socialiste la rispostafascista difesa della nazionesino a giustificare lo squadrismo per una sua presunta capacità selettiva nel colpire gli avversari finisce per non cogliere i nodi dice baristi di fondo con cui la classe dirigente liberale si dovette rapportare la guerra aumento infatti piuttosto che ridurre la frattura interna tra masse popolari classe dirigente e poi altre considerazioni sulla realtà di quella momento il risultato di una propostadi riformismo democratico purtroppo fu deludente come già vi abbiamo detto timido nelle questioni sociale molto preoccupato dell' incrinaturadella preminenza del vecchio mondo liberale e si parla per esempio delle propostedi riforma elettorale di quegli anni di quei momenti il saggio e molto profondi non molto lungo entra nel merito di queste questionima insomma mi pare chedi abbiamo dato l' essenziale ecco veniamo invece alla realtà nella mondo agrariorispetto al momento della grande crescita dei fasci di combattimento parliamo dell' autunno del ventunoi cinque si misura diciamo nello stesso periodo l' evoluzione dello scontro sociale nelle campagne questo fatto secondo Baris rappresenta un fattore crucialeper esempio nella mille novecentodiciannove fanno un piccolo passo indietro era stato l' anno della grande speranza per il mondo contadino sotto l' aspetto otto la spinta le promesse fatte negli annidi guerra gli ex affranti si erano mobilitati organizzandosi nelle leghe nelle cooperative rosse ma anche bianche o a politiche passando l' occupazione delle terre incolte o mal coltivate dalla di fondoper creare i braccianti che metterà di ci si mobilita del rinnovo dei contratti sia in termini salariali che di gestionedinanzi a questa spinta impetuosa la risposta liberale fu di nuovo modesta l' Opera nazionale combattentiistituita da miti per decretonel diciassette approvata nel gennaio diciannove si trasformò da ente volta all' assistenza e reduce soggetto promotore della trasformazione della proprietà affonda Fondiaria attraverso la concessione del rating terreni espropriati da colonizzare a cooperative di ex combattenti guidato da Antonio San Undone l' impostazione dell' ente voluto ad Alberto Beneduce poi come sapete ebbe un ruolo importante nel periodo successivo minava a modernizzare in senso efficienti sta all' agricoltura ma la sua azionepratica fu assai modesta solo trentatré mila ettari acquisiti e per lo più dopo il ventuno e questi sono dati che raccontano appunto della lentezzadella realtà delle istituzioni del periodo cosiddetto liberale rispetto alle trasformazionidi fondo anche nella frontecontadino fronte agrario che è per l' Italia di quell' epoca era davvero importante decisivo la possibile riforma della di fondo scrive ancora Bari essa ripresa al Governo Giolitti non passò poi in parlamento per la opposizione della stessa maggioranza liberale l' azione sindacale e anche qui il quadro appunto Complesso torniamo l' azione sindacale assunse per esempio al periodo del venti mila centoventi tratti assai violentiattraverso sabotaggi distruzione dei raccolti dei macchinari minacce tali aggressioni fisiche ai proprietari e e qui uniti e e avversari sindacali quindi un clima di violenza che è stato tante volte raccontato ma che va ha ribadito per comprendere appieno il il quadro di quell' epoca in virtù per esempio di questo di questo momento molto duro violento da parte di organizzazionidei lavoratori sia rivolti vola di nuovi accordi nel periodo del mille novecentoventi conclusisi di con coppa conclusisicon un apparente trionfo delle richieste sindacali per esempio nell' area padana col concessionialla questione della gestione della manodopera la vittoria però fu solo apparente perché a cui le fratture già esistenti detto il mondo contadinole cui aspirazioni non si identificavano soltanto con quelle di braccianti e mezzadri c' erano i fittavoli i piccoli possidenti che quanti ambivano a raggiungere una condizione di proprietà individuale della terra in un momento che appariva favorevole all' acquisto non trovarono impostazioni sindacale particolari Federterme a un sostegno alle loro domande e finendo per aderiresolo torto collo spesso per paura o costrizione all' associazionismo leghista quello Periodo naturalmentetali settori sarebbero poi stati principali alleati degli agrari dissi sia lancia a lasciarsi alle spalle ogni scrupolo legalitario dianzi alla convinzione introiettato di essere di fronte a uno scontro totale in cui si mirava a loro annientamento ancora le vocazioni di questi terminipoi il passaggio successivo lo spostamento appunto sintetizziamoil sostegno alla alla ai movimenti che andavano costituendo il primo fascismo è un quadro questo su cui torneremoanche nelle prossime puntate che ci racconta delle dinamiche