mercoledì 13 marzo 2013

InterBox

Dipingere e' il mestiere di un cieco. Egli non
dipinge cio' che vede, ma cio' che pensa, cosa
dice a se stesso su cio' che ha visto.[Picasso]
14_04_1997 20:01
note su InterBox
 un sistema di comunicazione che simula una emittente
telematica.



[::] cia della parola che sembrava destinata a perdersi al mondo, sprofondando negli abissi dell'interiorità.

Anch'egli era cresciuto, al pari di Yeats, di Joyce ,di Pound, nel miraggio di una bellezza privata, modellata con un linguaggio privato.  Aveva ripercorso con i primi tentativi giovanili, solo in piccola parte raccolti nei Poems (1909), gli intinerari estatici del Romanticismo, prendendo a modello in primo luogo il piú struggente assertore di una sensibilità divisa, John Keats.  Ma se lo studio della medicina non scalfì nemmeno il mondo intimo del poeta romantico, per il giovane Williams, già predisposto dalla situazione, dalle letture di classici, dal complesso fascino di Whitman,  e sensibile alla provocazione della nuova scienza contro ogni sistema di valori astratti, significò una vera rivoluzione copernicana, dove il mondo eluso riprendeva tutta la sua solidità e il suo peso.

Immerso nel suo problema immediato, Williams aveva raccolto confusamente, e senza troppa convinzione, i tentativi di giovani amici di trovare all'altro capo dell'abisso il terreno solido per la nuova costruzione di poesia.  Specialmente l'amicizia di Pound, le letture che questi gli imponeva, l'insistenza sulla tecnica della parola e del verso, furono per Williams la rivelazione di un mestiere, dell'arte della poesia, di cui i poeti del tempo sembravano aver perso il senso.  Tale apprentissage, culminò con l'avventura imagista, interrotta dopo breve tempo, contemporaneamente, da Pound e da Williams quando i limiti della poetica si rivelarono ovviamente troppo angusti per l'immaginazione storica di Pound e per l'ossessiva necessità del mondo di Williams, e degenerarono nei lindi giardini domestici di Amy Lowell.  Ma l'Imagismo aveva offerto a Williams una sede, sia pure provvisoria, adatta alla scoperta della linea ferma degli oggetti, alla povertà della sua sintassi, alla secchezza nervosa dei suoi versetti, alla opacità (tanto apprezzata in lui dall'amico Pound) della sua visione.  Era appunto quell'opacità, quel recupero [::]