nel 1921 diveniva titolare della cattedra di meccanica razionale presso l'accademia militare di Torino, ricoperta poi fino al 1940. Negli anni dal 1918 al 1926 dedicò una dozzina di pubblicazioni al secondo problema balistico, cioè alla rotazione dei proietti, generalmente non affrontato, dagli studiosi italiani, che si preoccupavano soprattutto del moto di traslazione (gli ultimi studi italiani sull'argomento della derivazione, effettuati da S. Robert, risalivano, infatti, al 1870 circa).
Di fronte a Gobetti, che proclama doversi opporre al fascismo trasformistico e corruttore una negazione "d'istinto" e un franco "noviziato di disperazione eroica", il B. osserva che "solo le animule sentono corruttore il compromesso" e "solo i deboli si corazzano con l'intransigenza", invitava a non temere una dittatura "virile" come quella mussoliniana. Nel suo "andare senza pregiudizi incontro alle' forze che la vita esprime in libertà", nel diffidare delle "minoranze liberali" che sono sempre "contro i governi forti, contro l'arte di governo che è quel che deve essere", nel dire che "l'eticità dei Capi è non tentare la Repubblica di Platone o di Plutarco", ma essere "seri", immedesimarsi con la politica, porre a norma delle azioni il vantaggio dello Stato, "servirlo", non si accampa soltanto - come voleva Gobetti - un "missirolismo capovolto per giustificare interessi e modi d'agire reazionari", un'incomprensione radicale del "senso tutto moderno dei partiti" e l'incapacità di cogliere "l'importanza che ha per la politica la partecipazione di nuove masse" (una volta ammessa la differenza che intercorre "tra uno Stato di straccioni che cercano impiego e uno Stato in cui abbiano il loro peso le esigenze della produzione"). [ivi]