e in atto sia dal punto di vista più concreto ma anche dal punto di vista ideale dei temi che erano rimasti in circolazione nell' opinione pubblica e della percezione Della élite politica e di quella momento di questa realtà ne parla appunto la rivista della Fondazione Gramsci studi storici il numero quattro che trovate in liberi e che riprenderemoin chiusura torniamo ancora una volta su Mondoperaio che Mondoperaio nella sua ultima pubblicazionedel due mila e ventidue il numero undici dodici qui abbiamo citato ampiamente questa rivista già la settimana scorsa questa volta vogliamo tornare su un tema che ci lega ancora al periodo della prima parte del Novecento ma che poi ci porta immediatamente nel contesto attuale e lo facciamo citandovi qualcosa di un intervento di un articolo di Giuliano Cazzola che ha questo titolo se la storia si ripete vediamo che cosa possiamo leggervi di questo di questo articolo allora si parladel mille novecentotrentotto in aperturascrive Cazzola Chamber Lenna torno in Inghilterra Terranova istone sventola OLAF dichiarazionefirmata da Hitlerdietro suo in incitamento c'è anche un video che si ritrova oggi su YouTube la lesse alla folla di notabili che egli sia s' era fatta incontro nel salutarlo mentre l' automobiletra il popolo prove plaudente usciva dalla riporto egli disse all' orda Halifax il ministro degli esteri che gli sedeva accantotutto ciò non dureràtrend Mesima dalla finestra e da un iscritte sventola ancora questo pezzo di carta prende questa informazione su questa dichiarazione naturalmente in privatodi Chamberlain
l' autore Cazzola se tenersene tante volte parlato da un libroimportante la storia della seconda guerra mondiale di Winston Churchill che si intrattiene a lungo sul mille novecento trentotto su quello che avvenne ai danni della Cecoslovacchia per esempiosono state la Cecoslovacchia scrive Cazzola disponesse di un esercito di un milione e mezzo di uomini protetto dalla più robusta linea di fortificazioni d' Europaed equipaggiato da un' industria dotata di un' organizzazione potente le potenze democratiche Francia e Gran Bretagna la invitava inviarono a non opporre resistenza alla brutale aggressionedi Hitler il trenta settembree la Cecoslovacchia si inchinano al di TAC di Monna cotanta premiato centotrentotto le autorità si limitarono a voler affermare dinanzi al mondole loro proteste contro una decisione a cui non avevano preso Pack più avanti Cazzola racconta Mussolini che prese parte alla al negoziato resa scrive e Cazzola di Monaco aveva descritto la situazione del dopoguerra in modo molto chiaro io non discorso a Trevisotenuto il ventuno settembre se oggi la ciotola che si trova in una situazione delicata ciò si deve al fatto che essa è uno Stato cerco Germano polacco magiaroRutelli o meno slovacco un problema che una volta affrontato va risolto in maniera totalee questa la dichiarazione di Mussolini veloce della del primo dopoguerra naturalmente la Grande Guerra infatti aveva scatenato sulle macerie degli Imperi Centraliil Demone del nazionalismo ve l' abbiamo raccontato anche con il saggio presidente che infiammava gran parte dei nuovi Stati istituiti avversa spesso con un tratto di penna sulla carta geografica altre valutazioni che poiportanoma l' autore a ricordare che Churchill acritico duramenteil patto di Monaco si soffermò a lungo su due aspetti controversi di quell' operazione politica di cui il governo del suo Paese fu il principale protagonistail grande statista dice Cazzola documenta in modo ha approfondito citando fonti che lo stato maggiore tedesco non condivideva il progetto del Führeril generale Ludwig Beck il capo di stato maggiore dell' esercito predispose presentò persino un memorandum in cui descriveva puntualmente le conseguenze di quell' operazione dopo l' annessione dell' Austriaavrebbe avuto nel preparare una catastrofe per il mondo Hitler neppure gli rispose così Back rassegnò le dimissionie costringendo Hitler a nominare un sostituto una persona di al del vada sì che il cedimento delle potenze democratiche mise in difficoltà l' opposizione dei militari e favori i disegni del Führer ricorda Cazzola Churchillcita poi la risposta che durante il processo di Norimberga diete il maresciallo Kai Tell alla domanda se Hitler nel trentotto avrebbe aggredito la Cecoslovacchia se Inghilterra e Franciane avessero appoggiato la resistenza e la risposta fu no certonon eravamo abbastanza forti militarmente lo scopo di Monaco era di estraniare la Russia guadagnare tempo e completare gli armamenti dei la storia della seconda guerra mondiale di questo è un certi si intrattiene appunto a lungo sul trentotto si rivelò un anno crucialeper gli eventi che seguirono la storia non si ripete mai dice giustamente Giuliano Cazzola