Dei modi di produzione che quasi non lo sono. La videorilevazione è lo sguardo cinico e distratto sugli avvenimenti: ti siedi sulla panchina e guardi. Lo zapping, una sorta di riflessione in camera di montaggio e post produzione: la possibilità di cambiare canale come e quando si voglia per avere la complessità degli avvenimenti, tutto il volume dei linguaggi - come direbbe Barthes - e insieme il dato frammentario.
Il passo successivo è rendere lo zapping in diretta e in tempo reale
in bus, in treno, al parco, in metropolitana, al bar gettiamo convulsamente (ne va della nostra efficacia cognitiva)
lo sguardo al giornale, al libro, per un attimo all’orologio, al vicino,
fuori dal finestrino, a scrutare discorsi o persone, particolari irrilevanti, minuzie,...
Una navigazione casuale in luoghi e situazioni.
La videoinchiesta di Chiambretti o la one-man-television di Giorgio Massacra, Linea Verde di Federico Fazzuoli, parlano da sè, nulla o quasi che si possa aggiungere;
attraverso il mezzo e il suo medium reale, l’Artista, "si prende all’amo l'intelligenza e la vivacità dei singoli"
quel che hanno da dirsi, forse quel che sono,....
Questi modi, per le caratteristiche stesse del Media (l’artista) e del Mezzo (la televisione) rendono al documento, all’opera, insomma, il dato di immediatezza
il qui e ora e alla TV il valore d’uso originario, iscritto nei suoi cromosomi.
Del resto risulta sempre più urgente, dice A.Abruzzese
(..) saper essere presente. Saper abitare questi nuovi territori di cui lo sviluppo tecnologico annuncia l’apertura.
(..) ne saranno sconvolti i vecchi uomini e le vecchie leggi dei linguaggi e dunque anche dell’agire. Non solo le sfere del lavoro,
del divertimento, dei rituali simbolici e narrativi, della partecipazione e del dissenso, della norma e della
devianza, saranno destrutturati, criticati,
ma anche i saperi, le discipline tradizionali, persino gli antichi statuti
- i soggetti ed i fini dell’esperienza artistica (..)
E’ curioso che
proprio nel momento in cui rivendica il bisogno della massima obiettività del dato
l'inchiesta audiovisiva
abbia bisogno del massimo di soggettività da cui partire, l’arte:
per giungere alla soggettvità obiettiva dei singoli.
E poi, il luogo.
Ha bisogno di un luogo che rappresenti una frattura, una crisi del vivere quotidiano
(ed ecco la Villa e il verde, il Museo, il Teatro....)
in cui cogliere il soggetto di fronte a se stesso:
in cui l’individuo si prende cura di se.
Dei modi di produzione, dunque, dei criteri per dar luogo a nuovi spazi di linguaggio.
Il passo successivo è rendere lo zapping in diretta e in tempo reale
in bus, in treno, al parco, in metropolitana, al bar gettiamo convulsamente (ne va della nostra efficacia cognitiva)
lo sguardo al giornale, al libro, per un attimo all’orologio, al vicino,
fuori dal finestrino, a scrutare discorsi o persone, particolari irrilevanti, minuzie,...
Una navigazione casuale in luoghi e situazioni.
La videoinchiesta di Chiambretti o la one-man-television di Giorgio Massacra, Linea Verde di Federico Fazzuoli, parlano da sè, nulla o quasi che si possa aggiungere;
attraverso il mezzo e il suo medium reale, l’Artista, "si prende all’amo l'intelligenza e la vivacità dei singoli"
quel che hanno da dirsi, forse quel che sono,....
Questi modi, per le caratteristiche stesse del Media (l’artista) e del Mezzo (la televisione) rendono al documento, all’opera, insomma, il dato di immediatezza
il qui e ora e alla TV il valore d’uso originario, iscritto nei suoi cromosomi.
Del resto risulta sempre più urgente, dice A.Abruzzese
(..) saper essere presente. Saper abitare questi nuovi territori di cui lo sviluppo tecnologico annuncia l’apertura.
(..) ne saranno sconvolti i vecchi uomini e le vecchie leggi dei linguaggi e dunque anche dell’agire. Non solo le sfere del lavoro,
del divertimento, dei rituali simbolici e narrativi, della partecipazione e del dissenso, della norma e della
devianza, saranno destrutturati, criticati,
ma anche i saperi, le discipline tradizionali, persino gli antichi statuti
- i soggetti ed i fini dell’esperienza artistica (..)
E’ curioso che
proprio nel momento in cui rivendica il bisogno della massima obiettività del dato
l'inchiesta audiovisiva
abbia bisogno del massimo di soggettività da cui partire, l’arte:
per giungere alla soggettvità obiettiva dei singoli.
E poi, il luogo.
Ha bisogno di un luogo che rappresenti una frattura, una crisi del vivere quotidiano
(ed ecco la Villa e il verde, il Museo, il Teatro....)
in cui cogliere il soggetto di fronte a se stesso:
in cui l’individuo si prende cura di se.
Dei modi di produzione, dunque, dei criteri per dar luogo a nuovi spazi di linguaggio.