scaturisce dalla conoscenza della mistica di san Giovanni della Croce e di santa Teresa d’Avila, che sembrano i modelli su cui Maritain costruisce la sua comprensione della mistica.
Ma il Maritain filosofo donde sa l'inefficacia e la condizionatezza di questo desiderio? Come la deduce? Riconosciamo senz’altro che a partire da questi due mistici si puo affermare:
"Non è per conoscere che i santi contemplano. E' per amare" (21). Eppure dobbiamo osservare che la linea, sulla quale si demarca la differenza tra la metafisica e la mistica, è troppo accentuatamente rilevata come demarcazione conoscitiva: appunto, come già si e rilevato, come demarcazione tra conoscenza ed esperienza.
Ma Maritain stesso non manca di rilevare che esiste una conoscenza per connaturalità, che significa: « convenienza nella stessa natura» (536). Ma vorremmo chiedere a Maritain se si dia una conoscenza che non sia «per connaturalità»? Se, cioè,non si debba attribuire a ogni conoscenza una «connaturalità» con la cosa conosciuta? Con ciò non intendiamo disconoscere che si presentino diversi gradi, e anzi gradi essenzialmente diversi di «connaturalità»; intendiamo solo rilevare che si può dare una connaturalità metafisica, sulla quale il Nostro sembra essere reticente.Con ciò siamo alla seconda questione concernente il fatto che, con l’intento di stabilire una netta differenza tra conoscenza, su cui si edifica la metafisica, e connaturalità, che indica la forma peculiare dell’unione mistica di livello soprannaturale - connaturalità esperienziale -, Maritain si sia lasciato andare ad un eccesso in senso opposto: che, cioè, abbia accentuato la «miseria»della metafisica rispetto alla sua «grandezza».Riconsideriamo ancora una volta la sua presentazione del lavoro metafisico, del suo campo e dei suoi risultati. « i per sé il dominio metafisico è quello del terzo grado di astrazione, il mondo dell’essere in quanto essere e della pura immaterialità. ..pag.25