Stand hop hop
Stand Stando
nell'Università più puntualmente, anche come
insegnante, in questi anni d'inizio del secolo zero, ho avuto
modo d'osservare più da vicino, intanto un buon campione dei nati
negli anni '80 avanti secolo (circa 11 milioni di individui in tutto)
– ma di questo diremo più oltre. I giovani studenti sono un buon
punto di osservazione per vedere oltre; cosiddetti digitali,
nell'università mettono in evidenza l'assoluta estraneità degli
adulti-docenti al mondo delle tecnologie, che sono poi in sostanza
tecnologie della conoscenza, quindi marcano l'estraneità dei loro
insegnanti, e delle loro ricerche, al mondo tout court. Già
perchè i ricercatori docenti del mondo accademico in Italia hanno
solo marginalmente contatto con la ricerca nel mondo, dalla quale
essi non dipendono e che fa a meno di loro senza particolari patemi.
Essi
sono i famosi bravi a scuola, se vogliamo capirci in modo
spiccio. Altri che per necessità vi passano attraverso vanno a
cercarsi gloria e favori altrove, picchiando duro ed essendo pestati
a dovere a loro volta. Queste anime candide invece prendono solo le
sculacciate dai loro padri-padroni, magari con sguardi furenti, ma
spesso con occhi bassi di sdegno. E' curioso come la loro bravura si
riproduca con cooptazioni interne ed esterne, ma questo attiene a
depravazioni del gusto che non oso indagare. Nelle culture
anglosassoni i ricercatori delle università hanno una permanenza
media di due anni nel ruolo, vale a dire che accanto ai pochi che
danno continuità al sistema accademico, vi è una gran maggioranza
che fluisce e rifluisce nelle varie articolazione della società che
produce intorno.