sabato 6 novembre 2010

Automat


Giaci distesa sulla spiaggia deserta della mia vita. Parlo - per capirci -
di quella piccola baia che si apre inaspettata tra il prima di te e
il dopo di te, cui un mare non sempre benevolo lambisce la riva che scompare
e riappare tra i flussi delle maree.

Giaci distesa sulla spiaggia deserta del mio desiderio.
Sai? quello squarcio che - abbacinante per la tua nudità - appare improvviso
sulla roccia ottusa che strapiomba sul mare tormentato dei miei giorni.

L'onda della risacca tenta invano le tue ginocchia caparbie e i tuoi
artigli di belva mansueta graffiano senza fretta le mie braccia che tremano,
memori del dolore per tutti giorni che non ti hanno avuta.

Mi vuoi? domanda il mio sguardo disperato al tuo, che severo e lontano
scruta altri orizzonti, solo a te noti.
Una silenziosa umidità ci avvolge.
Mi ami, allora? la mia speranza preme sulle tue labbra che si schiudono
senza che escano parole.

Vuoi amarmi? lascio colare lentamente il fuoco dei miei ardenti
lamenti nelle tue orecchie - sorde! -
i cui teneri lobi stringo fra i miei denti aguzzi.
Che brucino, finalmente!

Potrai amarmi senza che per ciò io debba morire? - grido, dunque.
Ma nessuna risposta giunge dalle tue mani che indifferenti giocano
con le piccole onde tiepide della sera.