mercoledì 28 marzo 2012
sabato 24 marzo 2012
ruling forms of thought
Mi ha accusato di "abissificare" e "catastrofizzare" -
abyssifying, catastropbizing. Abbiamo un debole, in America,
per questo. In parte, si é sempre trattato di spettacolarismo d’al-
ta classe. Siamo stati assuefatti, per generazioni, agli "effetti
speciali" di Cecil B. De Mille: il Segno della Croce, martiri cri- `
stiani sbranati dalle fiere, la disrruzione di Sodoma, gli ultimi
giorni di Pompei. Queste povere finzioni, tuttavia, sono un di-
vertimento pericoloso. Poiché questa è l’epoca in cui le Nazioni
si disfano. E' tutto vero. Ora, Spangler fa notare che si comincia
dall’abisso e si finisce con jones di jonestown, dove la morte
si mescola con gli "effetti speciali". Ma non credo di essermi
messo a fare l’istrione. Non intendevo, io, dimostrare o fare
rimostranze, perorare cause o profetare. Di sicuro non intendevo
atteggiarmi a portavoce dei sofferenti. Ma, forse, l’accusa più
grave di Spangler, contro di me, e che io mi sono macchiato di
"poesia". E non so, esattamente, cosa ribattere, a questo. Lui
stesso era molto amante della poesia, da ragazzo. Adesso invece
è un portavoce, lui, e i poeti non sono mai stati veramente amati
in America. Benjamin Franklin diceva: meglio un bravo maestro
di scuola che venti poeti. Ecco perché, quando c’è più bisogno di
fantasia, di immaginazione, noi abbiamo soltanto degli "effetti
speciali" e istrionismo. Ma, per uno come me, la vera tentazione
di "abissificare" consiste nella speranza che il metodo degli
"ultimi giorni" possa risultare liberatorio, possa indurci a riesa-
minare tutto in profondità, con fervore. In questi ultimi giorni
abbiamo il diritto, e persino il dovere, di purgare la nostra
mente. Nel generale indebolimento dell’autorità, si attenua anche
l’autorevolezza delle forme sovrane di pensiero — ruling forms of
thought — quelle forme che tanto hanno fatto per portarci alla
disperazione e precipitarci nell’abisso. Non occorre che io faccia
piu caso a esse. Per la scienza non puo esservi né il bene né il
male. Ma io, personalmente, penso al vizio, penso alla virtù.
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martedì 20 marzo 2012
tragedie della mascolinità
Una
delle tragedie della mascolinità contemporanea è l'incomunicabilità tra
generazioni diverse di uomini. I ventenni non parlano con i trentenni, i
sessantenni con i quarantenni e via dicendo,nessuno fa tesoro dei
fallimenti e dei tentativi, dei balbettii e delle gioie acquisite. Si
parla sì di molte cose tra uomini, ma molto poco di cosa si tratta
quando è in gioco il desiderio, il suo esprimersi, il suo nascondersi,
il suo ritrarsi. Non che gli uomini debbano fare dei gruppi di
autocoscienza, perchè "medicalizzare" il desiderio trasformandolo in
problema di cui parlare fa smarrire la vera "terapia del desiderio", che
è il modo di non esserne travolti, ma quello di riuscire a fare
sull'onda che trascina un po' di difficile divertente surf.
lunedì 5 marzo 2012
un sapere infelice troppo certo
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